Appello del Forum Nazionale del Terzo Settore
In occasione delle Elezioni 2013, il Forum Nazionale Terzo Settore sottopone le sue proposte alle forze politiche in campo, ai futuri Parlamentari, al nuovo Governo.
Premessa
La situazione economica sfavorevole, la questione ambientale, l'emergenza sociale, la crisi delle istituzioni democratiche sono i nodi intrecciati e non separabili di una stagione di passaggio che si annuncia cruciale e dagli esiti incerti. La prolungata fase di recessione economica sta producendo effetti pesanti sul piano sociale. Con l'impoverimento delle condizioni materiali di vita di fasce sempre più ampie della popolazione aumentano il disagio, l'insicurezza diffusa, il rischio della guerra fra poveri e della rottura del patto sociale. E insieme a questo avanza la crisi culturale, dei valori condivisi, del senso della comunità. E' evidente la caduta di fiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni, l'indebolimento dei meccanismi della democrazia.
Per offrire al Paese una prospettiva di ripresa e di nuovo sviluppo pare necessario imprimere una svolta in direzione di un modello economico più sostenibile sotto il profilo sociale e ambientale, ispirato a una più equa distribuzione delle risorse e ad una maggiore coesione fra le diverse componenti sociali, al rispetto della legalità democratica e alla valorizzazione della partecipazione civica. Una politica per lo sviluppo che rimetta al centro i diritti umani e la giustizia sociale, i beni comuni, il lavoro, il welfare, l'ambiente.
Il cambiamento profondo di cui l'Italia ha bisogno nessuno può garantirlo da solo. Né le istituzioni, né i partiti, né le organizzazioni sociali possono essere autosufficienti. Ma, nel reciproco rispetto dei loro diversi ruoli, tutti possono e devono fare la propria parte in uno sforzo collettivo.
In questa prospettiva, siamo convinti che il mondo del Terzo Settore possa offrire un contributo importante. Siamo convinti che il Terzo Settore sia destinato ad avere un ruolo importante nelle ricostruzione economica, civile, morale del Paese. Grazie alla sua vocazione civica e solidaristica, alla capacità di coinvolgere le persone, costruire legami sociali, leggere i bisogni e costruire risposte concrete attraverso l'autorganizzazione delle persone. Insomma Terzo Settore cemento della società.
Volontariato, associazionismo, cooperazione sociale sono un argine alla frammentazione sociale e un motore di partecipazione, laboratorio dell'innovazione del welfare, volano di nuovo sviluppo economico, cantiere di nuova cittadinanza democratica. Una ricchezza da investire al servizio di tutto il Paese.
Le "stelle polari": alcuni principi di orientamento nell'azione politica
Chiediamo a tutti i candidati di fare propri alcuni principi utili a valutare le iniziative del Parlamento e del Governo, principi che saranno da noi usati per valutare il loro operato.
Si tratta di alcune semplici domande che ciascun parlamentare deve porsi di fronte ad ogni proposta legislativa:
L'approvazione di una determinata legge:
1. rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese?
2. riduce le diseguaglianze?
3. aumenta l'inclusione sociale?
4. contribuisce alla lotta alla povertà e alle discriminazioni?
5. promuove uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile?
6. è equa dal punto di vista intergenerazionale e fa si che i nostri figli e nipoti possano stare meglio?
Semplici domande ma dalle grandi implicazioni e ricadute, che distinguono una politica attenta e responsabile da una grettamente egoistica e predatoria.
Quattro Assi portanti
1. COESIONE E SICUREZZA SOCIALE
1.1 Partecipazione democratica e cittadinanza attiva
Occorre riannodare (e riformare) i rapporti tra cittadini e istituzioni. La crisi del sistema politico italiano è ormai evidente. Urge un moto di riscatto morale per reagire alla crisi culturale del Paese, riattivare le energie della partecipazione e del civismo, ridurre la distanza fra cittadini e istituzioni, ridare nuova dignità e rappresentatività alla politica.
