Il numero delle vittime è salito a 45. Il volontario dell'Esercito di 30 anni era stato più volte in missione nell'area balcanica. Era tornato affetto da Linfoma di Hodgkin. I militari malati sono 513. Continua la strage da uranio impoverito.
E' di ieri la notizia della vittima numero 45. Si tratta di un giovane militare di 30 anni, originario di Salerno, deceduto due giorni fa a Roma per un tumore dopo una lunga malattia e quattro trapianti. A renderlo noto è stato Domenico Leggiero, dell'Osservatorio militare. Sono 513 i soldati malati da patologie associabili all'esposizione all'uranio impoverito, sostanza massicciamente impiegata negli armamenti usati dalle forze armate della Nato durante l'intervento nei Balcani.
La giovane vittima, ha rivelato Leggiero, era un volontario dell'Esercito, più volte in missione nell'area balcanica, dalla quale era tornato affetto da Linfoma di Hodgkin. Il militare deceduto aveva prestato servizio in particolare nel 19/o reggimento 'Guide' di Salerno, prendendo parte, ha ricordato Leggiero, «alla missione nella famigerata 'Tito Barrak' di Sarajevo che gli è stata fatale».
Secondo il responsabile dell'Osservatorio sono «sono ben 13 le vittime tra i soldati che hanno prestato servizio nella caserma maledetta». La questione del cosiddetto "inquinamento bellico", in particolare da uranio impoverito, continua ad essere oggetto di indagine e polemiche.
Anche se oggi non ci sono praticamente più dubbi sull'esistenza di un nesso e ci si batte per i riconoscimenti delle cause di servizio per le vittime e per l'abolizione dell'uso dell'uranio impoverito in campo bellico e non solo.