Con la crisi è boom di assunzioni in agricoltura che è il settore che fa registrare il più elevato aumento nel numero di lavoratori dipendenti con un incremento record del 3,6 per cento, in netta controtendenza con l'andamento generale che mostra livelli elevati di disoccupazione.
E` quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2012 che evidenzia un andamento positivo delle assunzioni nel nord, centro e sud Italia. Il trend positivo dell'agricoltura è particolarmente importante perché è il risultato di una crescita del 7,2 per cento al nord, dell'11,2 per cento al centro e dell'1 per cento al sud.
Si stima peraltro che abbia meno di 40 anni un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura, dove si registra anche una forte presenza di lavoratori giovani e immigrati che hanno abbondantemente superato quota centomila.
Secondo l'analisi di Coldiretti a crescere in futuro sarà la domanda di livelli più elevati di professionalità con particolare riguardo a figure specializzate in grado di seguire lo sviluppo di specifiche coltivazioni, la conduzione di macchinari o la gestione di attività che oggi si sono integrate con quella agricola all'interno dell'azienda: dalla vendita diretta dei prodotti tipici alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell'uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.
La domanda di lavoratori si registra infatti per figure professionali tradizionali che vanno dal trattorista al taglialegna fino al potatore, ma anche per quelle innovative all'interno dell'impresa agricola come l'addetto alla vendita diretta di prodotti tipici, alla macellazione, alla vinificazione o alla produzione di yogurt e formaggi.
Continua invece il calo tra i lavoratori indipendenti dovuto in parte ai processi di ristrutturazione che stanno portando ad un aumento della dimensioni aziendali medie. I lavoratori indipendenti - conclude la Coldiretti - si riducono in media del 3,7 per cento con un calo più accentuato nel centro Italia (-10,8 per cento) e nel Mezzogiorno (-4,5 per cento) rispetto al Nord (-1 per cento).