Oggi, alle ore 15.30, all'Enaip di via Dante a Como, si svolgerà il convegno «Sessant'anni di Acli: la memoria e le radici di futuro», con il presidente provinciale Frango Fragolino e Giorgio Cavalleri. Dall'intervento di Cavalleri abbiamo stralciato alcuni punti. La prima attività documentata delle Acli comasche è costituita dalla adunanza del Consiglio Provinciale del 1 agosto 1945. Viene effettuata alla presenza del presidente Giuseppe Corbella, di Mario Terragni, delle signorine Galfetti, Pracchi e Salterio in rappresentanza dell'Azione Cattolica femminile e di don Sandro Riva. Una settimana dopo, l'8 agosto, il numero dei presenti aumenta e il quadro di lavoro, stando almeno ai verbali della riunione, pare assumere un connotato più preciso. L'azione del nuovo movimento dei lavoratori cristiani prende corpo in una città e in una provincia che, sia pure lentamente e a fatica, stanno cercando di uscire dal dramma della guerra. Pochi mesi prima, alla fine di aprile, dopo che sulle sponde del lago si erano verificati avvenimenti che avevano cambiato la storia d'Italia, i rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale, con l'assenso del governo militare alleato, avevano designato i nuovi rappresentanti dell'istituzioni. Prefetto era stato nominato il socialista Virginio Bertinelli, questore il liberale Davide Luigi Grassi e sindaco del capoluogo il comunista Armando Marnini. Mentre la vita stava riprendendo un corso più stabile e normale, poco dopo la Liberazione, nel territorio provinciale si erano verificati episodi a dir poco inquietanti. In parecchie località del lago e della Brianza erano state istituite delle "carceri del popolo" nelle quali erano stati rinchiusi elementi fuggiaschi del passato regime fascista, catturati senza documenti o sospetti o ricercati. In esse avevano luogo, con riti improvvisati, tumultuosi interrogatori spesso sfocianti in decisioni talvolta gravissime. Ma se talune di queste manifestazioni potevano anche trovare qualche giustificazione in una sorta di "giustizia popolare", forse inevitabile dopo l'asprezza della guerra civile e la brutalità nazi-fascista, vi erano stati pure casi assai riprovevoli di vendette private e peggio. In questo quadro drammatico, la scomparsa improvvisa, nella notte fra il 7 e l'8 maggio, del comandante partigiano Luigi Canali Neri aveva non poco preoccupato gli esponenti dei partiti democratici, al punto che il 24 maggio il Comitato Provinciale della Democrazia Cristiana aveva approvato e diffuso il seguente documento: «? Considerato che da parecchi giorni avvengono in Como e provincia numerosi casi di omicidi a opera di ignoti; ritenuto che il verificarsi di simili fatti turba profondamente e la coscienza dei cittadini e l'ordine pubblico, offuscando gli ideali della Resistenza; nel condannare un sistema che fu proprio del nazi-fascismo, ritiene indispensabile e urgente tornare alla legalità più assoluta e (si) invita il Prefetto, il Questore, il Corpo dei Volontari della Libertà e tutte le forze di polizia a provvedere senza indugio perché i colpevoli siano identificati e puniti?». Poche settimane prima della riunione iniziale del Consiglio provinciale aclista era stata istituita la «Giornata del ringraziamento» al S.S. Crocifisso del santuario dell'Annunziata per la protezione accordata dal Divino Taumaturgo che aveva concesso alla città di Como di non subire i disastri e le rovine del conflitto. Ancora vivo nell'animo e nel cuore dei comaschi era il ricordo di quel memorabile 17 giugno durante il quale, di fronte ad una folla strabocchevole e alla presenza del vescovo della diocesi Alessandro Macchi, il metropolita di Milano, cardinale Ildefonso Schuster, aveva solennemente benedetto il Divino Crocifisso. Nei mesi successivi i rappresentanti dei partiti politici iniziarono a mobilitarsi in preparazione delle prime elezioni libere dopo il ventennio fascista che si svolsero il 31 marzo 1946. Nel capoluogo vi furono i seguenti risultati: alla Democrazia Cristiana vennero assegnati 17 seggi su 40, al Partito Socialista 15, al Partito Comunista 4, ai Liberali 3 e al Partito d'Azione 1. Dopo non lievi discussioni si arrivò alla nomina di Giuseppe Terragni della DC quale sindaco con vice sindaco il socialista Luigi Rovelli e assessori i democristiani Frigerio, Mauri, Piadeni, i socialisti Bedetti, Beccherle, Amoletti, il comunista Carissimi. In questo stesso periodo l'attività delle Acli, in città ma soprattutto in provincia, trovò un terreno assai fertile di sviluppo e di radicamento. Nel 1946 si svolse il primo congresso provinciale con l'elezione a presidente di Carlo Repossi, in seguito parlamentare democristiano nonché sottosegretario al Lavoro e alla Previdenza Sociale. Nel giugno 1948, quando si effettuò il secondo congresso, lo stesso Repossi, come si può leggere nel verbale dei lavori della giornata «? elevò a Dio un grazie, perché le Acli comasche erano passate dai 2.000 aderenti di fine 1945 ai 12.000 del 1947 ai 30.000 del momento?». Questo grande sviluppo (in un paese come Arosio la locale sezione aveva qualcosa come 365 iscritti?) era anche dovuto al fatto che molti prendevano la tessera per avere diritto agli aiuti, in particolare al chilo di zucchero, che il governo statunitense distribuiva tramite l'associazione, ma vi era nei lavoratori pure un forte e sentito desiderio di partecipazione per migliorare la propria posizione sociale e per contribuire a realizzare una società migliore e più solidale. Gli aclisti si impegnarono in particolare nella corrente sindacale cristiana della Cgil unitaria, nella quale molti dirigenti svolgevano compiti significativi e di prestigio. Al riguardo, monsignor Teresio Ferraroni, vescovo di Como dal 1974 al 1989, già assistente ecclesiastico delle Acli di Lecco dal 1945 al '58 nonché vice assistente provinciale comasco, ha sottolineato come, in quei tempi, «? la grande idea era che al di là delle fedi religiose, una classe operaia che era alla ricerca di una identità, potesse muoversi in unità». La rottura dell'unità sindacale del 1948 e la nascita successiva della Cisl incise moltissimo sull'attività delle Acli, perché pose i dirigenti davanti al dilemma di quale ruolo dovesse assumere il movimento. Ma quella della "collocazione" e della ricerca di una precisa identità è stata spesso, nel corso degli anni, una costante, e un nodo non sempre facile da sciogliere, nella vita del Movimento. Giorgio Cavalleri
La Provincia di Como, 18 dicembre 2004