di Matteo Orlandini*
Che fine hanno fatto le politiche familiari? Di famiglia, di bambini, di sostegno alla coppia e alla genitorialità si parla ogni giorno, eppure un fantasma si aggira tra le amministrazioni pubbliche italiane: è la politica per la famiglia.
Se ormai è assodato che lo Stato centrale è troppo abituato a erogare contributi in denaro, piuttosto che strutturare servizi, per trovare il "morto che cammina" occorre rivolgersi alle (poche) competenze in materia in capo alle Regioni. E si scopre che, a macchia di leopardo, "eppur si muove": superati i due modelli basilari della fine degli anni Novanta (lombardo ed emiliano), la politica familiare si interseca sempre più con la dimensione territoriale. Il nuovo modello è il Trentino.
L'obiettivo: sostenere i progetti di vita
La Provincia Autonoma di Trento ha iniziato nel 2004 un ripensamento delle proprie politiche familiari: un ripensamento condotto sulla base della valorizzazione delle capacità dei vari attori (pubblici, privati, di terzo settore) e delle famiglie, singole o associate, di auto-organizzarsi e di rispondere in modo adeguato ai propri bisogni. L'obiettivo della Provincia era ed è la creazione di un sistema integrato di servizi che tenga in conto i bisogni delle famiglie e le risposte strutturali presenti o sperimentabili sul territorio. Il sostegno ai progetti di vita delle famiglie fa sì che la politica familiare non abbia come primo riscontro il lavoro sul disagio, ma operi sulle aspettative per incidere sulle scelte delle famiglie. La Provincia di Trento ha puntato sulle funzioni economiche, riproduttive, sociali ed educative della famiglia, non considerando tale nucleo in primis come un soggetto debole e bisognoso, ma relazionalmente attivo e capace. La famiglia non necessita di un costante controllo pubblico, tramite norme incisive o elargizioni monetarie abbondanti, che creano dipendenza. La famiglia stessa sa delineare il suo progetto di vita.
Gli strumenti: una pluralità messa a sistema
Nei nove anni di sperimentazione del modello trentino sono nati diversi strumenti per accompagnare le famiglie nei loro progetti di vita: l'audit per la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, la certificazione territoriale e familiare per dare visibilità alle misure "family-friendly" (qui), la progettazione dei servizi familiari, i buoni di servizio per le attività estive, i vademecum sulle nuove tecnologie, i progetti di accoglienza familiare.
Il principale strumento per valorizzare l'apporto di ogni singolo soggetto è la certificazione familiare che avviene attraverso la creazione di marchi di attenzione, il cosiddetto marchio "Family in Trentino".
"Family in Trentino" viene rilasciato gratuitamente a tutti gli operatori che nella loro attività si impegnano a rispettare specifici criteri (standard di servizio e/o politiche di prezzo) per soddisfare le esigenze della famiglia, sia residente che ospite. Chi aderisce al progetto si impegna ad offrire servizi, prodotti di qualità e significative politiche attive di attenzione alla dimensione "famiglia", inoltre deve rispettare i requisiti richiesti per l'attribuzione del marchio. Alberghi, musei, Comuni, terme, impianti sciistici, associazioni sportive, imprese profit e no-profit, servizi ad hoc hanno ricevuto più di 200 marchi family-friendly.
Di fronte ad un interesse crescente, la Provincia ha voluto dare una prospettiva di sistema: tramite la legge n.1/2011 "Sistema integrato delle politiche strutturali per la promozione del benessere familiare e della natalità" tutte le sperimentazioni e gli strumenti messi in campo in Trentino hanno assunto una prospettiva di lunga durata.
La governance: un modello di partnership pubblico-privato
La Provincia ha costruito questo progetto in collaborazione con un'associazione di promozione sociale, il Forum Trentino delle Associazioni Familiari. La governance del progetto di politiche familiari è duale: l'Agenzia per la Famiglia è l'organo della Provincia che ha la responsabilità pubblica dell'intervento e del coordinamento delle azioni; il Forum ha il ruolo di attivatore dell'ambiente delle famiglie e delle loro associazioni. Il punto di incontro dei due attori è lo Sportello Famiglia: pensato e agito come un hub della rete. Tramite questo hub il sistema scambia informazioni tra l'interno e l'esterno, pensa e riformula i servizi, eroga i marchi, si relaziona con i Comuni, le famiglie, le associazioni.
