Da tre giorni la nave 'Esperanza' di Greenpeace, la stessa che poche settimane fa ha assistito la baleniera giapponese Nishin Maru colpita da un incendio nell'Oceano Antartico, e' ancorata in mare aperto perche' non gli e' consentito l'accesso al porto di Yokohama.

Lo rende noto l'organizzazione ambientalista, secondo cui il Giappone 'non vuole Greenpeace nei suoi porti'.Greenpeace sta infatti cercando di concludere le necessarie formalita' doganali, ma 'i sindacati portuali - spiega Alessandro Gianni , responsabile della campagna Mare di Greenpeace - ci accusano di attivita' terroristica, confondendoci con Sea Sheperd, un'organizzazione radicale che impiega metodi violenti, condannati invece da Greenpeace, che ha messo la non violenza alla base della sua azione'.

Oggi, riferisce Greenpeace, 'il mare e' a forza 8 e la guardia costiera giapponese sta cooperando con l'organizzazione ambientalista per consentire l'ingresso in porto, ma le autorita' portuali di Yokohama ora sostengono che solo le navi passeggere possono attraccare'.

'La verita' afferma Gianni e' che vogliono impedirci di parlare ai giapponesi e di rivelare loro che sono stati truffati: dopo 18 anni di caccia 'scientifica' pagata con i soldi pubblici': Nonostante questo sia costato la vita di settemila balene, secondo Greenpeace 'non c'e' nessun risultato se non i magazzini pieni di carne di balena invenduta'.

Inoltre, riferiscono gli ambientalisti, un recente sondaggio ha svelato che il 92% dei giapponesi ignora quel che succede davvero in Antartide e oltre i due terzi di quelli che lo sanno sono contrari alla caccia baleniera.

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