Il manuale dell'associazione malattie respiratorie. Dal 10 gennaio scattano i nuovi divieti per i locali
di Daniele Diena
Il divieto di fumare in tutti i locali pubblici e privati è dietro l'angolo: entrerà in vigore il 10 gennaio, per effetto della Legge 16 gennaio 2003, n. 3. La novità è all'art. 51 (tutela della salute dei non fumatori) che, colmando una lacuna della legge in vigore, estende il divieto che prima riguardava solo gli uffici pubblici e gli ospedali.
Data fatidica non solo per i fumatori, ma anche per le aziende e per i titolari di bar, ristoranti e negozi che dovranno mettere a norma gli ambienti, impedendo in assoluto il fumo o separando nettamente gli spazi per non fumatori da quelli per fumatori, che andranno dotati di impianti di areazione a norma. Ma a rendere la vita più facile a tutti arriva un vademecum ragionato all'applicazione della legge. L'idea è dell'Associazione interdisciplinare per lo studio delle malattie respiratorie, che insieme all'Istituto superiore di sanità si è affidata ad un gruppo di medici, epidemiologi e ricercatori, che hanno studiato a lungo la legge e le varie problematiche correlate per poi realizzare il prezioso libretto: "Come creare un ambiente di lavoro libero da fumo", sottotitolo "guida pratica per imprenditori, lavoratori e cittadini all'applicazione dell'articolo 51 della legge 3/2003". La guida (su Internet, www.aimarnetwork.org ), ha i numeri per diventare un importante strumento di consultazione per la dirigenza delle aziende, pubbliche e private, per le associazioni industriali e sindacali, le direzioni sanitarie, il personale medico e i lavoratori di tutti i settori. Oltre ai testi, la guida comprende tabelle e sintetiche schede che danno una serie di consigli pratici per realizzare l'"ambiente di lavoro libero da fumo" previsto dalla legge e auspicato dal 60 per cento dei lavoratori. La guida è in 5 parti: "Il fumo e l'ambiente di lavoro", "La promozione del controllo del fumo nell'ambiente lavorativo", "Come attuare il controllo del fumo nell'ambiente di lavoro", "L'aiuto ai fumatori per un ambiente di lavoro senza fumo" e " Il controllo del fumo negli ospedali".
Fondamentali i riferimenti scientifici ai rischi del fumo passivo, cancerogeno appartenente al Gruppo 1 della classificazione dell'International agency for cancer research, esattamente come l'amianto, bandito da ogni ambiente di lavoro con una legge del '93. E' dimostrato che il fumo passivo provoca tumori ai polmoni (rischio aumentato del 36%), alla mammella (+23%), al cervello (+4%); leucemie e linfomi (+13%). Può provocare bronchite cronica (+27%), costituisce fattore di rischio per l'infarto del miocardio (+30%) aumenta del 30% il rischio di patologie coronariche. Il fumo passivo è considerato poi il più importante inquinante degli ambienti interni.
Salute (La Repubblica), 16 dicembre 2004