Sono sempre più numerose le regioni nel mondo che soffrono per la mancanza cronica d'acqua, ma in altrettante le zone, pur essendo presenti grandi risorse idriche, gli abitanti non possono usufruire di acqua potabile a causa dell'inquinamento delle falde acquifere.
Quello che l'Onu indica come coefficiente minimo giornaliero d'acqua per una persona, che va dai 20 ai 50 litri, necessari a bere, cucinare e lavarsi, sembra essere un'utopia per circa 1,1 miliardi di persone. Altri 2,6 miliardi non dispongono di servizi igienici adeguati.
Durante la Giornata Mondiale dell'Acqua, che si svolge oggi, Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dell'infanzia, evidenzia come la scarsità d'acqua potabile abbia pesanti ricadute sui bambini, compromettendo alcuni dei loro diritti fondamentali: quello alla salute, all'educazione, alla non discriminazione di genere.
A ben un quinto delle bambine e dei bambini del mondo manca l'acqua. Nell'Africa Orientale, un bambino ogni 15 secondi muore per il mancato accesso all'acqua potabile, soprattutto nei primi 5 anni di vita. In Somalia, in cui il 71% della popolazione non ha accesso all'acqua potabile, 1 bambino su 7 muore prima di aver compiuto un anno.
Ogni anno, sempre in Africa, sono approssimativamente 443 milioni i giorni di scuola persi da bambini e bambine, poiché si spostano di frequente con le famiglie a causa della mancanza d'acqua o perchè sono costretti a saltare le lezioni per accompagnare il bestiame ad abbeverarsi. Ogni giorno le bambine africane percorrono circa 6 km per approvvigionarsi d'acqua, trasportandola poi in contenitori dal peso di circa 20 chili, con conseguenti danni alla spina dorsale e al bacino.
In periodi di particolare siccità, in Kenya, aumentano anche i matrimoni di bambine, che spesso non hanno più di 10 anni e vengono date in moglie in cambio di cibo e acqua.
La scarsità d'acqua, tema centrale della giornata indicato dall'Onu quest'anno per la giornata mondiale che si celebra oggi può essere intesa sia in termini assoluti, come mancanza totale, sia in termini relativi, come difficoltà d'accesso a risorse idriche sicure. Sono numerosi i Paesi nei quali, pur non essendoci problemi di siccità la popolazione non può usufruire di acqua potabile.
Tra di essi alcune aree sudamericane, come quelle boliviane, o Paesi asiatici come il Nepal. Il Nepal è uno dei paesi più poveri del mondo: il 42% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e di questa percentuale, il 17% è in uno stato di povertà estrema.
Il tasso di mortalità infantile è del 91 x mille e ben il 28 % della popolazione non ha alcun accesso alle strutture igieniche. Il problema più grave, inoltre, è rappresentato dalla presenza di arsenico nelle falde acquifere, dove in alcuni distretti arriva fino al doppio del livello massimo consentito. È quanto avviene a Kailali, uno dei cinque distretti in cui Save the Children realizzerà il proprio progetto "Acqua, Salute e Igiene per i bambini del Nepal".