ROMA - Primo: rendere uniformi in tutto il territorio nazionale i percorsi di diagnosi, cura e assistenza per chi soffre di dolore cronico, non "lasciando degenerare nell'indifferenza della burocrazia una norma di civiltà" come la legge 38/2010. Secondo: investire nella ricerca scientifica per arrivare a una terapia per quelle patologie che ora non ne hanno. Terzo: semplificare l'erogazione dei farmaci in grado di alleviare la sofferenza. È quanto chiede la Fondazione Isal, Istituto di ricerca e formazione in scienze algologiche di Rimini attivo dal 1993, nella lettera aperta inviata alle segreterie dei partiti e ai candidati alle elezioni politiche dei prossimi 24 e 25 febbraio. "La 38/2010 è una legge di civiltà, un orgoglio per l'Italia che è l'unico Paese europeo ad aver assicurato ai cittadini il diritto alla terapia del dolore, ma aspetta ancora di essere applicata" dice il professor William Raffaeli, presidente della Fondazione Isal e consulente della Commissione nazionale "Cure palliative e terapie del dolore" costituita presso il ministero della Salute. La legge 38/2010 è stata promulgata il 15 marzo del 2010, ma solo il 25 luglio 2012 la conferenza Stato-Regioni ha raggiunto l'intesa per definire i requisiti minimi e le modalità organizzative per realizzare in ogni regione una rete dei centri di terapia del dolore.

"Chi si candida a governare il Paese deve una risposta agli oltre dodici milioni di italiani che soffrono di dolore cronico - continua William Raffaeli -. Non vogliamo che la burocrazia vanifichi quanto fatto dalla politica istituendo la legge 38/2010 e per questo chiediamo ai prossimi parlamentari di vigilare affinché la terapia del dolore diventi realtà ovunque, senza discriminazioni tra cittadini di serie A e cittadini di serie B". Nel luglio 2014, inoltre, scatterà il semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione europea: "Deve essere l'occasione per diffondere in tutta Europa il diritto a non soffrire".

Ai partiti la Fondazione Isal chiede anche di intervenire a favore dei circa due milioni di italiani che non hanno ancora alcuna cura. "Il dolore cronico deve essere inserito nei bandi ministeriali e regionali di ricerca - dice Raffaeli -, in modo da dare una speranza a chi, pur vivendo ogni giorno nella sofferenza per lesioni cerebrali, amputazioni, fibromi algia, esiti di herpes zoster, traumi, fratture, nevralgia e interventi malriusciti alla schiena, non è catalogato in alcuna patologia e quindi ha negato il diritto non solo alla salute, ma anche ad esenzioni, rimborsi e programmi di assistenza".

La Fondazione ISAL denuncia infine alcune difformità regionali nell'accesso ai farmaci, in particolare ai cannabinoidi che sono stati ammessi dal ministero della Salute per il trattamento del dolore cronico centrale. "Per prescrivere i cannabinoidi - spiega il professore Raffaeli - il medico di famiglia o lo specialista deve compilare un modulo ministeriale appositamente predisposto e consegnarlo per la richiesta di importare i farmaci, che deve essere nuovamente autorizzata dal Ministero e anche dall'azienda sanitaria di riferimento". Una procedura farraginosa, in cui ogni azienda sanitaria ha i suoi tempi: "Non è possibile - conclude Raffaeli - che in alcune regioni servano tre mesi per avere il farmaco e in altre sei, è un'anomalia che va risolta".

L'appello della Fondazione ISAL ai candidati è disponibile online sul sito http://www.fondazioneisal.it/ con uno spazio per adesioni e commenti. Per aderire si può anche inviare un'e-mail, indicando il proprio nome e cognome, all'indirizzo info@fondazioneisal.it.

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