Lo scorso 4 febbraio il presidente del Laboratorio per la sussidiarietà è intervenuto alla trasmissione radiofonica Ellesse condotta da Stefano Milani in onda tutti i giorni su Radio Articolo1, il quotidiano on line/on air della CGIL.
Gregorio Arena ha presentato il nuovo progetto di Labsus "L'Italia dei beni comuni", sottolineando la necessità che il nuovo Governo coordini un piano nazionale per la tutela dei beni comuni.
Per riascoltare la puntata cliccare qui (http://www.radioarticolo1.it/audio/2013/02/4/15327/beni-comuni-ma-non-per-tutti-interviene-gregorio-arena-presidente-labsus).
Le esperienze presenti non riescono a creare "massa critica" e quindi a produrre quel cambiamento che potrebbero realizzare, "manca l'organizzazione, manca un piano nazionale per i beni comuni"
"Prendersi cura dei beni comuni non è un'utopia", esordisce così Gregorio Arena, aggiungendo: "molti italiani già lo fanno senza sapere di applicare l'articolo 118" della Costituzione; Labsus vuole dimostrare che "si può fare".
Con il progetto "L'Italia dei beni comuni" il nostro Laboratorio sta tentando di creare una piattaforma dove trovare gli esempi concreti di impegno civico affinché le buone pratiche possano essere replicate da altri cittadini attivi senza dover ripartire ogni volta da zero.
L'obiettivo è creare un bagaglio comune di esperienze locali, poichè spesso "le persone che si occupano del proprio territorio non si guardano intorno".
Burocrazia e spontaneismo civico
"C'è il rischio che la burocrazia tarpi le ali a questo processo?" domanda Milani facendo notare che il sostegno delle pubbliche amministrazioni è comunque indispensabile alle pratiche di cittadinanza attiva.
Arena sostiene che la costituzione di procedure burocratiche rigide (ad esempio in merito alla responsabilità o ai danni provocati) potrebbe demotivare i cittadini che vogliono prendersi cura del proprio quartiere, per questo bisognerebbe investire sulla cultura dei funzionari delle PA e sulla comunicazione pubblica.
Il presidente di Labsus afferma inoltre che i politici ed i dirigenti locali, anche a causa della mancanza di mezzi economici, iniziano a rendersi conto che i cittadini possono essere una risorsa.
Non basta pagare le tasse?
Alla più frequente delle obiezioni Arena risponde che "nessuno è obbligato ad essere un cittadino attivo", è legittimo aspettare che siano i soggetti pubblici a fornire i servizi, ma aggiunge che conviene essere cittadini attivi perché le persone che si prendono cura degli spazi in cui vivono migliorano di fatto anche la qualità delle loro vite.
"L'Italia è casa nostra, i beni comuni del nostro Paese sono nostri, non sono dello Stato"; Arena ricorda che molti italiani si stanno prendendo cura degli spazi comuni delle loro città come se fossero casa loro, riappropriandosi del proprio Paese e riscoprendo il senso di sovranità popolare, "che non passa più soltanto attraverso il voto e la delega, e tutto questo fa molto bene alla democrazia".
Nuovo Governo e piano nazionale per i beni comuni
Il conduttore domanda perché la politica continui a non prendere in considerazione questo crescente fenomeno di cura dei beni comuni da parte dei cittadini.
Secondo Arena i "professionisti della politica" considerano i cittadini attivi dei "dilettanti" o addirittura degli intrusi in un campo che non è il loro. "Il paradigma della delega dà prestigio e potere" e cambiare questa cultura non è facile e richiederà del tempo.
"Siamo abituati a pensare che i beni siano privati o pubblici, e quindi dello Stato, è difficile far comprendere l'esistenza di una terza categoria di beni".
In conclusione Arena crede che i beni comuni possano essere un terreno di incontro per la politica, sostenendo che il nuovo governo dovrà trovare il modo di coordinare tutte le iniziative di cittadinanza attiva.. Il problema infatti è che le esperienze presenti non riescono a creare "massa critica" e quindi a produrre quel cambiamento che potrebbero realizzare, "manca l'organizzazione, manca un piano nazionale per i beni comuni".
Fabrizio Rostelli