"Le conseguenze dell'innalzamento delle temperature sono già una tragica realtà in molti Paesi del Sud del mondo, e l'Onu conferma ora che il mutamento climatico avrà effetti devastanti molto prima di quanto si creda".
Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, commenta così le anticipazioni sulla seconda parte del rapporto dell'IPCC, che verrà reso noto il prossimo 6 aprile a Bruxelles, frutto del lavoro del secondo gruppo di esperti sugli effetti del cambiamento climatico.
"Dopo aver affermato che non esistono più margini di dubbio sul riscaldamento globale e sulle responsabilità umane legate a questo fenomeno, il secondo gruppo di lavoro dell'IPCC lancia ora un allarme inquietante sugli impatti presenti e futuri del mutamento climatico - continua il presidente di Legambiente -.
E non occorre spostarsi per forza nel continente africano, quello più martoriato dalla desertificazione e dalla siccità, per coglierne i segni. Anche l'Italia, che si trova ai margini meridionali della zona temperata, è uno dei più colpiti dalla rottura degli equilibri climatici. Negli ultimi vent'anni le temperature medie in Italia sono cresciute di 0,4 °C al Nord e di 0,7 °C al Sud; s'insediano a ritmo crescente animali e piante tropicali che attaccano la nostra biodiversità, si intensificano alluvioni e siccità e compaiono le prime aree semi-desertiche".
"Non c'è tempo da perdere - aggiunge Della Seta - ognuno deve fare la sua parte per ridurre le emissioni climalteranti e tutelare gli equilibri di vita sul nostro pianeta. Il 4 maggio a Bangkok il terzo gruppo di lavoro dell'IPCC presenterà le proprie conclusioni sulle modalità e gli strumenti per affrontare il problema clima, possiamo dire già da ora che la riduzione dei consumi di petrolio e di carbone, il risparmio energetico e il potenziamento delle energie pulite sono senz'altro la prima strada da seguire per invertire questa pericolosa corsa all'autodistruzione".