Il rapporto individua nel ruolo centrale degli Enti locali un punto forte del sistema, ma non manca di avanzare suggerimenti per risolvere le criticità che si sono presentate in questi anni. "Nel corso degli ultimi anni e attraverso un percorso lungo e faticoso che ha coinvolto autorità centrali ed Enti locali il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati nel 2005 ha visto coinvolti, in qualità di titolari dei progetti, 81 Enti locali che hanno garantito 3.028 posti in accoglienza per un totale di 4.654 individui accolti nell'arco dei 12 mesi". Tale sistema, secondo il rapporto, ha permesso di "costituire una rete di enti locali che assicurassero, attraverso l'erogazione di un insieme di servizi di accoglienza, tutela ed integrazione, il pieno inserimento nella società italiana di richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria". Ma, proseguono Anci e Censis, vi sono delle "criticità" che vanno superate. Secondo Censis e Anci sarebbe infatti opportuno "rafforzare la stabilità del sistema attraverso il passaggio dalla progettazione annuale a una progettazione pluriennale"; "creare un maggiore coordinamento tra i diversi strumenti operativi che fanno parte del sistema d'asilo" (attivando, in particolare, i servizi di assistenza legale, alfabetizzazione, assistenza psico-sociale e assistenza al rimpatrio volontario e assistito previsti dal dpr 303/04 per i Centri di identificazione); "istituire un organo consultivo a livello centrale che preveda la partecipazione delle istituzioni e delle associazioni che svolgono un ruolo attivo nella programmazione e nell'attuazione degli interventi di settore". "La volontarietà dei Comuni coinvolti, sono circa 104 distribuiti capillarmente su tutto il territorio nazionale, rappresenta un punto di forza del progetto" - ha detto il vicepresidente Anci Fabio Sturani nel suo intervento. "Un altro elemento positivo è rappresentato dalla collaborazione e cooperazione istituzionale dimostrata dall'Anci, dagli Enti locali e dai ministeri interessati. Per il futuro - ha concluso Sturani - dovremo cercare di garantire standard qualitativi dei servizi offerti in termini di accoglienza e integrazione. Per questo sarà necessario prevedere risorse certe e strumenti adeguati per il miglioramento del sistema asilo nel nostro Paese". Il vicepresidente dell'Anci ha sottolineato inoltre che l'Italia è uno tra gli ultimi paesi europei a non avere una legge organica sul diritto di asilo. Accogliendo la nota del vicepresidente Anci, il sottosegretario all'Interno, Marcella Lucidi ha assicurato che "in linea con il programma elettorale, il Governo è già impegnato per una legge organica sul diritto d'assilo che verrà presentata il prossimo anno". Ed ha aggiunto che "per svolgere al meglio i propri compiti il Sistema nazionale deve essere rafforzato in termini di capacità ricettiva, aumentandone la disponibilità di posti; in termini di risorse da mettere a disposizione agli enti locali per innalzare la qualità dei servizi; rispetto alle istituzioni del territorio affinché vi sia una sempre più ampia collaborazione; rispetto alle istituzioni europee perché possa essere esportato un modello che meglio di altri sta affrontando il gravoso ma ineludibile onere della gestione dei fenomeni migratori ed in particolare dell'asilo". "Tale rafforzamento - ha concluso - già in atto attraverso diversi interventi che il Ministero dell'Interno ha operato, è l'obiettivo complessivo per i prossimi anni di questo Governo per consolidare e ampliare un'esperienza che riteniamo sia stata positiva". Il numero di rifugiati in Italia è comunque ancora molto basso rispetto agli altri paesi europei: l'anno scorso c'erano nell'Ue oltre un milione e 400mila rifugiati, di cui 700mila nella sola Germania, seguita da Regno Unito (293mila) e Francia (oltre centomila). In Italia si è oltre quota ventimila, esclusi quelli che hanno ottenuto lo status prima del 1990. La maggior parte dei rifigiati richiedenti diritto d'asilo in Italia proviene dal Corno d'Africa: l'Eritrea si trova al primo posto con 956 beneficiari (a fronte di 1.153 domande), seguita da rifugiati somali ed etiopi. La quasi totalità dei beneficiari sono maschi (3.330, corrispondente al 71,6%), con un'età compresa tra i 18 e i 40 anni (il 75,3%), non sposati (61%). [GB]

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