Roma - (Adnkronos/Ign) - Le aspettative di crescita del pil nell'area dell'euro per il 2013 e il 2014 riviste al ribasso di 0,3 e 0,2 punti percentuali, allo 0,0 e all'1,1%. Verso recupero graduale dell'attività economica, ma il mercato del lavoro continua a deteriorarsi.
Roma, 14 feb. - (Adnkronos/Ign) - Le aspettative di crescita del pil nell'area dell'euro per il 2013 e il 2014 sono state riviste al ribasso rispetto all'indagine precedente di 0,3 e 0,2 punti percentuali, rispettivamente, e si collocano rispettivamente allo 0,0 e all'1,1%. E' quanto emerge dai risultati della Survey of Professional Forecasters (Spf) per il primo trimestre del 2013, condotta tra il 16 e il 22 gennaio 2013 sulla base delle risposte di 56 previsori e contenuta nel bollettino della Bce. Le attese per il 2015, rileva l'Istituto di Francoforte, ''si situano all'1,6%. Le aspettative per il 2013 e il 2014 rientrano negli intervalli di valori riportati nelle proiezioni macroeconomiche generali formulate dagli esperti dell'Eurosistema nel dicembre 2012 e sono sostanzialmente simili a quelle contenute nelle previsioni di gennaio di Consensus Economics ed Euro Zone Barometer''.
Stando agli interpellati, il principale fattore all'origine della revisione al ribasso per il 2013 ''e' l'andamento dell'attivita' economica inferiore alle attese nel quarto trimestre del 2012. Si prevedono minori contributi dei consumi privati e collettivi alla crescita per l'anno in corso e il prossimo, a causa della persistente incertezza nell'area dell'euro e delle ulteriori misure di risanamento delle finanze pubbliche. Contributi positivi alla crescita continuano a venire dalla domanda estera. Nell'insieme, gli interpellati si aspettano che il pil in termini reali torni a un ritmo di espansione sostenuto a meta' del 2013''.
Per quanto riguarda le prospettive, la Bce segnala luci e ombre. L'attivita' economica nell'area dell'euro ''resta debole'' all'inizio dell'anno ma ''migliora il clima di fiducia nei mercati finanziari e gli indicatori basati sulle ultime indagini congiunturali confermano le precedenti evidenze di una stabilizzazione della fiducia di imprese e consumatori, ancorche' su livelli contenuti''. ''Nel prosieguo del 2013 l'economia dovrebbe iniziare a recuperare gradualmente''.
I rischi per le prospettive economiche dell'area dell'euro, rileva l'Istituto di Francoforte, ''continuano a essere orientati al ribasso. Sono connessi alla possibilita' di una domanda interna e di esportazioni piu' deboli delle attese, a una lenta attuazione delle riforme strutturali nell'area dell'euro, nonche' ai problemi geopolitici e agli squilibri presenti nei principali paesi industrializzati, entrambi elementi suscettibili di influire sugli andamenti dei mercati mondiali finanziari e delle materie prime. Questi fattori potrebbero ripercuotersi sul miglioramento in atto per il clima di fiducia e quindi ritardare la ripresa economica''.
La Bce lancia poi un vero e proprio allarme sul fronte della disoccupaizone. Il mercato del lavoro dell'area dell'euro ''ha continuato a deteriorarsi, mentre dalle piu' recenti indagini previsive emergono segnali di ulteriori dinamiche negative nel prossimo futuro. I lavoratori giovani e scarsamente qualificati sono stati particolarmente colpiti dalla crisi''.
Il tasso di disoccupazione, che e' andato aumentando sin dalla prima meta' del 2011, e' rimasto fermo all'11,7% tra novembre e dicembre, un valore superiore di 1,0 punti percentuali rispetto a quello registrato nel dicembre 2011.
Tuttavia, rileva la Bce, ''sembra emergere un rallentamento della disoccupazione, poiche' l'incremento del numero dei disoccupati e' diventato minore rispetto a quanto osservato nei primi mesi del 2012. Gli indicatori delle indagini segnalano ancora ulteriori perdite di posti di lavoro sia nell'industria sia nei servizi all'inizio del primo trimestre del 2013''. Inoltre, il tasso di disoccupazione atteso per il 2013 e il 2014 e' stato rivisto al rialzo nell'ultima Survey of Professional Forecasters.
Dall'inizio della crisi economica e finanziaria nel 2008 la situazione, rileva ancora la Bce, ''e' peggiorata significativamente nei mercati del lavoro dell'area dell'euro''. Dopo aver toccato un minimo storico del 7,2% nel febbraio di quell'anno, il tasso di disoccupazione per l'area dell'euro e' salito a un massimo storico dell'11,7% nel dicembre 2012. ''I lavoratori giovani e scarsamente qualificati sono stati colpiti duramente dalla crisi, sebbene tra i diversi paesi dell'area vi sia un considerevole grado di eterogeneita''', sottolinea l'istituto di Francoforte evidenziando la necessita' ''di ulteriori riforme strutturali e interventi sul fronte delle politiche per affrontare la situazione''.
Un aspetto fondamentale dell'aumento della disoccupazione totale dall'inizio della crisi ''e' il netto incremento della disoccupazione giovanile in molti paesi dell'area dell'euro. In Spagna e Grecia, il tasso di disoccupazione giovanile e' aumentato di oltre 30 punti percentuali tra il terzo trimestre del 2012 e il terzo trimestre del 2007, attestandosi al di sopra del 50%. Inoltre, il calo dell'occupazione giovanile ha interessato principalmente le posizioni lavorative a tempo pieno. In Germania, nei Paesi Bassi e in Austria la disoccupazione giovanile e' rimasta nettamente inferiore al 10%''.
Parte del motivo di questo aumento piu' che proporzionale della disoccupazione tra i lavoratori piu' giovani ''risiede nella maggiore vulnerabilita' al licenziamento di questi ultimi. Nel confronto con i lavoratori piu' anziani, piu' efficacemente protetti da contratti e normative, essi tendono non solo ad avere meno esperienza, ma anche ad essere occupati con maggior probabilita' in posizioni temporanee. Una rigida regolamentazione del mercato del lavoro che imponga salari minimi relativamente elevati, un'insufficiente differenziazione dei salari tra i diversi tipi di lavoratori e talvolta una protezione eccessivamente elevata per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato puo' altresi' aumentare le difficolta' di trovare lavoro per i giovani''. Per contro, l'occupazione dei lavoratori nella fascia di eta' compresa tra 55 e 64 anni, in particolare delle donne con posizioni a tempo parziale, ha continuato ad aumentare nella maggior parte dei paesi dell'area dell'euro dall'inizio della crisi.