Federparchi, LIPU e WWF sottolineano l'importanza dell'inserimento della tutela della biodiversità all'interno del documento nazionale, che delinea le strategie per uno sviluppo economico territorialmente omogeneo. Specificatamente il paragrafo 5.1.1 offre importanti prospettive per rispondere efficacemente agli impegni internazionali e comunitari di salvaguardia della biodiversità, evidenziando il ruolo dei Parchi naturali, delle Reti ecologiche, e d'altri Istituti per la tutela della Natura. Secondo Matteo Fusilli, presidente di Federparchi "questi sette anni saranno cruciali per i parchi naturali e per chi ci vive. Nei parchi si concentra la più grande ricchezza biologica ed ecologica del Paese e sono necessari investimenti per garantirne il mantenimento e trasmetterle, integre, alle future generazioni. Investimenti che avrebbero anche la finalità di accrescere l'attrattiva dei territori, producendo così benessere per le comunità locali e contribuendo concretamente all'obiettivo europeo della convergenza tra Regioni e aree economicamente ricche e quelle svantaggiate, con redditi pro-capite inferiori alla media". Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia, ha detto: "Già dall'inverno del 2005 avevamo avviato un'interlocuzione con il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione, preoccupati perché il "capitale naturale" del nostro Paese fosse considerato una risorsa da sfruttare economicamente senza preoccupazioni per le conseguenze del suo cattivo utilizzo e degli abusi illegali. E' stato grazie all'attuale Governo che le Associazioni hanno potuto ottenere che le Regioni abbiano la possibilità di investire risorse, comunitarie e nazionali, per garantire la difesa e la tutela alla biodiversità". Per Giuliano Tallone, presidente della LIPU: "Ora tocca alle Regioni prevedere, all'interno dei Programmi Operativi, obiettivi coerenti con le linee strategiche sulla biodiversità contenute nel QSN, che dovranno completare ed integrare quanto già previsto nell'altro fondamentale documento di programmazione che è il Piano Nazionale di Sviluppo rurale, e relativi Piani regionali. E' fondamentale, come giustamente sottolineato nel documento del Governo, che le istituzioni dialoghino e collaborino orizzontalmente (in primo luogo gli Assessorati regionali) e verticalmente (con, e tra, Province, Enti Parco, Comunità Montane eccetera) perché questo è inevitabile se si vuole arrestare e far regredire la perdita di biodiversità nel nostro Paese entro i prossimi sette anni" A beneficiare di questi investimenti saranno soprattutto i Parchi e Riserve naturali, la Rete Natura 2000 (la rete ecologica europea composta di Zone di Protezione Speciale e Siti d'Importanza Comunitaria), e le Reti Ecologiche, uno strumento di gestione del territorio innovativo, che alcune Regioni hanno già progettato ed implementato. Ora l'attenzione delle Associazioni si concentra, in particolare, sulle Regioni del Mezzogiorno, beneficiare dei più ingenti contributi comunitari (FESR, FSE) e nazionali (FAS), che detengono la dote più consistente e meno parcellizzata d'aree d'alto valore ambientale ma che sono anche le più deboli in termini di conoscenze e competenze, capacità progettuale e gestionale. Le associazioni si faranno promotrici d'iniziative di supporto progettuale e trasferimento di conoscenze, per evitare errori che in passato hanno portato a risultati deludenti o, addirittura, alla perdita dei finanziamenti.

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