Giovanna Di Benedetto «Cara, hai bisogno di un paio di scarpe? Te le regalo a Natale. Virtualmente. Sotto l'albero, infatti, troverai solo il buono, un biglietto di auguri che esprima le migliori intenzioni, ma il dono si materializzerà a gennaio. Quando ci saranno gli sconti». Lancia la provocatoria proposta di fare lo sciopero dei regali per le festività l'Adoc, l'Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori. Contro il caro prezzi e di fronte al muro di gomma dei commercianti, che hanno bocciato senza appello l'idea avanzata qualche giorno fa dall'Intesa dei consumatori (che raggruppa Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) di anticipare l'inizio dei saldi a metà dicembre, l'Adoc Sicilia, tramite il suo presidente, Luigi Ciotta, rilancia con il polemico invito, che si inserisce in una serie di iniziative di protesta, come lo sciopero dei telefonini di sabato prossimo contro le tariffe più care d'Europa. «Quest'anno niente biciclette, anelli, capi di abbigliamento o accessori per Natale - dice Ciotta - gli acquisti posticipiamoli di qualche settimana. Capisco le ragioni dei commercianti, ma ci sono pochi soldi in tasca e si rischia di arrivare a fine mese senza più un euro. La richiesta di cominciare prima i saldi nasce dalla necessità di rilanciare i consumi, che rispetto al 2003, abbiamo calcolato, sono calati del 30 per cento». Rincara la dose Lillo Vizzini, presidente regionale della Federconsumatori. «E' da più di un anno - afferma - che diciamo che si devono ridurre i prezzi almeno del 20 per cento, se si vogliono rilanciare i consumi. Il potere di acquisto dei salari è diminuito di oltre il 25 per cento dal 2002. Prima i nostri discorsi erano considerati stravaganti. Ora lo stesso Billè (presidente nazionale della Confcommercio) parla di un necessario abbassamento dei prezzi. La verità è che la dinamica dei prezzi da due anni a questa parte è totalmente sfuggita ad ogni controllo. L'anticipazione dei saldi servirebbe a rilanciare i consumi stagnanti». «E' una proposta ridicola - ribatte Roberto Helg, presidente di Confcommercio Palermo - in nessun paese del mondo i saldi cominciano a dicembre. Calando i prezzi, si abbassano i ricavi e i negozi chiudono per perdita, con gravi danni per l'occupazione e i posti di lavoro. E' una formula propagandistica, che crea disturbo e confusione nel mercato e non serve a nessuno». Altrettanto duro è Giovanni Felice, presidente regionale di Confesercenti. «Non merita alcun commento una simile proposta - risponde laconico - saldo è la merce che non si riesce a vendere. Non si possono fare i saldi con i prodotti in serie. Accettare implicherebbe il riconoscere che vendiamo più di quando dovremmo. E non è così. Se oggi tolgo il 20 per cento significa che avrei potuto farlo prima. Vogliono essere presi in giro? Alzo il prezzo e poi dico che faccio lo sconto. Di contro, nessuno impedisce al commerciante, singolarmente, di abbassare il prezzo. La legge non vieta gli sconti, ma di farne pubblicità. Se i prezzi sono più cari, non è perché i 12 mila commercianti siciliani si sono alzati una mattina e hanno deciso di fregare i consumatori, che poi sono quelli che danno loro da vivere. Si è creato un sistema che ha fatto lievitare spese e costi dei servizi, come quelli per trasporti, dipendenti, affitto ecc. Non è un modo serio di affrontare il problema da parte delle associazioni di consumatori. Perché anziché i commercianti, non attaccano il Governo per la politica economica fallimentare?. E poi, se si cerca, si trovano anche cose a 5, 10 euro». La Sicilia, 12 dicembre 2004

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