di Yanick Perera*
Uno dei principali problemi che l'Unione Europea si trova a dover affrontare è la difficile situazione causata dalla crisi economica iniziata nel 2008. Alti tassi di disoccupazione, contenimento della spesa pubblica dei singoli Stati membri, lotta alla povertà sono solo alcuni dei temi che gli Stati membri stanno cercando di fronteggiare. In questo contesto risulta di grande importanza "An agenda for new skills and jobs", iniziativa organizzata dal Comitato delle Regioni (CoR) che costituisce parte della strategia "Europa2020".
L'agenda mira a raggiungere due importanti risultati: incrementare i livelli d'istruzione e di occupazione all'interno dei Paesi membri. Se i livelli d'istruzione sono aumentati durante il corso degli anni, i livelli di occupazione sono invece diminuiti a seguito della crisi internazionale e oggi, a livello europeo, appare un difficile traguardo raggiungere la soglia prefissata del 75% di occupati nella fascia di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Non solo ci sono significative differenze tra i Paesi membri, ma sono anche presenti disarmonie tra le varie regioni d'Europa, dove i maggiori tassi di occupazione si trovano in Germania, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Regno Unito, mentre i livelli più bassi si riscontrano nelle regioni dell'Europa meridionale, due su tutte Spagna e Italia. Nello specifico, per quanto concerne l'Italia, quattro regioni (Puglia, Sicilia, Campagna, Calabria) hanno tassi di occupazione addirittura inferiori al 50%. Come confermato da uno studio dell'OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico) del 2012 "Labour markets at regional level" sono proprio le regioni e le autorità locali ad avere una maggiore responsabilità nei settori dell'educazione, della formazione e dell'occupazione, infatti sono direttamente coinvolte nelle problematiche del proprio territorio giocando un ruolo fondamentale per la crescita e la creazione dei posti di lavoro.
L'agenda, partendo da queste premesse, si è posta quattro obiettivi principali:
- migliorare l'efficienza dei mercati di lavoro;
- formare più lavoratori con competenze "High skills";
- migliorare la qualità del lavoro;
- promuovere politiche per la creazione di nuovi posti di lavoro.
La Conferenza "An agenda for new skills and jobs" tenutasi dal 28 febbraio al 1 marzo 2013 a Dublino (l'Irlanda attualmente detiene la Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea e ha come principali obiettivi proprio la promozione della crescita economica e dell'occupazione sostenibile) si è concentrata sul ruolo degli enti locali e regionali nell'incrementare le opportunità occupazionali attraverso una più stretta relazione tra il sistema educativo e i vertici delle imprese per rendere le offerte di competenze più congrue alle richieste del mercato del lavoro.
Nel discorso di apertura il Vice-Presidente del CoR Mercedes Bresso ha costatato, nonostante la crisi internazionale che ha colpito l'Unione Europea, come alcuni programmi e politiche ("Tallinn works", "Educational and Research", Flanders case - "Skills and jobs strategy", ecc.) che sono stati attuati in varie regioni possano essere considerati non solo buone, ma anche un esempio da esportare e utilizzare in altre zone dell'Unione.
Il CoR, inoltre, ha incoraggiato gli Stati Membri a tenere conto degli orientamenti della Commissione stessa, dei loro programmi di riforma e dei loro piani per l'occupazione nazionale; in particolare si tratta di puntare sulla flexicurity (che rappresenta una sfida indubbia nel mercato del lavoro) e sugli strumenti volti a incoraggiare il lavoro autonomo incentivando le "start up" dei giovani imprenditori e puntando su pratiche ancora poco diffuse a livello europeo come il microcredito.
Il problema della disoccupazione giovanile resta uno dei temi più importanti. A tale proposito Pamela Kearns, membro del Dublin Regional Authority, ha spiegato come l'Irlanda stia affrontando con impegno questo problema attraverso una serie di politiche volte ad incentivare sia l'istruzione che la successiva formazione dei giovani, cercando al contempo di ridurre le barriere che non permettono la realizzazione di un mercato unico. Infatti, più che la mancanza di offerta di lavoro, il problema avvertito è la carenza di personale specializzato o con alte competenze specifiche, soprattutto nel campo informatico e ingegneristico, che il mercato irlandese non riesce a soddisfare, così come altre regioni dell'Unione Europea.
