«Il mio obiettivo è accompagnare al meglio il mondo cooperativo particolarmente forte in una regione come il Veneto, punta di eccellenza per l'agroalimentare e supporto indispensabile al welfare per quanto riguarda il sociale». A parlare nella sua nuova veste di presidente di Confcooperative, è Maurizio Gardini, 53 anni di Forlì, principale associazione di rappresentanza delle cooperative italiane con 20.500 imprese associate, 3.166.000 soci, 550.000 occupati e 62 miliardi di euro di fatturato. Gardini, presidente di Fedagri (la federazione agricola di Confcooperative), è a capo di Conserve Italia, la più grande cooperativa agricola del paese che racchiude marchi come Valfrutta, Cirio - De Rica e Yoga. Da imprenditore sul campo sa che la vera ricetta anticrisi è una politica incentrata sull'export che porti le imprese cooperative ad 'battere' nuovi mercati non saturi come quelli interni.
Di cosa hanno bisogno oggi le cooperative?
Di certezze e stabilità di governo innanzitutto, cosa che auspichiamo fortemente che possa scaturire da queste elezioni. Ma anche di essere credibile all'interno della Ue quindi tenendo a freno lo spread, perché altrimenti le risorse che il Paese impiega per pagare gli interessi per il debito pubblico vanno a finanziare gli speculatori finanziarie. E questo non ce lo possiamo permettere.
Quali sono i punti cardine per una ripresa del Paese?
Le priorità sono quattro, tutte indispensabili per il nostro mondo: assicurare liquidità alle imprese, lavorare per un accesso al credito più sostenibile, sviluppare politiche di aggregazione e di export e sbloccare i ritardi di pagamento della Pubblica amministrazione che oggi toccano la soglia inammissibile dei 124 giorni.
Eppure i provvedimenti ci sono per sbloccare questa situazione che pesa molto sulle cooperative venete!
Certo, ma bisogna darne attuazione. È un dramma di enormi proporzioni, i dati del ministero dell'Economia parlano ormai di uno stock di debito pari a 140 miliardi di cui 100 accumulati nell'ultimo anno. E poi più che ridare l'Imu si pensi piuttosto a misure per le imprese e per l'occupazione intervenendo anche sul cuneo fiscale. Serve rilanciare i consumi interni oggi ridotti ai minimi, altro che aumento dell'Iva.
Lei si è occupato fino ad ora di agroalimentare dove il Veneto vanta un'alta vocazione.
Le cooperative di questa regione, da Verona a Vicenza a Venezia rappresentano davvero la punta di eccellenza del nostro made in Italy in tutti i settori, dal latte all'ortofrutta, dai vini alla zootecnia ai cereali e per questo abbiamo tutti il dovere di sostenerle, aiutandole a stare sul mercato. Ma oggi sono fondamentali anche le cooperative sociali impegnate nei servizi alla famiglia per anziani, bambini e persone svantaggiate, che in Veneto sono ben 500, quasi il 10% del totale nazionale. Svolgono un'azione indispensabile oggi più che mai visto il calo dell'erogazione della spesa sociale destinata a bambini, anziani e inserimento lavorativo.
Cosa fare su questo fronte?
Riscrivere una nuova pagina del welfare attraverso sinergie tra cooperazione sociale e socio sanitarie. Voglio ricordare anche il ruolo delle mutue sanitarie in grado di rispondere oggi alle esigenze delle classi più deboli in un momento di arretramento di spesa da parte dello Stato. Non certo ultimo voglio ricordare il ruolo della cooperazione nelle utilities e multiutilities, trasporto ed energie, perché non crediamo alle società quotate in borsa.
Sabina Licci