Solidarietà

Dall'ex casalinga Rita alla cronista di Mauritius. Le storie delle ospiti del centro di accoglienza aperto nel villaggio della Barona.

Rita ha un marito, due figli, amici, parenti e il ricordo di «una casa bellissima, per me era la casa dei sogni». Ma la notte la trascorre su una brandina, che ogni sera bisogna aprire e poi la mattina richiudere, in una palestra trasformata in dormitorio, una maglietta sull'altra, un libro di preghiere, circondata da sconosciute. Come è potuto accadere?

«Mio marito ha perso il lavoro e si è depresso». Da lì in poi, nove anni fa, tutto è andato male. E Rita oggi è una homeless, una senza fissa dimora, tra le venti altre ospitate dal centro di accoglienza notturno Alba, alla Barona. Un servizio nato dalla collaborazione tra l'Associazione Sviluppo e Promozione e la Cooperativa sociale la Cordata, in convenzione con il settore servizi sociali del Comune. Il thè, la doccia, il letto.

Il primo solo per donne, sulla strada le più esposte.

La ragazza nigeriana che si è truccata gli occhi di azzurro e la bocca di arancione ha una storia di sfruttamento e stupri: «Ho fatto una vita un po' orribile», dice, ha una bambina di quattro anni e mezzo che non può vedere. L'anziana argentina, arrivata dopo la crisi sulle tracce di un nonno di Abbiategrasso, per mangiare adesso deve fare la fila alla mensa dei poveri. E anche per il dentista deve chiedere aiuto. «Ma non voglio parlare male di questo Paese - le viene da piangere - io ringrazio l'Italia perché non mi ha lasciato sola».

Un donnone delle Mauritius racconta di essere anche giornalista in patria, di essere stata chiamata per un lavoro all'Università di Torino. Poi ha aperto un phone-center, dice, è stata imbrogliata, ha perso tutto. «A casa non posso tornare senza soldi. La strada? È pericolosa. Non si può immaginare quanta crudeltà ci sia - parla benissimo -. La nostra vita è lavoro, quando la mente è vuota, lascia spazio alla cattiveria».

Elena e Iolanda, madre e figlia appena diciottenne, hanno avuto una casa popolare, poi l'hanno persa, sono state separate, una in cella, l'altra in comunità, alcol, sbandamenti, violenze, ora sono di nuovo insieme, ma senza un tetto. «Le pulizie, un bar, qualunque lavoro ci andrebbe bene». La ragazza è così sveglia che meriterebbe di riprendere a studiare: «Mi piace la musica. I libri? Ho letto Se questo è un uomo ».

Italiane come è italiana Rita, arrivata da Caltanissetta con la famiglia quando sembrava che il marito si fosse rimesso in piedi, con una nuova possibilità di impiego. È durata poco. Un appartamento «bruttissimo» in affitto a Corsico, qualche contratto sempre a termine, la pulizia di celle frigorifero, anche Rita si è messa a lavorare, ma i conti a fine mese restano sempre in rosso. Nel 2011, perdono di nuovo entrambi lavoro e casa. «Dormivamo in macchina», da oltre un anno ormai abbandonata senza assicurazione né benzina. Il figlio piccolo affidato ad amici, il grande partito a cercare fortuna altrove. Un po' hanno tirato avanti con l'assistenza di una parrocchia, finché non son dovuti andare al Centro Aiuto del Comune. Dove raccontano che gli italiani senza fissa dimora sono tanti, nel 2012 come mai prima, e molti arrivano dal Sud.

Il 31 marzo, con la fine del piano freddo, Alba chiude. Rita spera che il tirocinio come cameriera ai piani che sta facendo ogni mattina si trasformi in lavoro: «Così posso riprendere mio figlio e torniamo a stare tutti insieme. Il mio sogno adesso è questo».

Alessandra Coppola

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