La sussidiarietà, verticale e orizzontale, è elemento qualificante di una società e di uno Stato che pone davvero al centro il cittadino, non suddito ma soggetto, pienamente qualificato ad agire, da solo o attraverso forme di autorganizzazione sociale, per contribuire al raggiungimento del bene comune.
Una politica che rimette al centro della sua azione la riforma delle istituzioni e del rapporto con i cittadini, trova sicuramente un sostegno dalle formazioni sociali, in specie del Terzo Settore Italiano. Da anni l'Eurispes segnala che il grado di fiducia dei cittadini verso il volontariato si attesta intorno al 70%; così come da alcuni anni oltre 15 milioni di contribuenti (circa i 2/3 del totale), ogni anno, sottoscrivono il 5X1000: una sorta di referendum annuale che attesta la credibilità del Terzo Settore. Un patrimonio di fiducia prezioso.
Risulta necessario un nuovo patto di cittadinanza che costruisca capitale sociale e capitale istituzionale.
Le proposte:
Affrontare il nodo dell'assetto organizzativo dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali anche rivisitando il federalismo introdotto con la riforma del Titolo V della Costituzione;
attuare l'art 118 ultimo comma della Costituzione, promuovendo il modello di sussidiarietà orizzontale;
introdurre nella legislazione nazionale concreti strumenti partecipativi;
riqualificare e moralizzare la spesa pubblica introducendo ineludibili criteri di trasparenza,;
approvare la legge per la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia;
sostenere il servizio civile nazionale, quale opportunità di formazione alla cittadinanza dei giovani.
1.2 Questione sociale
Occorre ridurre l'incertezza e l'insicurezza Si dovrebbero rafforzare ed innovare le politiche di welfare che all'opposto si stanno destrutturando. Vi è una pericolosa sottovalutazione del problema sociale: crescono le fragilità (povertà vecchie e nuove, anziani, disabilità, etc.), cresce la domanda di servizi, ed al contempo le istituzioni locali faticano sempre più a far fronte ai bisogni essenziali di fasce sempre più ampie di cittadini. Così il Paese non regge, le tensioni crescono e rischiano di diventare esplosive.
Occorre quindi investire nel nostro sistema di welfare.
Le proposte:
1. riportare il Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS) e il Fondo Non Autosufficienza (FNA) ai livelli del 2008 nel primo Documento Economia e Finanza (DEF) portandoli nell'arco della legislatura al livello della spesa media europea fino a raggiungere lo 0,5% del PIL;
2. emanazione dei Livelli Essenziali Prestazioni Sociali (Leps) che porti poi alla determinazione dei Livelli Essenziali Assistenza Sociale (Liveas) entro l'arco della legislatura;
3. l'emanazione definitiva del Decreto Presidenza Consiglio dei Ministri (DPCM) sull'Isee (Indicatore Situazione Economica Equivalente);
4. emanazione dei Lea in materia sanitaria con esplicita previsione di forme innovative di integrazione socio-sanitaria come realizzato con il budget di salute;
5. superare la social card con un piano strutturale di azione universale contro la povertà assoluta;
6. promuovere il lavoro di cura e favorire la piena emersione, la qualificazione e integrazione sociale delle centinaia di migliaia di assistenti familiari (cd. "badanti");
7. introdurre un sistema di detrazioni più incisive per i costi sostenuti dalle famiglie nell'acquisto di beni e servizi connessi con le necessità familiari di cura ad elevata rilevanza sociale e educativa (non autosufficienza e infanzia);
8. adozione e monitoraggio dei Piani relativi a infanzia, famiglia, povertà e disabilità coordinandoli tra loro e recuperando la pianificazione nazionale di interventi sociali;
9. garantire la funzione rieducativa della pena, come previsto dalla Costituzione, attraverso il volontariato carcerario, la formazione e il lavoro per detenuti ed ex detenuti.
Coesione e sicurezza sociale sono precondizioni per qualsiasi sviluppo.
