Il pericolo di una catastrofe ambientale: «Minaccia la sicurezza più del terrorismo». Allarme per i cibi ogm non sperimentati
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK - L'attuale surriscaldamento del pianeta potrebbe portare, in tempi anche brevi, all'arresto delle correnti oceaniche che mantengono l'Europa temperata. Accelerando catastrofi ambientali già in atto quali alluvioni, uragani, siccità ed incendi e dando il via ad un congelamento della regione. Quasi una nuova era glaciale, insomma. È questa la sconcertante conclusione cui giunge lo scienziato americano Gregory D. Foster in un articolo pubblicato sull'ultimo numero del World Watch Institute Magazine, la rivista della più importante organizzazione internazionale di studio e ricerca ambientale (il Wwi, appunto) che anticipa i contenuti del suo annuale rapporto, in uscita a gennaio e dedicato alla minaccia, per la sicurezza nazionale e globale del pianeta, rappresentata non dal terrorismo ma dall'inarrestabile catastrofe ecologica.
Fenicotteri nell'oasi del Wwf di Focognano (Ansa)
AMBIENTE E TERRORISMO - «I disastri ambientali provocati dai cambiamenti climatici minacciano il futuro dell'umanità in misura enormemente più grave rispetto al terrorismo», scrive Foster, uno dei massimi esperti militari Usa (è anche docente presso il College of the Armed Forces di Washington), che è riuscito a mettere mano sul rapporto top secret Schwartz-Randall, commissionato dal Pentagono, che giunge a conclusioni apocalittiche sul futuro del pianeta. Tra le previsioni, condivise da Foster: i cambiamenti climatici sono destinati ad avere un effetto domino devastante sulla sicurezza nazionale dei Paesi europei e non. Che si affronteranno militarmente per l'accesso alle sempre più scarse derrate alimentari, all'acqua e all'energia, in quello che viene definito «un mondo futuro di Stati in guerra tra loro per la sopravvivenza». Il cosiddetto «chiodo fisso dell'America», Al Qaeda, viene giudicato irragionevole. «Dal 1968 ad oggi il terrorismo ha ucciso 24 mila persone, contro le 240 mila sterminate ogni anno dalle catastrofi ambientali», spiega il Wwi. Eppure un recente sondaggio svolto dalla Gallup rivela che la stragrande maggioranza degli americani non include neppure l'ambiente nella «top 11» delle «possibili minacce agli interessi vitali degli Stati Uniti».
Girasole congelato a Niederschona, presso Friburgo, in Germania (Afp)
CORROTTI - Secondo Claire Hope Cummings, altra scienziata del Wwi, l'America emerge nel ruolo di «cattiva» in tutti i trend ambientali al negativo del nuovo millennio. A partire dal drammatico scioglimento della calotta polare artica, che viaggia ad un ritmo doppio rispetto al resto del globo, al dilagare indiscriminato delle culture Ogm. «Immesse nel mercato prima che la scienza abbia dimostrato la loro innocuità a lungo termine sulla salute - punta il dito la Cummings - con la tacita complicità di enti governativi, università e istituti di ricerca privati». Accusati di «aver venduto l'anima al diavolo», perché il business biotech ha profitti da capogiro. «Molti agricoltori biologici hanno perso la certificazione e rischiano il fallimento perché le loro culture sono state contaminate da quelle Ogm - incalza la Cummings -; nel piatto del consumatore ignaro oggi arrivano tonnellate di cibi biotech, mai approvati per il consumo umano». E sul banco degli imputati finiscono anche tre delle più ricche e potenti associazioni ambientaliste internazionali: Conservation International,World Wildlife Fund (Wwf) e Nature Conservancy. Accusate dal noto antropologo Mac Chapin di aver «fatto combutta con i loro generosi sponsor» - multinazionali superinquinanti come Chevron Texaco, Shell e Exxon Mobil - a scapito delle popolazioni indigene della Foresta amazzonica, del Perù e del Messico, che sono state «maltrattate, sfruttate e addirittura espulse dalla loro terre» col loro beneplacito.
Pechino, una delle città più inquinate del mondo (AP)
ONU - E da Buenos Aires, dove si sta svolgendo la decima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, arriva anche l'allarme dell'Organizzazione meteorologica mondiale: il 2004, segnato da quattro potenti uragani nei Caraibi e da letali tifoni in Asia, è stato il quarto anno più caldo della storia. L'organizzazione, che fa parte dell'Onu, prevede un aumento di 0,4 gradi centigradi della temperatura media sulla Terra (14 gradi centigradi) per il 2004. Il ritmo di questo aumento è circa tre volte superiore a quello degli ultimi cento anni. E se non bastasse il 2004 è stato anche il più costoso per l'industria assicurativa. Che per far fronte ai danni provocati da uragani, tifoni ed altri disastri naturali legati a fenomeni climatici estremi ha sborsato più di 35 miliardi di dollari nei soli primi 10 mesi dell'anno, rispetto ai 16 miliardi di tutto il 2003.
Alessandra Farkas
Corriere.it, 17 dicembre 2004