A Trento Lectio Magistralis di Partha Dasgupta, docente a Cambridge. Lo scienziato lancia una nuova misura contro gli attuali indicatori di sviluppo: "indice di sviluppo inclusivo" che prevede capitale materiale, umano e naturale. "Tale indicatore dovrebbe certamente considerare la ricchezza materiale della Nazione (infrastrutture, macchinari?), ma anche la ricchezza umana (salute, educazione?) e il capitale naturale (struttura degli ecosistemi, risorse naturali)".

Ha parlato il 14 febbraio, a Trento Sir Partha Dasgupta docente dell'Università di Cambridge (UK) delineando le risposte alle domande: si possono sostituire gli attuali indicatori di sviluppo (Pil e le sue varianti) con misure più complete della vera ricchezza e dei livelli di benessere delle nazioni? La crisi può essere un'opportunità per trasformare l'economia globale in senso inclusivo e ambientalmente sostenibile?

Come Dasgupta ha sostenuto in numerose pubblicazioni, andare oltre il prodotto interno lordo è possibile e socialmente necessario: uno dei punti fondamentali consiste nel passare, appunto, dal Pil al prodotto interno netto e in questo passaggio tenere conto di molti più fattori di quanto non si faccia normalmente.

Il professor Dasgupta propone di considerare "l'indice di sviluppo inclusivo", "come misura della ricchezza di un Paese" (National Wealth, dal titolo del suo articolo). Tale indicatore dovrebbe certamente considerare la ricchezza materiale della Nazione (infrastrutture, macchinari?), ma anche la ricchezza umana (salute, educazione?) e il capitale naturale (struttura degli ecosistemi, risorse naturali?). Alcuni di questi temi erano già stati affrontati dal professore nella sua partecipazione al Festival dell'Economia (Trento 2012).

"Nel sistema economico attuale, le cooperative sono le imprese che hanno prestato maggiore attenzione agli aspetti sociali e ambientali che vanno oltre il Pil, ma in questa cura mancava una vera e propria riflessione, una presa di coscienza, si potrebbe dire". Tale esplicitazione è resa possibile dall'indice di sviluppo inclusivo. Esso, inoltre, andrebbe considerato in evoluzione nel tempo, e non in un singolo istante. Rispetto alla crisi, ad esempio, per quanto essa sia lunga, l'indicatore dovrebbe essere confrontato non su un lasso di tempo di 5 anni (o più) ma su centinaia di anni per dare una misura reale dello sviluppo sociale.

Purtroppo, è opinione del professore di Cambridge che "la crisi non sia un'opportunità per migliorare lo stato delle cose. Quasi tutti, infatti, sono ancora più preoccupati del solito dall'andamento dei prodotti interni lordi, trascurando altri elementi ben più importanti, tra cui il tasso di occupazione, spesso insufficientemente considerato".

Il profilo

Partha Dasgupta è professore di economia e in pas­sato preside della Facoltà di economia e politica all'Università di Cambridge (Uk). Ha insegnato alla London School of Economics ed è stato diret­tore del programma in etica nelle società presso l'università di Stanford.

Dal 1998 al 2001 è stato presidente della Royal Economic Society e nel 1999 della European Economic Association. Nel 2002 è stato nominato cavaliere da sua maestà la regina Elisabetta II per il contributo all'economia. E' consulente scientifico del "Wealth Report Inclusive 2012" e presidente del comitato scientifico dell'Human Dimensions Programme on Global Enviromental Change (IHDP).

Nel marzo 2012 ha dato il suo contributo nella Conferenza Internazionale organizzata da Euricse,  International cooperative Alliance e Alleanza delle Cooperative Italiane "Promoting the understanding of co-operatives for a better world", dove è intervenuto sul tema del Capitale Sociale (qui una breve intervista http://www.youtube.com/watch?v=DOsIg4RMFwA&list=PL610C8E04F2030955).

Redazione
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