Multietniche e radicate: crescono le associazioni e le imprese di donne migranti

di Cristina Galasso 

Dall'ultimo censimento Istat sappiamo che le donne sono ormai la maggioranza della popolazione straniera in Italia, rappresentano infatti il 53%, percentuale che in Toscana sale al 54%. Il 50,9% lavora e dal 2007 le lavoratrici immigrate sono aumentate del 65,8% rispetto al 39,8% degli uomini.

Come ci spiega Carlo Colloca, curatore del volume Cesvot "Città e migranti in Toscana. L'impegno del volontariato e dei governi locali per i diritti di cittadinanza" e studioso dei fenomeni migratori, "una forte componente di donne straniere significa maggior radicamento della popolazione straniera sul territorio perché il numero delle donne migranti cresce con l'aumentare di nuovi nuclei familiari - frutto di ricongiungimenti e di unioni miste - e con l'incremento delle seconde generazioni. E la presenza straniera segna anche le trasformazioni che attraversano il mondo del volontariato e dell'associazionismo. Si riscontra, infatti, la crescente formazione di organizzazioni in cui l'appartenenza di genere costituisce la base di una partecipazione sociale che coinvolge e riunisce donne italiane e donne straniere".

Dalla ricerca "L'arcobaleno della partecipazione. Immigrati e associazionismo in Toscana", promossa da Cesvot e condotta dall'Università di Firenze nel 2006, risulta infatti che nelle organizzazioni di volontariato che operano a favore degli stranieri la presenza delle donne è pari al 71,4%, mentre si attestano al 28,6% in quelle composte da stranieri (monoetniche e/o plurietniche). Inoltre in Toscana circa il 30% delle associazioni di e per stranieri è presieduto da una donna, un dato che - come abbiamo spiegato nel numero "Donne in quota" - è comune a tutto l'associazionismo a livello nazionale.

E' soprattutto dagli anni Duemila che nel nostro paese aumenta la presenza delle donne straniere nel volontariato e in particolare cresce l'associazionismo di donne migranti. Come sottolinea il 1° Rapporto sull'associazionismo delle donne immigrate in Italia questo aumento coincide con l'incremento dei flussi femminili verso l'Italia. Il rapporto, presentato recentemente dalla Fondazione Nilde Iotti, ha censito almeno 188 associazioni di donne immigrate. La più antica risale ai primi anni Ottanta ed è stata fondata da un gruppo di donne eritree (presenza storica nel nostro paese), seguita all'inizio degli anni Novanta da un'associazione di donne filippine.

La gran parte delle associazioni di donne migranti è di tipo multietnico (95), composte cioè da donne che provengono da diversi paesi. La nazionalità più rappresentata è quella somala, seguono l'ucraina e la senegalese. Un dato interessante perché, invece, l'associazionismo di uomini migranti tende ad essere più monoetnico: in Toscana il 57% delle associazioni di stranieri è composto da una sola nazionalità (vedi "L'arcobaleno della partecipazione").

Il numero più alto di associazioni di donne straniere è in Emilia Romagna (61), segue Lombardia (28), Lazio (27), Piemonte (14), Trentino (9), Campania e Toscana (7). In Molise, Abruzzo, Liguria, Valle d'Aosta sono 2 in ciascuna regione ed una sola in Umbria e Calabria. La totale assenza di associazioni si registra in Basilicata.

La mappa dell'associazionismo di donne migranti è simile a quella dell'imprenditoria femminile straniera: le imprese di donne straniere crescono, infatti, in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte (Censis-Confcommercio 2011). La percentuale più alta di donne imprenditrici la registra la comunità cinese (leggi l'intervista a Hongyu Lin, assessora cinese a Campi Bisenzio) ma crescono le imprenditrici rumene e latino-americane.

In Toscana, secondo Irpet, le cinesi imprenditrici sono il 37%, percentuale che supera la media italiana (15,8%) e quella delle imprenditrici ?italiane' (28%). L'80% delle imprenditrici straniere ha meno di 50 anni ed è attiva soprattutto nei settori socio-sanitario e alberghiero ma sono in aumento nell'ambito manifatturiero (32,6%) e del commercio (33%).

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