E' sperabile aggiunge Rambelli che non si voglia scambiare per informazione la riunione del Consiglio Comunale di Medicina nel corso della quale è stato offerto a Alfredo Cazzola la possibilità di presentare la proposta come una occasione unica e
irripetibile, prontamente giudicata dalla <prima cittadina> come una opportunità che la sua comunità non avrebbe dovuto farsi sfuggire. Non ci sembra questo il modo con il quale una istituzione pubblica si deve porre di fronte ad una qualsiasi proposta di privati anche perchè l'Italia e anche la nostra regione si sono trovate troppo spesso di fronte a casi nei quali atteggiamenti di questi tipo si sono dimostrati incapaci di garantire l'interesse delle comunità locali.
Non può sfuggire a nessuno la rilevanza che questo intervento ha per la Città di Bologna (espropriata dello Stadio e, perchè nò, della Fiera?), per la quale si potrebbe prospettare ancora più da vicino un futuro di un centro fatto di sole banche, boutique, uffici e ipermercati con annesse periferie dormitorio (e aperta sempre di più al degrado in quanto meno vissuta dai comuni cittadini e dalle famiglie) e per il
territorio della bassa bolognese un avvenire di terra di conquista per nuove cementificazioni.
E se conclude Rambelli per la pubblica amministrazione, nel caso di Medicina,
sembrerebbe proporsi un ruolo da novello Pinocchio in attesa che da sotto gli alberi (o dalle gradinate dello stadio), spuntino le monete d'oro, ci auguriamo che ben diverso sia lo spirito con il quale le istituzioni direttamente o indirettamente interessate quali le amministrazioni comunali dei comuni vicini e soprattutto la Provincia e la Regione (Giunte e Consigli), si accingano a discutere questa proposta con un atteggiamento un po' più attento e sostanzialmente diverso da quello dei proprietari dei terreni agricoli che dovrebbero essere occupati dal megaprogetto proposto.
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