di Andrea Baranes
La proposta di Direttiva della Commissione europea accoglie le istanze delle reti della società civile su uno strumento utile a frenare la speculazione e che può generare un gettito di decine di miliardi di euro l'anno
La Commissione europea ha pubblicato ieri la propria proposta di Direttiva sulla tassa sulle transazioni finanziarie (TTF). Dopo l'avvio della procedura di cooperazione rafforzata, sostenuta da una dozzina di Paesi, il voto del Parlamento europeo e il via libera dato dall'Ecofin, si tratta di un altro passo verso l'introduzione di una misura fortemente voluta dalle reti della società civile come strumento per frenare la speculazione e per generare un gettito di decine di miliardi di euro l'anno. Ancora prima, parliamo di un segnale della volontà politica di chiudere il gigantesco casinò finanziario che ci ha trascinati nella crisi e di limitare gli impatti della finanza speculativa.
La proposta della Commissione rappresenta un notevole passo in avanti rispetto alla debole versione approvata in Italia con l'ultima legge di stabilità. Ricordiamo che il governo Monti ha introdotto nel nostro Paese una tassa sulle transazioni finanziarie. A vedere il bicchiere mezzo pieno è comunque un segnale positivo, ma nel merito la proposta italiana ha dei limiti evidenti. Non viene tassata la stragrande maggioranza dei derivati, gli strumenti principe della speculazione finanziaria, non si applica alle singole transazioni ma unicamente ai saldi di fine giornata, rischiando così di essere inefficace sulle operazioni di breve durata, e via discorrendo.
La bozza di direttiva europea si applica invece a una base imponibile molto più ampia, e in particolare all'insieme dei derivati, garantendo così sia un freno alla speculazione sia un gettito maggiore. Ancora, viene prevista l'imposizione sia secondo il principio di residenza (nazionalità di chi effettua la transazione) sia secondo il principio di emissione (sede dell'emittente dei titoli oggetto di tassazione). Un modo per limitare le possibilità di elusione della TTF effettuando passaggi presso giurisdizioni che non dovessero applicarla. Le esenzioni sono poche e circoscritte, prevedendo in particolare l'applicazione della tassa anche ai fondi pensione, a differenza della proposta italiana. Una misura essenziale anche per la stabilizzazione degli stessi fondi pensione e per orientarli a orizzonti di lungo periodo, disincentivando investimenti a breve che spesso si rivelano nocivi in primo luogo per gli aderenti.
Nelle parole della Commissione, uno degli obiettivi centrali è da una parte fare si che le istituzioni finanziarie diano un contributo giusto e sostanziale per coprire i costi della recente crisi e dall'altra stabilire un principio di equità rispetto alla tassazione alla quale sono soggetti altri settori della società e del mondo produttivo. Si vuole inoltre disincentivare un modello finanziario che genera inefficienze e adottare una misura complementare ad altre attualmente in discussione per regolamentare la finanza.
In breve, una buona notizia dall'Europa, anche se il percorso è ancora lungo. Prima di tutto, come segnalato dalla stessa Commissione, la TTF è unicamente uno dei tasselli da introdurre il prima possibile per riportare la finanza a essere uno strumento al servizio dell'economia e della società, e non un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi. In questo senso, e anche per un'ottimale applicazione della stessa tassa, occorre migliorare la trasparenza sui mercati e su quello dei derivati in primo luogo, operare un deciso contrasto ai paradisi fiscali, separare le banche commerciali da quelle di investimento e via discorrendo. Come per la TTF, le difficoltà maggiori di queste e altre proposte non sono di natura tecnica, quanto nella volontà politica di attuarle.
In secondo luogo, il processo per l'adozione della TTF è ancora lungo. Occorre tenere alta l'attenzione e la pressione dell'opinione pubblica per evitare che le lobby finanziarie possano diluire e indebolire la proposta prima della sua introduzione, come è avvenuto diverse volte per altre direttive e normative europee. Dall'altra parte, è necessario che l'Italia sia protagonista di questo percorso, facendo sentire la propria voce in sede europea e adeguando il prima possibile la propria legge introducendo le migliorie oggi previste dal progetto della Commissione.