2. SVILUPPO
Occorre rimettere al centro la persona e le famiglie, l'educazione e l'economia reale, promuovendo l'economia civile.
Il nostro Paese deve avere un forte ancoramento europeista, proponendosi come parte attiva della costruzione di un Europa non solo dei mercati e della finanza ma anche e soprattutto una Europa sociale dei cittadini, delle famiglie, dei diritti e dei doveri.
Inoltre, il Paese mostra segnali di una vera e propria regressione culturale che rischia di porre sempre più al centro esclusivamente modelli individualistici competitivi a danno di altri, come ad esempio la cooperazione e la solidarietà, indebolendo in tal modo il senso di comunità sociale. Occorre un rafforzato sentimento del "noi".
Non basta parlare di crescita, occorre anche interrogarsi su quale sviluppo, cosa produrre e per chi. Prendere atto del fallimento di un modello economico basato sul consumo irresponsabile delle risorse naturali che sta mettendo a repentaglio il futuro del pianeta. Capire che crisi economica ed ambientale sono tutt'uno, e che un'economia compatibile coi limiti del pianeta richiede il cambiamento degli attuali modelli di consumo e dell'apparato produttivo. Si può uscire dalla crisi con una riconversione ecologica dell'economia, produrre valore economico in modo sostenibile per la società e per l'ambiente, abbandonare la corsa dissennata al consumo di energia, puntare sul risparmio e sull'uso delle fonti rinnovabili.
Il nuovo modello economico basato su un'economia verde e rigenerativa deve costituire il fulcro dell'agenda del futuro Governo e Parlamento, valorizzando gli elementi di forza (parchi, biodiversità, patrimonio culturale, sistema della qualità), garantendo la sicurezza e l'efficienza dell'approvvigionamento energetico e favorendo l'internalizzazione dei costi ambientali La Green Economy già oggi rappresenta la migliore prospettiva di occupazione per il futuro.
Infine occorre anche che si rimettano in moto i consumi sociali, la produzione e l'occupazione anche nei campi dei servizi alla persona, famiglie, comunità.
Le proposte:
per uno sviluppo sostenibile con l'Europa e con l'interdipendenza
1. adottare una politica estera in grado di promuovere i diritti fondamentali al pari della libertà economica, per un Europa delle opportunità;
2. una nuova legge per la cooperazione internazionale che valorizzi il ruolo delle ONG (Organizzazioni Non Governative), del volontariato internazionale, delle organizzazioni di Terzo Settore e degli attori della cooperazione decentrata, destinando adeguate risorse;
3. promuovere il modello di sussidiarietà orizzontale e di impresa sociale italiano presso le istituzioni europee;
4. adottare strategie per l'inclusione sociale e l'uguaglianza delle opportunità per proseguire nell'utilizzo dei Fondi Strutturali, prevedendo meccanismi che orientino soprattutto il Mezzogiorno ad impiegare pienamente le risorse europee.
per uno sviluppo sostenibile fondato sull'educazione e sulla cultura
rilancio del valore del sistema pubblico di istruzione e di formazione come agenzia di inclusione e cambiamento culturale dei giovani;
rilancio del ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo - in specie la Sede Permanente di Confronto e il Segretariato Sociale Rai - come luogo di confronto con le formazioni sociali;
costruzione dell'Agenda Digitale Italiana affinché essa possa offrire una nuova opportunità di inclusione sociale e di sviluppo sostenibile;
promozione dell'educazione per gli adulti anche al fine di superare il digital divide e dei consumi culturali;
valorizzazione delle attività del tempo libero gestite dal non profit con particolare riferimento allo sport per tutti, al turismo sociale, alla cultura e allo spettacolo, come strumenti di inclusione sociale, promozione, crescita culturale dell'individuo, promozione ed educazione alla salute e alla cittadinanza.