La cornice strutturale e di senso
La cornice strutturale e di senso del "Territorio Amico della Famiglia" è divenuto il Distretto Famiglia, ossia un territorio, spesso una valle, accogliente ed attrattivo per le famiglie. Nella legge provinciale 1/2011, il Distretto Famiglia viene definito, all'art. 16, come "circuito economico e culturale, a base locale, all'interno del quale attori diversi per ambiti di attività e finalità operano con l'obiettivo di promuovere e valorizzare la famiglia e in particolare la famiglia con figli. Il distretto per la famiglia consente: a) alle famiglie di esercitare con consapevolezza le proprie funzioni fondamentali e di creare benessere familiare, coesione e capitale sociale; b) alle organizzazioni pubbliche e private di offrire servizi, anche a carattere turistico, e interventi qualitativamente aderenti alle esigenze e alle aspettative delle famiglie, residenti e ospiti, e di accrescere l'attrattività territoriale, contribuendo allo sviluppo locale; c) di qualificare il territorio come laboratorio strategico all'interno del quale si sperimentano e si integrano le politiche pubbliche, si confrontano e si rilanciano le culture amministrative, si innovano i modelli organizzativi, in una dimensione di incontro e confronto nell'ambito del contesto nazionale ed europeo"
Il distretto offre dunque servizi, incentivi e interventi che rispondono ai bisogni e alle aspettative delle famiglie, sia residenti che turiste. Il distretto compie le sue attività aggregando risorse e attori che condividono lo scopo di accrescere il benessere familiare sul territorio. L'idea di fondo è che il benessere familiare cresca al crescere del capitale sociale (reti, norme, fiducia?) familiare e all'attrarre risorse nuove sul territorio. Il Distretto Famiglia promuove l'aggregazione reticolare di servizi ed attori plurali che hanno a cuore lo sviluppo territoriale e l'agio familiare. Gli attori del distretto sono tutti i soggetti che, su quel territorio, interagiscono con le famiglie: le autonomie locali, le associazioni di famiglie e le organizzazioni di Terzo settore, gli attori economici for-profit e no-profit. Ad oggi sono sette i Distretti Famiglia attivi in Trentino: Val Rendena, Valle di Non, Valle di Fiemme, Valle di Sole, Valsugana e Tesino, Alto Garda, Rotaliana-Königsberg.
Un esempio: la Val di Fiemme
In Val di Fiemme, ed in particolare a Cavalese, è nato un Distretto Famiglia, con l'accordo di area firmato il 2 febbraio 2011 da ventiquattro organizzazioni. È il più grande distretto familiare del Trentino, il primo ad includere direttamente la rappresentanza delle famiglie. Il distretto parte da un'esperienza pregressa di analisi del territorio, in cui si cercava di lavorare soprattutto sul rispetto dell'ambiente naturale (ad esempio con giornate senz'auto e con educazione al riciclo), richiamando la sostenibilità, la vivibilità e l'attrattività naturalistica, turistica e sportiva del territorio di Fiemme. Questo distretto ha una struttura propria: si sviluppa su un territorio turistico, in cui conta la produzione di politiche di marketing territoriale, ed in cui è più alta la percentuale di famiglie non autoctone. Il distretto si presenta come l'intersezione di tre filiere:
- la più articolata è quella legata all'offerta paese in cui figurano le attività di "Cavalese for Family", i marchi family e la Baby Little Home;
- la seconda concerne l'offerta turistica e tutte le attività family friendly degli alberghi, ristoranti, gelaterie e funivie;
- la terza filiera è quella sociale, con le singole attività non ancora strutturate a rete (tagesmutter, attività di doposcuola, asili, formazione, tariffe).
Perché sta diventando un modello
Il Trentino sta divenendo un modello di sviluppo delle politiche familiari sia per la teoria che sviluppa sia per la pratica che incarna. Da una parte, il Distretto Famiglia ri-territorializza i servizi e le pratiche familiari, andando oltre una logica cash, ri-attiva gli attori interessati alla famiglia, distogliendogli da una logica passivizzante, e gemma una rete generativa e plurale, creando un senso di appartenenza e di identità territoriale. Dall'altra, il Distretto diviene un esempio da seguire: alcune Regioni e persino l'amministrazione centrale ne riprendono le principali direttive (la sperimentazione audit sta avvenendo anche a livello nazionale, i marchi di attenzione sono una misura ripresa anche in altre regioni) per la semplicità con cui è ripetibile la certificazione territoriale.
* Matteo Orlandini si è laureato in Sociologia presso l'Università di Bologna (2008) e ha conseguito un dottorato di ricerca, presso lo stesso Ateneo (2012), con una tesi dal titolo "Partnership fra Terzo settore e istituzioni locali nelle politiche family friendly: il Distretto Famiglia". E' assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell'Economia dell'Università di Bologna. I suoi principali campi di ricerca sono le organizzazioni di terzo settore e le politiche sociali, con un focus specifico sulle social partnership e la personalizzazione dei servizi.
Riferimenti
Sito dell'Agenzia per la Famiglia della Provincia Autonoma di Trento
Sito del marchio "Family in Trentino"
Malfer, L., 2012, Family Audit: la nuova frontiera del noi. Linee guida per la certificazione aziendale, Milano, FrancoAngeli.
Orlandini, M., 2011, La territorializzazione delle politiche per la famiglia. Un caso di studio: il "Trentino Territorio Amico della Famiglia", Working paper, Osservatorio Nazionale sulla Famiglia
Prandini, R., 2012, Come rendere riflessiva la relazione tra famiglia e lavoro. Welfare aziendale, distretti familiari e audit famiglia-lavoro, in P. Donati (a cura di), La famiglia in Italia. Sfide sociali e innovazioni nei servizi, vol. II, Nuove best practices nei servizi alle famiglie, Roma, Carocci.
Provincia Autonoma di Trento (PAT), 2004, Piano di interventi in materia di politiche familiari.
- 2007, Piano di interventi in materia di politiche familiari.
- 2009a, Libro Bianco sulle politiche familiari e per la natalità.
- 2009b, Progetti in materia di promozione della famiglia e di integrazione con le politiche scolastiche e del lavoro
- 2010, Family Audit. Linee guida per l'attuazione del Family Audit
- 2011, Legge provinciale 2 marzo 2011, n. 1, Sistema integrato delle politiche strutturali per la promozione del benessere familiare e della natalità
http://secondowelfare.it/governi-locali/enti-locali/il-distretto-famiglia-della-provincia-autonoma-di-trento.html