Troppo silenzio dei media nazionali. Per questo hanno deciso di lanciare un appello alla comunità internazionale. Per richiamare l'attenzione sulla catastrofe ambientale e sanitaria che la gestione dei rifiuti in Campania, la rete di comitati civici campani ha scelto la sede dell'Associazione della Stampa Estera, a Roma.
«Abbiamo pensato che se riusciamo a portare la questione a livello internazionale forse ne parleranno. Dal momento che quando la stampa estera si occupa di queste vicende vengono riprese anche in Italia», ha spiegato padre Zanotelli, fondatore un anno fa del Comitato allarme rifiuti tossici. Guidati dal Comitato, dall'Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia e dall'Osservatorio per le politiche ambientali e territoriali, le organizzazioni dei cittadini hanno chiesto ai media stranieri di dare loro quegli spazi che da mesi si vedono negare a livello locale e nazionale.
«A un anno dalla nascita del Comitato - ha aggiunto Alex Zanotelli - non siamo riusciti ad arrivare da nessuna parte. Né amministratori né politici ci vogliono ricevere». Nelle zone coinvolte gli alti tassi di inquinamento causati dalla "gestione" dei rifiuti si traducono in alti tassi di incidenza di malattie tumorali. «Noi ci siamo chiamati Comitato Allarme Rifiuti Tossici - ha dichiarato la portavoce Fabiana Barbati - proprio per sollevare l'inganno che c'è dietro l'emergenza rifiuti della Campania. perché il problema principale è proprio il traffico di rifiuti tossici dal nord Italia e dal nordest europeo.
In alcune aree i livelli di diossina sono superiori mille volte rispetto ai livelli delle normative europee o ai livelli registrati a Seveso dopo l'incidente. Da noi non si fa nulla». L'istituzione di un centro tossicologico è una delle richieste che i comitati civici fanno alle autorità regionali e nazionali. Ma la priorità è trovare soluzioni politiche alla gestione dei rifiuti che vadano al di là dell'amministrazione commissariale e delle "soluzioni facili" come quelle degli inceneritori. Un punto su cui i comitati sono chiari: occorre abolire gli incentivi statali a queste tecnologie, erroneamente assimilate a fonti di energia rinnovabile.