per uno sviluppo sostenibile ecologico
investire nella cultura, nel turismo, nel territorio, nell'ambiente e nella green economy quali fattori di sviluppo economico;
investire nella manutenzione e messa in sicurezza antisismica di scuole, ospedali, uffici, abitazioni private (es. ampliando le attuali detrazioni per le ristrutturazioni anche ad interventi di messa in sicurezza);
investire nella manutenzione del territorio mettendolo al riparo dal dissesto sismico idrogeologico, etc, anche mediante la promozione di una cittadinanza;
definire un piano energetico nazionale ed europeo che rispetti gli impegni del Protocollo di Kyoto responsabilizzando cittadini e istituzioni e attivando processi partecipativi nelle scelte decisionali;
fissare l'obiettivo 100% rinnovabili, definendo e attuando, parallelamente, un piano di transizione, con la progressiva chiusura delle centrali alimentate con i combustibili fossili, a partire da quelle a carbone (il più inquinante per il clima e la salute).
3. EQUITA'
I dati della Banca d'Italia segnalano che in questi ultimi 10 anni il 10% più ricco della popolazione (circa 6 milioni di persone) è arrivato a detenere circa il 46% della ricchezza del Paese (stimata in oltre 8.000 mld?) con un aumento di oltre il 3%. Significa che quasi 250 mld? sono passati dai più poveri ai più ricchi. Tutto questo in un Paese dove solo circa 380.000 i contribuenti (meno dell'1% del totale) che dichiarano oltre 100.000 ? l'anno.
Tale diseguale distribuzione della ricchezza, oltre che ingiusta, non fa che deprimere ancor più le possibilità di sviluppo del Paese, deprivando milioni di cittadini dalla capacità di spesa e di investimenti. E' necessaria una riforma fiscale che combatta l'evasione, riduca il prelievo fiscale sui ceti più deboli, favorisca gli investimenti e l'innovazione nelle imprese, riconoscendo la specificità delle organizzazioni del Terzo Settore, riequilibri il peso tra Irpef, consumi e patrimoni immobiliari e finanziari.
Le proposte:
rivedere la distribuzione della ricchezza agendo con la leva fiscale per spostare risorse da rendita (finanziaria) a investimenti;
ridurre il carico fiscale sulle famiglie e sulle fasce medio basse della popolazione;
rendere più efficace la lotta alla evasione e all'elusione fiscale;
semplificare e riqualificare l'azione della Pubblica Amministrazione affinché essa non sia un ostacolo e/o costo inefficiente per il cittadino, per le famiglie e per le imprese;
rivedere la collocazione delle spese in bilancio a partire da una forte riduzione delle spese militari ed dell'acquisto di armamenti.
4. LEGISLAZIONE PER IL TERZO SETTORE
Su tutti questi punti il Terzo Settore può dare un suo contributo ma occorre che sia adeguatamente riconosciuto e valorizzato.
Le proposte:
stabilizzazione del 5 per mille;
mantenere l'Iva per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle cooperative sociali al 4%;
rivedere l'imposizione IMU per gli enti non commerciali reintroducendo le forme agevolative preesistenti;
armonizzare le leggi nazionali e regionali sul Terzo Settore per rinsaldare il profilo partecipato nell'agire sociale, politico e economico;
istituire un organismo indipendente per il controllo e la promozione del Terzo Settore che riprenda il ruolo positivo esercitato dall'Agenzia Terzo Settore ormai soppressa;
tutelare l'identità e la natura dell'impresa sociale dalle tentazioni lucrative di orientamento "for profit", coinvolgendo il Terzo Settore nel percorso di verifica sull'efficacia della norma e della sua revisione;
aggiornare le previsioni del Libro I del Codice Civile sul Terzo Settore garantendo al massimo la libertà di associazione, la partecipazione e la trasparenza;
mettere fine al vergognoso fenomeno dei ritardi di pagamento da parte delle Pubblica Amministrazione;
rivedere e semplificare la legislazione premiale per il non profit.
Il mondo del Terzo Settore può essere una risorsa per un nuovo sviluppo sostenibile.
FORUM NAZIONALE DEL TERZO SETTORE
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