Altro tema caldo della Conferenza, sempre collegato all'occupazione, è quello dell'istruzione. Una delle principali priorità, ha commentato Pierre Mairesse (Direttore del Lifelong Learning, DG per l'Educazione, Formazione, Cultura e Giovani della Commissione Europea), deve essere limitare l'abbandono scolastico e per farlo occorre puntare su programmi specifici non solo a livello Europeo ma anche, e soprattutto, a livello nazionale, se non addirittura locale. "Se il 15% in più degli studenti finisse la scuola, avremmo il 20% in meno di disoccupazione" ha ribadito Mairesse nel suo intervento. Si avverte inoltre la necessità di un maggior numero di persone laureate, così da poter disporre di più lavoratori con competenze "high skills".
L'Unione Europea pertanto deve lavorare su due punti chiave:
- maggiore trasparenza all'interno della comunità, raggiungibile attraverso quadri comuni in modo che la mobilità dei lavoratori sia più agevole e riconoscendo gli stessi diritti a coloro che sono in possesso di un titolo di studio equivalente, così da poter accedere alle stesse offerte di lavoro con le stesse opportunità;
- dare ulteriore enfasi a strumenti europei che permettano la globalizzazione stessa del mercato del lavoro, come il Curriculum europeo (Europass) e l'Eu Skills Panorama, sito innovativo che presenta in un unico database informazioni di tipo quantitativo e qualitativo sulle competenze richieste a breve e medio termine e sull'offerta di competenze a livello europeo.
Nel corso della Conferenza sono state, infine, presentate varie strategie adottate in alcune regioni europee per lo sviluppo dell'occupazione a superamento della crisi economica. Tra queste vale la pena citare il caso della città di Tallinn (Estonia) col titolo "Tallinn works". Toomas Vitsut (Presidente del Consiglio cittadino di Tallinn) ha esposto come Tallinn abbia saputo reagire prontamente alla crisi, iniziando sin dal 2008 a monitorare la disoccupazione e le offerte di lavoro e, contemporaneamente, mettendo a disposizione consulenze legali per tutelare i lavoratori contro le violazioni nel diritto del lavoro.
In pochi mesi è stato approvato il pacchetto "City of Tallinn Economic Recession Assistance Package 2009-2010". Il documento è stato incentrato su sei priorità, la prima e più importante delle quali è stata quella di ridurre la disoccupazione e i suoi effetti sulla società. Il pacchetto prevedeva anche misure per migliorare l'assistenza sociale, per sostenere il settore commerciale, per ridurre i costi degli alloggi, ecc. Pertanto il programma "Tallinn works" si è concentrato sull'occupazione in strutture comunali, sui posti di lavoro nel settore privato e nei lavori pubblici. Grazie a iniziative come queste, che hanno portato all'attivazione rapida ed efficiente di una serie di politiche finalizzate al contenimento della disoccupazione e dal rischio povertà, Tallinn sta riuscendo a reagire con successo alla crisi.
Altro importante progetto, presentato da Patrizio Bianchi (Consigliere regionale per il lavoro in Emilia Romagna), riguarda il piano regionale "Educational and Research", incentrato sull'istruzione e sulla ricerca. Anche in questo caso in primo piano sono state messe le esigenze dei giovani e le loro possibilità di accedere più agevolmente al mercato del lavoro, migliorando le loro competenze e stringendo legami più stretti con il mondo imprenditoriale.
"An agenda for new skills and jobs" ha portato alla luce varie realtà che possono essere utilizzate come modelli anche in altre aree dell'Unione Europea e devono essere proprio le regioni e le autorità locali a trarne il massimo spunto. Sono esperienze positive, elaborati e ragionati piani d'azione che hanno saputo trovare delle soluzioni efficienti ed efficaci anche in tempo di crisi.
In conclusione, si può affermare che la ricostruzione del welfare, specialmente nel campo occupazionale, non deve partire solo dalle istituzioni sovranazionali e nazionali, ma anche dalle comunità locali, più attente e consce dei problemi del proprio territorio. Quest'ultime devono sentirsi libere, anzi spronate, a progettare e adottare nuove e importanti iniziative, assumendosi responsabilità e rischi, per riuscire a raggiungere gli obiettivi principali posti dall'agenda. La Conferenza di Dublino, affrontando questi temi, specificandone le cause e proponendo possibili soluzioni, si è mossa nella direzione di portare l'occupazione e l'istruzione ad alti livelli, fondamentali per la ripresa e per la crescita economica e per la competitività della Comunità Europea.
* Yanick Perera si è laureato in Scienze Politiche nel 2010 e attualmente è studente del corso di Laurea magistrale di Scienze del Lavoro, presso l'Università degli Studi di Milano.