Dalle mense agli ospedali. Feste per raccogliere regali da distribuire agli orfani
Per chi ha tempo. E per chi non lo trova. Comunque solidale. Un Natale pensato (anche) per chi è in difficoltà, per chi non ha da mangiare o da vestirsi. Per i bambini sieropositivi e per quelli che non hanno la mamma o il papà. E se chi ha tempo, appunto, dedica qualche ora ai più bisognosi magari distribuendo pasti ai pranzi di beneficenza, chi non lo trova rimedia con un regalino il cui ricavato sarà devoluto ai poveri, ai malati, ai dimenticati. Gli esperti non si sono fatti sfuggire la tendenza. «Meno consumismo e più solidarietà. Anche nei regali: quest'anno donazioni e piccoli cadeau concepiti per aiutare gli altri sono in crescita del 6%, mentre cala, della stessa percentuale, il regalo tradizionale, fine a se stesso», spiega Enrico Finzi, presidente di Astra Demoskopea. Uno stratagemma per sentirsi più buoni e «lavarsi» la coscienza? «No - assicura il sociologo Giampaolo Fabris -. Nel Duemila si è concluso il ciclo dell'individualismo egoista, cominciato negli Anni Ottanta. Adesso resta l'individualità, ma più centrata sul benessere e sulla conoscenza di sé con un occhio attento all'esterno. È un trend destinato a crescere e a caratterizzare i prossimi anni». Qualcuno si mette in gioco di persona. Con guanti e grembiule si prepara a riempire vassoi nelle mense della solidarietà di ogni città. A Milano a trainare le iniziative sono i City Angels e la Casa della Solidarietà. A Roma la Comunità di Sant'Egidio. Ma sono davvero soltanto i più noti. Perché decine di associazioni di volontariato più piccole si stanno mobilitando in silenzio per garantire un pasto caldo ai bisognosi. Il tempo è prezioso pure nelle corsie degli ospedali, dove un sorriso il giorno di Natale può essere più efficace di qualunque medicina. La modella Beatrice Borromeo lo ha sentito come «un obbligo morale». Per questo, insieme con l'amico Federico Gordini si è inventata una serata speciale il 22 all'Astoria di Milano. Racconta: «Attendiamo 700 invitati, ciascuno dovrà portare un regalo per bambini, obbligatorio indicare se per un maschio o una femmina e per quale età. Il 25 mattina, poi, questi doni li porteremo io e Federico ai Martinitt e nei reparti pediatrici di altri ospedali». Se proprio non si può dedicare un'ora agli altri, può bastare un regalo a fare del bene.
È diventato un fenomeno quello degli oggetti creati apposta per la solidarietà: cose che si possono trovare benissimo in ogni negozio con svariate marche, ma che le grosse associazioni impegnate nel sociale producono con proprio marchio per devolvere il ricavato a una nobile causa. Pensiamo alla Pigotta, quindicenne bambola di pezza fatta per l'Unicef da carcerati, pensionati, studenti: si può acquistare nelle piazze a 20 euro e l'anno scorso ne ha resi due milioni e mezzo. Sul sito www.unicef.it c'è un catalogo natalizio che oltre ai cartoncini d'auguri vende orsacchiotti, puzzle, cubi, costruzioni, trenini, matite. Lo stesso fa il telefono Azzurro, su www.telefonoazzurro.it .
Il Wwf propone l'adozione a distanza di Kiluba, femmina di elefante indiano; Makalha, tigre thailandese; Habinyanja, gorilla del Congo; Zhu Xiong, panda cinese ( www.wwf.it ). Legambiente ha prodotto l'agenda Germoglia, che con il suo ricavato sosterrà gli orfani di Aids di Shewula, in Swaziland, Repubblica Sudafricana. Cesta etica, invece, per quanti desiderano regalare pasta vino e dolciumi equi, solidali, biologici: a prepararla ci hanno pensato Mondovero e Libera Terra. Pasta e vino sono stati prodotti nelle terre siciliane confiscate alla mafia.
Elvira Serra
Corriere della Sera, 20 dicembre 2004