Nel 2012 sono state presentate 654 mila denunce rispetto alle 726 mila
del 2011. Calano le morti bianche.
Nel 2012 sono state presentate 654 mila denunce di infortuni sul lavoro con una riduzione di circa il 9% rispetto alle 726 mila denuncie del 2011; in calo le «morti bianche»: lo scorso anno e si sono registrati 820 casi mortali con un calo del 3% rispetto al 2011. Lo ha reso noto il direttore generale dell'Inail, Giuseppe Lucibello, ospite di «L'Economia Prima di Tutto» su Radio1 Rai. Anticipando i dati che saranno resi noti ad aprile, Lucibello ha annunciato che il trend discendente per infortuni e morti sul lavoro viene confermato anche nel 2012. «Al 31 dicembre 2012 - ha spiegato - ci risulta una cifra di 654 mila denunce di infortuni sul lavoro: ci sarà un assestamento di questi dati ma quello che possiamo anticipare è che si registra una riduzione di circa il 9% rispetto alle 726 mila denuncie del 2011»
Lucibello ha sottolineato che sono in diminuzione anche le «morti bianche»: «Nel 2012 abbiamo registrato 820 casi mortali - spiega il direttore generale dell'Inail - e anche se ricordo che dal punto di vista statistico dobbiamo aspettare 180 giorni dalla fine dell'anno, posso anticipare che sul fronte delle morti sul lavoro registriamo un ulteriore calo: stimiamo di non superare in ogni caso 870 incidenti mortali, con una flessione di almeno il 3% rispetto agli 893 morti registrati nel 2012».
La crisi, ammette l'Inail, pesa molto su questa riduzione: «la diminuzione dell'attività produttiva ha pesato nel 2012 su questo calo più di quanto sia avvenuto nel 2011: si può quantificare in una quota pari a circa il 50% di questa riduzione degli infortuni».Lucibello, che individua nell'agricoltura e alcuni settori dell'industria gli ambiti dove è necessario fare più sforzi per controlli e prevenzione chiede al prossimo governo, qualunque esso sia, di mantenere la massima attenzione sul tema della sicurezza sul lavoro: «Le priorità del welfare nell'ultimo periodo sono state probabilmente altre - spiega - ma il prossimo governo deve rimettere al centro l'idea che investire in sicurezza conviene: per farlo però non bastano le risorse che abbiamo nel sistema».