"Un nuovo e formale impegno al Governo in tema di diritti degli animali: ora dalle parole si passi ai fatti".

Con questa dichiarazione il Presidente della LAV Gianluca Felicetti commenta la mozione 1-00076 - prima firmataria la Sen. Loredana De Petris insieme al gruppo Verdi-Comunisti Italiani/Insieme per l'Unione -, approvata oggi dal Senato della Repubblica nel corso della discussione su alcune mozioni in materia di politica ambientale, che impegna il Governo:

- ad attuare la Raccomandazione n.1776 del Comitato permanente del Consiglio d'Europa (approvata il 17 novembre 2006), per il divieto di importazione e commercializzazione dei prodotti derivanti dalla caccia alle foche";

- a definire una strategia nazionale di attuazione del «Programma d'azione comunitario per la protezione e il benessere degli animali 2006-2010» della Commissione UE che preveda, fra l'altro: un Piano per lo sviluppo e l'utilizzo di standard/più elevati per gli animali negli allevamenti; un programma di rafforzamento del Centro di referenza Nazionale per il benessere degli animali";

- a garantire il rispetto della normativa in materia di tutela della biodiversità e della fauna selvatica;- a farsi promotore di una nuova normativa in tema di sperimentazione animale e di sviluppo dei metodi sostitutivi ai test eseguiti su animali.

"Questa mozione è il primo risultato concreto della mobilitazione della LAV in vista della revisione della Direttiva UE 86/609 sulla sperimentazione animale, che sabato 24 e domenica 25 marzo ci vedrà presenti in 350 piazze d'Italia per raccogliere firme a sostegno delle nostre proposte per l'utilizzo e lo sviluppo di metodi sostitutivi alla sperimentazione animale, per una ricerca efficace e per salvare subito 300 mila animali", dichiara il Presidente della LAV Gianluca Felicetti.

"Una mozione importante anche perché approvata alla vigilia dell'apertura di una nuova, sanguinaria stagione di caccia alle foche in Canada, dove solo nel 2006 sono state orribilmente uccise almeno 325 mila foche, il 95% delle quali aveva meno di tre mesi di età ed erano quindi a tutti gli effetti dei "cuccioli" dal momento che le foche possono raggiungere i 30 anni di vita" - dichiara Roberto Bennati, Vicepresidente della LAV".

"I numerosi atti istituzionali approvati nei mesi più recenti, a livello europeo e nazionale, in favore del bando dell'importazione e commercializzazione di pelli e altri prodotti di foca sono l'inequivocabile prova della convinta volontà collettiva di mettere fine, per sempre, a questo mercato di morte: ora il nostro Governo non deve perdere l'occasione di realizzare una storica riforma trasformando il Decreto Interministeriale del 2006, che ha di fatto reso impossibile l'importazione delle pelli e derivati di foca nel nostro Paese, in una legge di divieto con sanzioni".

La LAV ricorda le più recenti iniziative politiche nazionali e internazionali di condanna della caccia alle foche:

- Aprile 2006: approvato il Decreto Interministeriale del Ministero delle Attività Produttive e del Tesoro (aprile 2006), che ha di fatto reso impossibile in Italia l'importazione delle pelli e derivati di foca nel nostro Paese.

- Settembre 2006: il Parlamento UE ha approvato una dichiarazione scritta che chiede alla Commissione UE di predisporre una proposta di normativa per vietare la commercializzazione e l'importazione di prodotti derivanti dalla caccia commerciale alle foche. Con oltre 400 firme raccolte, è una delle dichiarazioni scritte più firmate nella storia delle Istituzioni europee.

- Novembre 2006: il Consiglio d'Europa ha approvato la storica Risoluzione n.1776 di condanna della caccia alle foche.- 2006: il Parlamento tedesco ha votato all'unanimità una Risoluzione che chiede al Governo di adottare un primo divieto d'importazione di questi prodotti, in attesa di un bando dell'UE.

- Stati Uniti e Messico hanno bandito l'importazione di pelli di foca rispettivamente nel 1972 e nel 2006.

- 25 Gennaio 2007: il Parlamento belga ha votato all'unanimità il bando totale alle importazioni di prodotti derivati dalle foche. Il Belgio è quindi il primo Paese Europeo a chiudere definitivamente le frontiere al commercio di tali prodotti, inviando così un importante messaggio al Governo canadese.

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