Non volevano farli testimoniare
di ALFREDO VACCARELLA
POVERI corpi d'infelici usati come «galline dalle uova d'oro» da una banda di delinquenti senza scrupoli. Povere anime trascinate da una parte e dall'altra, liberate un paio di mesi fa dai carabinieri del Nucleo Operativo di via In Selci e poi affidati alle case famiglia della Capitale. Fino al giorno prima i tre disabili rumeni venivano presi la mattina, buttati su un marciapiede a chieder l'elemosina, ripresi alla sera e confinati in una tenda chiusa col lucchetto sull'argine del Tevere. Cento euro al giorno, dovevano portare a «casa», pena le botte degli aguzzini, tutti conanzionali.
Pareva finito lì, quest'incubo, con l'arresto di quattro sfruttatori nell'ottobre scorso, i tre disabili ricoverati in strutture d'accoglienza, l'inchiesta avviata. Mancava alla cattura una donna della banda, ragion per cui i militari del reparto operativo, agli ordini del colonnello Leonardo Alestra, hanno continuato a indagare. È stato un bene, perché solo così ci si è potuti render conto che la storia non era finita: dalla Romania la banda, vera e propria associazione per delinquere, aveva mandato a Roma cinque sgherri, due uomini e tre donne, per dare la caccia agli infermi. Per catturarli un'altra volta e impedir loro di testimoniare.
Sarebbero stati uccisi, levando di mezzo testi scomodi per i compari in carcere. Oppure sarebbero stati riportati in patria, e di qui avviati su altri marciapiedi di altre città europee, parigi, berlino, a impietosire altri passanti, a far guadagnare altre migliaia di euro agli aguzzini.
Il piano era già stato messo in atto, monitorato dai militari del Nucleo del maggiore Giovanni Arcangioli: due disabili erano stati prelevati dalle case famiglia e reclusi un'altra volta. Uno di loro sarebbe dovuto partire alla volta di Bucarest; l'altro, probabilmente, avrebbe testimoniato sotto minaccia in udienza che i quattro arrestati di ottobre «sono amici, mi aiutavano a camminare».
La storia è finita in altro modo. Con sette nomadi rumeni arrestati dai militari. Ma altri della banda sono tuttora in circolazione: facendo la bella vita sulla pelle di poveri invalidi
Il Tempo, 18 dicembre 2004