La Corte Suprema Usa dice no al piano dell'amministrazione del presidente George W. Bush sulle politiche ambientali: per la prima volta l'Alta Corte, con una decisione di 5 giudici contro 4, chiede la revisione del Clean Air Act (la legge sull'inquinamento peraltro in vigore da tempo), riconoscendo in modo implicito che i gas di scarico delle auto contribuiscono a determinare l'effetto serra.
A finire nel mirino, con la conseguente bocciatura, sono le regole sulle emissioni di gas dannosi per l'atmosfera prodotte dalle automobili: la Corte Suprema ha ordinato una revisione del Clean Air Act, ritenendo che la Environmental Protection Agency (Epa, l'agenzia federale sulle politiche ambientali) abbia tutte le competenze di regolamentare le emissioni di biossido di carbonio e di altri gas dannosi responsabili dell'effetto serra.
Secondo la sentenza, infatti, l'Epa è competente sul settore perché le auto sono da considerarsi a tutti gli effetti tra i fattori inquinanti dell'atmosfera e, quindi, responsabili dell'effetto serra. «Non ci sono elementi validi per poter dire il contrario», si legge nel provvedimento in merito al ruolo dell'Agenzia.
Per le 13 associazioni ambientaliste che hanno avviato il ricorso si tratta di una vera e propria vittoria, visto che hanno promosso la causa contro l'Epa con il sostegno di 11 Stati, il Connecticut in testa. L'azione era stata decisa di fronte all'inerzia dell'amministrazione Usa sulla crescente preoccupazione delle temperature globali, che come ribadito anche da un recente rapporto delle Nazioni Unite, hanno uno stretto legame con l'attività umana e i gas inquinanti che finiscono nell'atmosfera.
A questo punto sembra cadere la politica ambientale del presidente Bush che, aggrappandosi al Clean Air Act, si è sempre rifiutato di imporre limiti alle emissioni, formalmente perché non aveva poteri, ma nella sostanza rilevando che qualsiasi imposizione avrebbe avuto conseguenze negative per l'economia e il mercato del lavoro. «Finora, la condotta dell'Agenzia per l'ambiente è stata arbitraria, ingiustificata e contro la legge», sottolinea nel suo parere il giudice John Paul Stevens.
Il caso, come ribadito anche dal New York Times, rappresenta una pietra miliare in materia di ambiente, con un responso destinato a causare una rivoluzione per gli esperti, dato che rappresenta la prima decisione sul riscaldamento globale.
La sentenza non delinea naturalmente l'ambito di manovra e gli indirizzi per l'Epa: «Noi - dice Stevens - osserviamo solo che l'Epa debba decidere di muoversi o meno solo in base al proprio statuto». Dalla Corte Suprema giunge quindi un invito a un maggiore interventismo sulle politiche ambientali, quanto a Bush, e un indiretto plauso ad altre misure quali, ad esempio, il piano del governatore della California Arnold Schwarzenegger, in attesa del via libera dell'Epa.