Con il rientro di 400 mila profughi angolani si è concluso il più imponente programma di rimpatrio mai realizzato dell'UNHCR.
"Abbiamo scritto una pagina importante nella storia del nostro paese" dice il governo di Luanda.Quasi 410 mila rifugiati angolani sono finalmente rientrati in patria, dopo la fine, nel 2002, della trentennale guerra civile che ha causato più di 300 mila vittime.
Il governo angolano e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), hanno decretato ufficialmente il 23 marzo scorso la fine del programma congiunto per il rientro dei profughi; António Guterres, commissario dell'UNHCR, lo ha definito come "l'evento di maggior successo nel recente passato dell'Angola, non solo per i suoi abitanti ma per l'intera comunità internazionale".
I festeggiamenti nel paese sono iniziati nel weekend e continueranno tutta la settimana, in questi giorni Guterres incontrerà vari esponenti politici angolani e i rappresentanti dei paesi donatori che hanno finanziato il programma di rimpatrio, per verificarne i risultati e per pianificare i prossimi passi verso la reintegrazione e l'assistenza dei profughi.
Durante la guerra civile quasi 457 mila rifugiati si erano trasferiti nei paesi confinanti, il programma di rientro ha visto infatti la collaborazione soprattutto dei governi di Zambia e Repubblica Democratica del Congo, dove si trovavano la maggior parte dei rifugiati. Gruppi meno consistenti di angolani sono rimpatriati da Namibia, Repubblica del Congo, Botswana e Sudafrica.
Il programma di rientro è durato più di 3 anni; non solo operazioni di rimpatrio, ma anche di assistenza ai rifugiati, sia di quelli tornati a casa con l'aiuto delle organizzazioni umanitarie, sia di quelli rientrati in Angola con i propri mezzi.
Con il rientro è nata anche l'esigenza di mettere da subito le basi per una reintegrazione sostenibile: nelle aree di ritorno sono stati costruiti o riabilitati centri medici, scuole, edifici per insegnanti. Ong e organizzazioni internazionali hanno inoltre dato il via a progetti di microcredito per far ripartire l'economia del paese, progetti di cui hanno beneficiato finora oltre 10mila persone.
Sono ancora molte però le sfide che dovrà affrontare l'Angola, a partire dal fatto che la maggior dei profughi si sono sistemati in province non ancora interessate dal processo di sviluppo del paese: Uije, Cabinda, Zaïre (nord), Lunda-Norte, Moxico (est), Kuando-Kubango e Cunene (sud).
Zone dove la maggioranza della popolazione vive ancora nella povertà, nonostante l'Angola sia la seconda potenza petrolifera del continente. Favorire la reintegrazione vorrà quindi dire implicitamente dare un forte impulso allo sviluppo di queste regioni: questa, secondo Guterres, deve quindi essere la priorità del governo di Luanda