Alcol come assicurazione sulla vita quindi? Non del tutto. Moderazione è infatti la parola chiave. La ricerca italiana ribadisce che un consumo eccessivo di sostanze alcoliche è assolutamente dannoso, e per chi esagera con il bicchiere la probabilità di morte non diminuisce affatto. Anzi: aumenta nettamente.
"I nostri dati - dice Augusto Di Castelnuovo, principale autore dello studio - mostrano che il consumo di piccole quantità di alcol porta ad una riduzione della mortalità che può arrivare fino al 18%. Ma al di sopra di un certo numero di bicchieri le cose cambiano drammaticamente: chi beve troppo non solo perde questo vantaggio, ma aumenta il suo rischio di morte proporzionalmente alla quantità di alcol consumato".
Un dato molto importante che emerge ancora dallo studio della Cattolica di Campobasso è il ridimensionamento dei cosiddetti "fattori confondenti". In passato è stata infatti ipotizzata la possibilità che l'azione protettiva dell'alcol possa essere in realtà causata da altri elementi. Potrebbe essere, infatti, che le persone capaci di assaporare bevande alcoliche con moderazione, siano più attente alla loro salute: magari fanno più sport, oppure mangiano meglio. Insomma, hanno uno stile di vita migliore, e potrebbe essere questo, non l'alcol, a mantenerli più sani.
"Abbiamo esaminato con cura questo aspetto - continua Di Castelnuovo - I nostri dati ci dicono che, anche prendendo in considerazione tutti i principali fattori confondenti (come l'alimentazione, l'attività sportiva o lo stato di salute delle persone studiate), il consumo moderato di sostanze alcoliche continua a mostrare un effetto nettamente positivo".
La ricerca evidenzia una differenza molto importante tra uomini e donne. Se per i primi l'effetto benefico si ha con 2-4 dosi al massimo (una dose corrisponde tipicamente ad un bicchiere di vino o di birra), le seconde devono stare più attente: per loro la protezione data dall'alcol sparisce già dopo i due bicchieri al giorno. "Potrebbe essere - spiega Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia Genetica ed Ambientale, dove è stata svolta la ricerca - un fenomeno legato al metabolismo. Sappiamo che nelle donne l'alcol etilico viene metabolizzato differentemente nell'organismo, e le concentrazioni nel sangue raggiungono valori più alti. Quindi con un consumo superiore alle due dosi cominciano a farsi sentire gli effetti dannosi, come le malattie del fegato o un aumentato rischio di certi tipi di tumore".
Differenze emergono anche quando si guarda alle due sponde dell'Atlantico. Lo studio della Cattolica ha infatti trovato che la protezione offerta dal consumo moderato di alcol, negli uomini americani, è minore rispetto agli europei. Per le donne, invece, la situazione rimane sostanzialmente la stessa sia negli USA che in Europa. Una possibile spiegazione del fenomeno potrebbe essere trovata nel diverso modo di consumare alcol. Prima di tutto gli Europei tendono più a bere vino rispetto ad altre bevande, e lo fanno soprattutto durante i pasti. Due comportamenti abbastanza diversi da quelli degli Americani. Quanto alle donne, nel loro caso si può pensare che le modalità di consumo di alcol siano più o meno le stesse nei due continenti, e quindi anche la risposta sia identica. E' una questione ancora aperta, che necessiterà di maggiori studi.
"Al centro di questa ricerca - dichiara Giovanni de Gaetano, Direttore dei Laboratori di Ricerca della Cattolica di Campobasso - non c'è solo l'alcol. E' anche il modo in cui lo si beve a fare la differenza: quantità piccole, magari durante i pasti, questo appare il modo giusto. E' un altro aspetto della dieta mediterranea, dove l'alcol, in particolare il vino, è il compagno ideale di un pranzo o una cena, ma poi non esiste più per il resto della giornata. Il messaggio che gli studi scientifici come il nostro ci stanno confermando è semplice: l'alcol può essere un elemento di tutto rispetto sulla nostra tavola. Ma è positivo solo se inserito in un giusto stile di vita, dove la moderazione ci guida ad un consumo di qualità e non certo di quantità".
E' possibile intervistare gli autori della ricerca o ricevere loro fotografie contattando l'Unità di Comunicazione Scientifica dei Laboratori di Ricerca dell'Università Cattolica di Campobasso.
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Americo Bonanni
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