A due anni dalla firma del Protocollo di Kyoto, le coscienze si risvegliano. Oggi a partire dalle 18 via libera al blackout per il risparmio energetico. L'Italia si spegne. Al buio il Palazzo del Quirinale, della Camera dei deputati e del Senato. Sempre a Roma spegneranno le luci il Colosseo, il Pantheon e la Fontana di Trevi. A Verona l'Arena,
a Torino la Basilica di Superga, a Venezia Piazza San Marco, a Firenze Palazzo Vecchio, a Napoli il Maschio Angioino, a Bologna Piazza Maggiore, a Milano il Duomo e Palazzo Marino, a Pisa Piazza dei Miracoli, a Siena Piazza del Campo, a Catania Piazza del Duomo, ad Agrigento la Valle dei Templi.
Questo il "silenzio energetico" che calerà sulla Penisola grazie all'iniziativa 'M'illumino di menò organizzata per il terzo anno consecutivo dalla trasmissione di Radiodue 'Caterpillar'. La giornata del risparmio energetico è patrocinata quest'anno dai ministeri dell'Ambiente e delle Politiche Agricole. Oltre ai monumenti, oltre 6 mila i ristoranti dove domani si cenerà a lume di candela; centinaia le città coinvolte tra cui tutti e venti i capoluoghi regionali. Abbasseranno le luci anche cento McDonald's, la catena Slow Food, ottanta Ipercoop, 300 punti vendita Coin Oviesse mentre l'Ikea avrà un blackout di un minuto alle 19.
«Si tratta di una sana azione simbolica di limitazione del superfluo - ha detto il ministro dell'ambiente Alfonso Pecoraro Scanio alla presentazione della campagna del risparmio energetico oggi alla Rai -. Un'azione simbolica che avrà anche risvolti concreti perché avremo i dati della partecipazione a questa giornata. Ma non basta, propongo di organizzare un mese di risparmio energetico con il coinvolgimento della Rai e di altre istituzioni». «Domani sera sarò in un ristorante a Bologna a cenare a lume di candela - ha detto il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro - per partecipare all'iniziativa. Va aperta in Italia una grande questione energetica. Abbiamo grandi opportunità in fonti alternative ma le percentuali sono le più basse dell'Unione Europea».