L'idea dei farmer market arriva dagli Stati Uniti. In Italia i primi a sperimentarli sono stati i pugliesi. Non solo filiera corta, ma anche un rapporto di fiducia tra contadino e consumatore.

di Francesca Tozzi

L'idea del farmer market viene dall'estero, da New York e in generale dagli Stati Uniti. In Italia i primi a sperimentarlo sono stati i pugliesi: nel maggio 2005 a Taranto, in pieno centro città, Corso Umberto I, nasce il Mercato degli Agricoltori promosso da Coldiretti e tuttora attivo. Qui si trovano sempre frutta, verdura, formaggi e altri derivati del latte; spesso sono in vendita miele e prodotti dell'apicoltura, carni fresche e salumi, conserve, vini e aceto, olio di oliva. Qualche volta, si posson acquistare anche cereali, farina e pasta, legumi, piante e fiori, uova, pane e prodotti da forno, latte fresco alla spina, persino lumache, oli essenziali e lavanda.

Dove si trovano

Per avere avere un calendario è bene rivolgersi a un'organizzazione, come Campagna Amica, la rete dell'omonima Fondazione emanazione di Coldiretti. C'è poi il circuito internazionale ma più circoscritto dei Mercati della Terra organizzati da Slow Food: sono nove di cui cinque in Italia (Bologna, Cairo Montenotte, Montevarchi, San Daniele del Friuli, San Miniato)

La rete di Campagna Amica

Attualmente è la più strutturata e consistente: sul territorio nazionale sono presenti circa 600 mercati - di cui il 50% al nord (compresa l'Emilia- Romagna) e il restante 50% diviso equamente tra centro (Toscana, Lazio, Umbria e Marche) e sud - ma l'incremento di nuove aperture è di circa il 10% ogni mese. I produttori presenti sono in media da 10 a 40 con pochi picchi che raggiungono i 50.

I prezzi

Nei mercati organizzati dalla Coldiretti gruppi di agricoltori associati vendono direttamente ai consumatori prodotti agricoli del territorio impegnandosi a garantire un risparmio di almeno il 30% rispetto ai prezzi medi al consumo. Filiera corta non è sempre sinonimo di prezzo basso. Ci sono per esempio alcune eccellenze agroalimentari che hanno costi di produzione superiori perché vengono coltivate in minori quantità. Il biologico, poi, cui si dedica il 15% di questi agricoltori, ha bisogno di cure particolari: la percentuale di perdita è a volte consistente perché le colture, in assenza di fitofarmaci, si deteriorano più facilmente.

I vantaggi

La filiera corta e il contatto diretto tra produttore e consumatore offrono a quest'ultimo frutta e verdura di stagione e della zona, a vantaggio dell'ambiente e delle papille gustative. C'è poi l'aspetto delle tutela della biodiversità: nei farmer market si possono trovare prodotti della tradizione dimenticati come il cavolo nero o varietà di frutta non presenti in grande distribuzione (in Italia esiste una cinquantina di varietà di arance).

Le garanzie

I produttori si impegnano anche a garantire la provenienza, la tracciabilità, la qualità e la salubrità dei prodotti in vendita: tutti devono dichiarare nome, cognome, indirizzo e recapiti telefonici della propria azienda. C'è chi lo fa a voce, la maggior parte, chi tramite un dépliant. Non esiste uno standard né è stata ancora elaborata una scheda tecnica per quanto riguarda i farmer market. Molti produttori hanno però il loro sito Internet dove raccontano cosa fanno e come lo fanno, valori aggiunti e metodi di coltura, in particolare le aziende agricole che devono "giustificare" prezzi più alti uniti a garanzie di sicurezza. È il caso del biologico: la certificazione dell'Aiab non solo garantisce il processo produttivo ma anche che i campi non si trovino vicino a zone industriali o a falde acquifere contaminate.

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