Alloggi inadatti alla rigidità del clima invernale. E la burocrazia peggiora le cose.
Allarme di Medici senza frontiere: situazione esplosiva in Libano, assistenza medica cara, la gente rinuncia a curarsi.
Avevano lasciato il loro Paese per sfuggire agli scontri tra lealisti e ribelli e ai bombardamenti nelle città. Ma la loro condizione di rifugiati in Libano non è meno precaria e rischiosa. Anzi: se non fosse per i bombardamenti molti di loro non ci penserebbero due volte a tornare in Siria. Il doppio dramma degli esuli siriani è oggetto di un rapporto di Medici senza frontiere, «Misery beyond the war zone - life for Syrian refugees and displaced populations in Lebanon», che denuncia come molti dei 220 mila siriani che si sono rifugiati in Libano non riescono ad ottenere l'assistenza sanitaria necessaria e a vivere in condizioni dignitose. E a creare problemi non sono solo le difficoltà economiche e territoriali ma anche l'eccesso di burocrazia che prevede la registrazione obbligatoria presso l'Alto commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr) per avere accesso agli aiuti.
«LE CURE SIANO PRIORITA'» - «L'accesso ai servizi medici per le popolazioni più vulnerabili - spiega Bruno Jochum, direttore generale di Msf - deve diventare una priorità e deve essere messo in atto immediatamente, siano essi rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria o rimpatriati libanesi. Tutti i rifugiati devono avere assistenza fin dal momento del loro arrivo in Libano e devono avere la garanzia dell'accesso alle cure». Non solo: «Chiediamo alle autorità e alle agenzie di accelerare la creazione dei centri di accoglienza per i nuovi arrivati e di rendere subito disponibili rifugi comuni che siano adeguati alle condizioni climatiche invernali per affrontare il crescente afflusso di rifugiati».
EMERGENZA FREDDO - La situazione meteorologica, ovvero la rigidità dell'inverno, sta infatti rendendo la situazione ancora più precaria. Più del 50% delle persone interpellate da Msf sono alloggiate in strutture scadenti, come fattorie, garage o vecchie scuole. «Molti di questi alloggi - spiegano gli operatori dell'associazione - forniscono una protezione irrisoria se non addirittura nulla dagli agenti atmosferici. Le pessime condizioni di vita stanno contribuendo al deterioramento delle condizioni generali di salute».
«RINUNCIA ALLE CURE» - Nella maggior parte del Libano, la capacità di accogliere i rifugiati ha raggiunto il limite. Le famiglie arrivate da tempo non hanno più denaro per pagare cibo e alloggio e non hanno accesso all'assistenza medica di base. «Negli ultimi sei mesi - dicono a Msf - la situazione medica è progressivamente peggiorata. Più della metà degli intervistati non può permettersi le cure per le malattie croniche e quasi un terzo è stato costretto a sospendere le terapie perché troppo costose. Le vaccinazioni per i bambini, le ricette mediche, l'assistenza prenatale e ostetrica e le cure mediche di base sono spesso fuori portata».
IL RUOLO DI MSF - Medici senza frontiere fornisce assistenza umanitaria ai rifugiati siriani in Libano da novembre 2011. Nel 2012 ha effettuato oltre 23.000 visite mediche nella Valle di Bekaa e a Tripoli. Da novembre 2012, ha distribuito 25.580 kit di prima necessità ai rifugiati siriani sparsi in tutta la Valle di Bekaa. A metà gennaio 2013 ha iniziato a distribuire ai rifugiati voucher per il gasolio e ora 300 famiglie sono in grado di avere riscaldamento per due mesi. A oggi, Msf ha raddoppiato il suo personale da 50 a 112 persone e la risposta operativa è in aumento. In Siria, invece, Msf lavora in tre ospedali nel nord del Paese, in aree controllate dai gruppi armati dell'opposizione. Nonostante le continue richieste, l'associazione non ha ancora ricevuto l'autorizzazione da parte del governo siriano a entrare nelle aree controllate dal governo per fornirvi assistenza medica. Le équipe mediche forniscono cure d'emergenza, chirurgia e assistenza materno-infantile. Tra giugno 2012 e l'inizio di gennaio 2013, le équipe di Msf hanno effettuato più di 11.000 visite ed eseguito oltre 1.200 interventi chirurgici. L'organizzazione fornisce anche servizi medici e chirurgici ai rifugiati siriani, palestinesi e iracheni in Giordania, Libano e Iraq.
Redazione Online