Dalle colonne del quotidiano francese "Le mondo diplomatique" arriva un'indagine sul sistema di protezione dell'infanzia in Romania, che ripercorre le tappe più significative nel processo di cambiamento del sistema negli ultimi anni.
All'inizio degli anni '90, subito dopo la caduta del regime Ceausescu, si stimava che circa 100.000 bambini riempissero gli istituti pubblici, unica forma di protezione per minori in stato di abbandono in quegli anni. Come è noto, dati i precedenti casi di traffici di bambini dalla Romania verso paesi stranieri, particolarmente diffusi nel periodo di Ceasescu, il governo rumeno ha realizzato una legge per adeguare il paese agli standard europei in tema di diritti dei minori. Il risultato è stato la legge n. 273 sulla protezione del minore, in vigore dal 2005, che si è subito rivelata, di fatto, come una chiusura totale alle adozioni internazionali, già sospese da Bucarest nel 2001 con una moratoria. Oggi si stima vi siano 27.000 bambini che vivono negli istituti, su un totale di 76.000 che beneficiano di misure di protezione sociale dello Stato. Tuttavia emerge che i bambini rom o disabili sotto protezione sociale sono, in gran parte, vittime della discriminazione e difficilmente adottabili dalle famiglie romene.

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