Pordenone, sgominata baby gang: quattro arresti PORDENONECon spranghe, catene e bastoni contro cittadini inermi, gay e disabili: era il passatempo preferito di una vera e propria «baby gang» - una ventina di adolescenti tra i 15 e i 17 anni - scoperta e disarticolata dalla Questura di Pordenone al termine di alcuni mesi di indagini. L'inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica per i Minorenni di Trieste, è stata avviata dopo che un omosessuale di Pordenone, con una «lettera aperta» inviata in maniera anonima alle redazioni di giornali e televisioni private, aveva denunciato «ripetuti episodi di aggressione e di violenza», compresi pestaggi compiuti con l'uso di catene e bastoni. Le indigni sono scattate immediatamente e hanno permesso di scardinare l'organizzazione: quattro ragazzi sono stati arrestati per concorso in lesioni personali, furto aggravato, ricettazione, danneggiamento e incendio; altri due minorenni sono stati denunciati in stato di libertà e indagini sono in corso su almeno altri dodici adolescenti che, secondo quanto riferito dalla Polizia di Pordenone, avrebbero potuto far parte del gruppo. Diversi gli episodi al centro dell'attenzione degli inquirenti. Oltre alle aggressioni agli omosessuali anche furti in appartamenti e automobili, pestaggi di gente comune e l'aggressione, forse l'episodio più odioso, a un disabile che non è stata portata a termine solo per l'intervento di alcune persone e il successivo arrivo delle squadre Volanti della Questura. Insomma una vera e propria «Arancia meccanica» post litteram nel ricco Nordest d'Italia. «Dobbiamo alzare la guardia - ha detto il sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello - perché, forse, non abbiamo mai sufficiente attenzione per i nostri figli». Ma parallelamente è cominciata anche la girandola dei «j'accuse». Ha cominciato il senatore carnico Francesco Moro, vicepresidente leghista del Senato. «È causa della scuola - ha detto - che è alla deriva. Mi auguro che i nuovi cicli e i nuovi programmi pongano fine a tutto questo». Gli ha risposto Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori, secondo il quale «è invece ora che per certi reati la responsabilità penale sia dei genitori. La variegata evoluzione del crimine minorile - ha aggiunto - non può essere sottovalutata. Ma non possiamo omettere - ha concluso Marziale - le responsabilità genitoriali». Sulla scuola ha puntato l'indice accusatore anche l'Arcigay. «La scuola italiana - ha spiegato il presidente nazionale Sergio Lo Giudice - non fa nulla per contrastare la diffusione di atteggiamenti antigay fra i giovanissimi. Così rischia, suo malgrado, di diventare maestra di omofobia». I SOCIOLOGI - La proposta di riconoscere una responsabilità penale ai genitori di minorenni coinvolti in crimini come quello di Pordenone, avanzata dal presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori, è stata fatta propria dal presidente dell'Associazione Nazionale Sociologi, Pietro Zocconali. Il sociologo ha affermato in una nota che «non basta rimpinzare i ragazzi di latte e biscotti ogni mattina per poi perderli di vista magari per l'intero arco della giornata». I DATI DELL'ISTAT - Sono quattro su mille i minorenni denunciati in un anno per aver commesso uno o più delitti, secondo gli ultimi dati Istat riferiti al 2001, ma il tipo di reato di cui gli adolescenti si macchiano diventa sempre più gravi, e se si guarda allo specifico della criminalità organizzata si scopre che i baby mafiosi sono sempre più piccoli e mossi da un forte bisogno di appartenenza. Nel 2001, secondo lo studio dell'Istat, in Italia sono state denunciate 41.542 persone con meno di 18 anni, su una popolazione giovanile di poco più di 10 milioni. Il reato maggiormente commesso dai baby criminali è il furto, seguito da spaccio di droga, rapina. La Gazzetta del Mezzogiorno, 23 dicembre 2004

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