L'ong Shalom: "L'area è al centro degli interessi strategici del mondo. Intensificare la cooperazione per evitare che succeda come in Mali, Nigeria, Uganda o nella regione del Corno d'Africa".
Sandro Cappelletto
Fada ?N Gourma (Burkina Faso)
Il profumo della pizza si confonde con l'odore del legno, mentre si fa la coda per comprare un pezzo di "margherita", in questa città di cinquantamila abitanti, snodo di strade e commerci verso il Niger e il Togo.
"E' la terza pizzeria-panetteria che apriamo in Burkina", racconta Claudio Vanni, della Fondazione "Il cuore si scioglie", promossa dalla Unicoop di Firenze". "Sono imprese cooperative alle quali noi forniamo le risorse tecniche e la formazione professionale, ma che vengono gestite totalmente da lavoratori locali. Il bilancio è molto positivo, sia dal punto di vista economico, sia per quanto riguarda i valori di solidarietà che si trasmettono. Per noi è una prospettiva strategica".
Ma perchè proprio in Burkina, questo piccolo stato di 15 milioni di abitanti, che nella graduatoria della povertà redatta dalle Nazioni Unite figura da sempre agli ultimi posti e dove convivono sessantadue differenti etnie e tre religioni - animista, islamica, cristiana - tutte riconosciute da uno Stato che ribadisce la sua laicità? Perché, al convegno sulla cooperazione promosso lo scorso ottobre a Milano dal nostro Ministero, soltanto un presidente africano è stato invitato, Blaise Compaoré, militare di formazione e da ventisei anni ininterrotti alla guida della sua nazione? Perché, in ogni villaggio di questa Repubblica presidenziale spuntano cartelli che indicano la presenza di organismi internazionali di cooperazione e di iniziative per sviluppare l'agricoltura, scavare pozzi, costruire scuole e ospedali? Ed è nel nord del Burkina, nella regione dell'Oudalan ai confini con il Mali, che Unione Europea e Nazioni Unite hanno allestito i campi profughi per accogliere i 100.000 tuareg fuggiti dal Nord Mali conquistato dagli islamisti e dove ora è incorso, dopo l'intervento militare francese, una guerra che si annuncia non breve né indolore.
"In questo periodo, il Burkina Faso sembra essere al centro degli interessi strategici del mondo. E per questo è necessario fare ogni sforzo per intensificare i progetti di cooperazione. Se invece esplodono anche qui, come in Mali, Nigeria, Uganda, nella regione del Corno d'Africa, gli odi etnici e religiosi, tutta l'Africa Occidentale si infiammerà ", dice Monsignor Andrea Cristiani, fondatore del Movimento Shalom, che a Ouagadougou, capitale del Burkina, ha appena organizzato "L'Africa sviluppa l'Africa", il primo congresso pan-africano del Movimento, radunando delegazioni di diciassette nazioni. "Abbiamo voluto dare questo titolo al nostro incontro per ribadire che la logica dell'assistenza, della carità, deve essere sostituita dalla consapevolezza che in tutto il continente esistono risorse, intelligenze, volontà per uscire dalla miseria, rimanendo in pace. Vuole un esempio? Per la prima volta abbiamo chiesto a famiglie africane benestanti di adottare a distanza dei bambini africani. La risposta è stata molto incoraggiante".
"Lavoro e crescita sociale: quanto si realizza con il nostro progetto risponde ai principi fondanti del movimento cooperativo" , dice ancora Claudio Vanni. Alcuni dipendenti di Unicoop, tutti volontari, sono rimasti a lungo a Fada per seguire l'arrivo e l'installazione dei macchinari e curare la formazione di cinque giovani burkinabé che gestiranno la pizzeria. "Abbiamo appena inaugurato e siamo già in pareggio; ci sono tutte le premesse perché anche questa iniziativa abbia successo, come le due precedenti, che garantiscono ogni anno un utile di circa 20.000 euro, reinvestiti in altri progetti solidali". Accanto alla pizzeria, UniCoop ha costruito una scuola di falegnameria, che sarà sostenuta dai proventi dell'attività commerciale: in Burkina vive una antica tradizione di lavori di ebanisteria e il legno è ancora molto impiegato nell'edilizia. "La crescita economica globale rischia di cancellare dei valori forti. Siamo persuasi che la collaborazione con il mondo della solidarietà, anche cattolica, possa rappresentare un progetto concreto".
Al convegno "L'Africa sviluppa l'Africa", le parole più nette e più applaudite le ha pronunciate Joseph, trentenne, avvocato, rappresentante di Shalom in Angola: "Non voglio più sentir parlare della miseria dell'Africa. L'Africa ha tutto per essere un continente ricco. La miseria è provocata dagli uomini".