La seconda assemblea nazionale dell'Associazione italiana dei Comuni dei Parchi indica alcune politiche per valorizzare le aree protette: dal marketing territoriale alla produzione di energia rinnovabile
Sono 1.680 i Comuni che ricadono nei territori dei Parchi italiani. Uno spaccato importante del nostro paese, che ha acquisito la consapevolezza della sua ricchezza culturale e ambientale. Ora gli amministratori vogliono assumere il ruolo di «custodi del Belpaese», sentinelle per la salvaguardia del territorio. E per questo motivo la seconda assemblea nazionale dell'Associazione italiana dei Comuni dei Parchi ha tentato di indicare alcune politiche di valorizzazione delle aree protette. Oltre a scelte capaci di attivare risorse per valorizzare il patrimonio locale territoriale.
Una radiografia
Su 1.680 comuni dei Parchi italiani, il 69.7% (1.171) ha meno di 5.000 abitanti, il 54.3% ne ha meno di 3.000. Sono invece 151 quelli che sotto i 500 abitanti, 135 quelli che superano una popolazione di 20.000 persone. Piccole e piccolissime comunità che abitano esigue fette di territorio: il 40% di questi Comuni non supera i 20 kmq, percentuale che sale al 63,8 se si considerano quelli con superficie inferiore ai 40 kmq. Appena 3 i Comuni con più di 1.000 kmq di estensione.
L'Italia settentrionale prevale sulle altre aree del paese: 939 i Comuni del Nord contro i 435 del Sud e delle Isole, 306 quelli dell'Italia centrale. Lombardia (478) e Piemonte (173) le regioni che ospitano il maggior numero di Comuni dei parchi, dietro Campania (165) e Abruzzo (110).
Risorse e opportunità
Per questi territori è necessario mettere in campo un processo integrato che tenga insieme tutte quelle risorse che devono rappresentare la "forza motrice" dello sviluppo sostenibile. Le foreste italiane, la gran parte è nei Parchi, crescono ogni anno. Di fronte a una massa di legname di oltre un miliardo di metri cubi c'è un utilizzo di appena 9 milioni, che copre solo in minima parte il fabbisogno di materia prima. Un uso razionale potrebbe rappresentare una grande ricchezza per questi territori. Importante anche la zootecnia: nei Parchi esistono razze diffuse sull'intero territorio nazionale, ma è la presenza di razze autoctone a limitata diffusione che rappresenta un motivo di interesse per il Parco. E poi, naturalmente, i prodotti tipici. Sono 475 i tesori del gusto racchiusi nei 19 Parchi nazionali e nei 60 Parchi regionali censiti dall'Atlante: una mappa dei saperi e dei sapori realizzata dal ministero dell'Ambiente e da Slow Food con la collaborazione di Legambiente e Federparchi..
In futuro inoltre i Comuni dei Parchi potrebbero avere un ruolo trainante per rispettare gli impegni del Protocollo di Kyoto: le aree parco, in quanto "pozzi di assorbimento del carbonio", possono diventare dei "laboratori locali per la difesa del clima" che danno luogo allo studio e all'implementazione di attività di promozione dell'efficienza energetica e alla creazione di materie prime e fonti energetiche alternative.
Futuro in dieci mosse
Per raggiungere questi obiettivi è necessaria un'integrazione tra popolazione e natura, Comuni e Parchi. Le aree protette del nostro paese sono territori diversi per situazioni fisiche e culturali, ma hanno in comune uno stretto rapporto tra le attività umane e l'ambiente. Un rapporto che ha contribuito a modellare, nel tempo, paesaggi dalle qualità estetiche, ecologiche e culturali, preservando spesso una biodiversità importante. Per questa ragione è evidente l'importanza di potenziare l'impegno e la partecipazione dei Comuni e il ruolo delle comunità dei Parchi. L'Associazione italiana Comuni dei Parchi, consapevole del ruolo di stimolo che deve svolgere, fa dieci proposte concrete per sostenere il processo di valorizzazione del distretto territoriale delle aree protette.
1)Inserire il parametro "aree protette" nei contributi correnti perequativi previsti dal trasferimento erariale agli enti locali.
2)Attivare contributi che permettano il mantenimento di servizi sul territorio, indispensabili per garantire una migliore qualità della vita.
3)Prevedere un sistema di incentivi e premi di insediamento a favore di coloro che trasferiscono la propria residenza o attività economica in un Comune che si trova in un'Area protetta.
4)Agevolare la promozione, la diffusione e la vendita dei prodotti territoriali.
5)Incentivare le imprese a effettuare interventi di miglioramento delle aree del Parco.
6)Gli interventi di manutenzione potrebbero essere agevolati prevedendo opportuni canali di finanziamento creditizio.
7)Favorire la riconversione delle attività economiche verso una corretta gestione ambientale.
8)Costituire una rete solidale per la biocapacità produttiva che farebbe da apripista a una Banca di servizi reali.
9)Costituire una Borsa nazionale per i diritti di emissione nel campo energetico.
10)Sostenere e finanziare la produzione energetica da fonti rinnovabili, particolarmente agevole nei territori dei Parchi per la loro conformazione e collocazione geografica.
La Nuova Ecologia, 17 dicembre 2004