"Devo essere stato molto cattivo. Mio padre è morto. Mio fratello è morto. Mia sorella è morta. Siamo rimasti soli io e la mamma. Cosa posso fare perchè lei non muoia? Conosci un modo per salvarla?" Questa è la domanda - crudele, ricorrente - che tanti bambini siriani fanno ai nostri operatori. Alloggiati in centri d'accoglienza o accampati in locali come garage, cantieri, scuole, aule comunali i bimbi siriani, al pari degli adulti, non riescono a comprendere questa loro nuova condizione di sfollati.
In Siria la stessa idea della guerra civile è completamente estranea alla maggior parte dei suoi abitanti: la Siria ha goduto di un lungo periodo di pace interna, al contrario dei paesi limitrofi. Non sorprende quindi che i bambini cerchino una ragione nelle loro marachelle per tutto il dolore che si è abbattuto sulla loro famiglia. Spesso gli operatori non sanno rispondere a domande di questo tipo e per questo Terre des Hommes ha pensato di avviare un programma di formazione per operatori e insegnanti, finalizzato a migliorare le loro capacità di assistenza ai bambini traumatizzati e aiutarli a superare lo shock.
Questo programma si affianca agli aiuti umanitari che l'organizzazione sta distribuendo da mesi in varie zone della Siria agli sfollati, il cui numero è stimato in almeno 4 milioni. Si tratta per lo più di famiglie composte da donne, bambini e anziani, che cercano di salvarsi spostandosi verso luoghi ancora non colpiti pesantemente dal conflitto, ma che per la maggior parte non hanno risorse economiche per mangiare e vestirsi adeguatamente. Grazie ai fondi di AGIRE, Unicef e OCHA Terre des Hommes ha distribuito biancheria interna, pigiami, tute invernali e pannolini per bambini, nonchè prodotti per l'igiene personale per bambini e donne a Damasco e nelle zone limitrofe. In varie cliniche della Mezzaluna Rossa abbiamo distribuito complessi multivitaminici per bambini malnutriti, che stanno diventando sempre più numerosi.
Il prossimo obiettivo è portare gli aiuti in altre zone del paese, sempre più difficili da raggiungere a causa dell'estendersi del conflitto. Nei campi profughi vogliamo poi realizzare delle aree protette in cui bambine e ragazze possano muoversi in sicurezza. Infatti la promiscuità di quei luoghi porta a frequenti episodi di violenza e abusi, che aggiungono altri traumi a quelli già purtroppo subiti a causa della guerra.