Nella società moderna quando si esce dal sistema produttivo e si va in pensione l'individuo perde ruolo. Ma invecchiare non significa smettere di vivere o smettere di avere diritti.
A questo proposito l'Auser ha elaborato una proposta sull'Invecchiamento Attivo che sottopone alle Istituzioni e al Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, in un Convegno nazionale che si terrà a Roma mercoledì 4 aprile presso la biblioteca del Cnel in viale David Lubin 2, a partire dalle ore 9,30.Oggi in Italia gli over 60 sono quasi 16 milioni e per molti di loro essere usciti dal circuito del lavoro e dalla cosiddetta "vita attiva", ha significato vivere un disagio profondo spesso accompagnato da ansia e depressione e da un senso di inutilità ed esclusione.
Ci si trova davanti ad una nuova stagione della vita che va riprogettata. E le persone non vanno lasciate da sole ad affrontare questa sfida. Gli anziani dispongono di due risorse preziosissime che non vanno dissipate: il tempo e le competenze acquisite nell'arco di una vita che possono essere reimmesse e valorizzate nella società, attraverso adeguate politiche di Invecchiamento Attivo.
Fra le proposte avanzate dall'Auser, un percorso di "educazione al pensionamento" da iniziare nei luoghi di lavoro coinvolgendo i lavoratori prossimi alla pensione e forme di sostegno psicologico e informativo. Ma anche l'associazionismo degli anziani, la pratica della solidarietà, l'educazione permanente, andrebbero favoriti perché producono benessere, consapevolezza, e aiutano i cittadini anziani a contrastare l'emarginazione.
"L'invecchiamento attivo - sottolinea la presidente Maria Guidotti- non è retaggio di pochi, va visto nei suoi vari aspetti culturali, sociali, economici attraverso politiche integrate a garanzia del reddito, della salute, della socialità, dell'abitare, della sicurezza. La sfida che lanciamo è di sconfiggere un'idea della vecchiaia vista come una malattia, che considera i vecchi tutti uguali, chiusi in se stessi, considerati un peso, un costo, un'emergenza".
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