Il 1° dicembre, come ogni anno, si rinnova l'attenzione su scala mondiale al problema Hiv/Aids. L'istituzione più importante a livello internazionale nella lotta all'Aids, l'UNAIDS (Joint United Nations Programme on Hiv/Aids), dal 2004 ha adottato lo stesso slogan per celebrare questa data: "STOP AIDS. KEEP THE PROMISE" che durerà fino alla fine del 2010, anno in cui si dovrebbe "misurare" quanto è stato raggiunto in riferimento alla "Dichiarazione per l'Accesso Universale ai trattamenti nella risposta mondiale per la lotta contro l'Hiv/AIDS". Benché lo slogan sarà lo stesso da qui al 2010 ogni anno vi sarà una nuova parola chiave che indicherà il focus dell'anno. Per il 2007 la parola chiave è "ACCOUNTABILITY" Per la Giornata Mondiale di lotta all'AIDS il messaggio di quest'anno è indirizzato a tutti coloro che ancora non si stanno prendendo le loro responsabilità e che sono stati quindi individuati come i maggiori ostacoli alla lotta contro il virus. Si tratta ad esempio di quei governi che non applicano strategie efficaci contro la diffusione del virus per la tutela della cittadinanza, delle multinazionali farmaceutiche che non rendono accessibili i trattamenti e stanno conducendo una vera e propria guerra contro chi produce farmaci generici, dei leader religiosi che a fronte di una pandemia e di milioni di morti consigliano astinenza e fedeltà come unico strumento di prevenzione. Quest'anno anche UNAIDS ha puntato il dito verso questi soggetti "forti" ed infatti il tema di questa giornata mondiale, quest' anno mette in primo piano la "RESPONSABILITÀ" (Accountability), intendendo la responsabilità di chi può fare la differenza nella risposta contro la pandemia, non quella del singolo individuo. FERMIAMO L'AIDS. Manteniamo le promesse assumiamoci la responsabilità Dati del Centralino telefonico LILA Stiamo terminando l'elaborazione dei dai che ci sono pervenuti dai centralini delle sedi territoriali della LILA. I dati saranno disponibili in questa pagina a partire da giovedì 30 novembre. Campagne di comunicazione/prevenzione ministeriali L'impegno nella lotta all'Aids non può lasciare in secondo piano campagne di comunicazione efficaci volte a sensibilizzare la popolazione sulle modalità di contagio per contenere l'infezione. Fino a oggi contiamo però pochissime iniziative nazionali e soprattutto, poco incisive sul piano della modifica dei comportamenti perché ancora legate a posizioni oscurantiste che non permettono di fare informazione corretta e laica. Che vietano di parlare esplicitamente e in pubblicamente dell'importanza dell'uso del preservativo. In ottemperanza al "Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS", il Ministero dopo anni di assenza ha realizzato la VIII Campagna AIDS per l'anno 2006. A nostro giudizio il target di questa campagna di informazione ha avuto una connotazione troppo generalista e non ha dato messaggi chiari sull'uso del profilattico. Tra le parole chiave della campagna: amore, rispetto, test, testa, positivo, negativo, AIDS, non è casuale l'assenza della parola profilattico; ed è a nostro avviso una scelta inaccettabile per una campagna che ha tra i suoi obiettivi la comunicazione sulla prevenzione legata alla sessualità. Il profilattico femminile e maschile, assieme all'educazione sessuale e al controllo delle infezioni sessualmente trasmesse, è uno dei punti fondamentali delle campagne di informazione e prevenzione approvate dall'OMS in tutti i paesi del mondo ma, mentre la maggior parte degli stati europei confeziona progetti di comunicazione parlando esplicitamente del profilattico, l'Italia sta ancora a guardare, vincolata a scelte comunicative troppo influenzate dalla cultura confessionale. Inoltre, l'alto costo dei condom femminili e maschili è da sempre una barriera al loro utilizzo soprattutto da parte dei giovani e delle giovani. Test HIV/AIDS Centers for Disease Control and Prevention. Revised recommendations for HIV testing of adults, adolescents and pregnant women in health-care settings. MMWR 55 (RR-14): 1-18, 2006. Il documento in oggetto, pubblicato dal Centers for Disease Control and Prevention di Altanta - USA, ha lanciato un nuovo approccio rispetto alla volontarietà dell'effettuazione del test, ovvero ha ritenuto che il consenso informato non si debba più applicare. Su questo documento vogliamo rendere pubblico il nostro punto di vista: riteniamo l'accesso al test Hiv un importante strategia contro la pandemia ma, al contempo, riteniamo un diritto di ogni persona la possibilità di scegliere quando e come effettuare il test per conoscere il proprio stato sierologico rispetto all'Hiv. Non sono stati fatti adeguati sforzi per "normalizzare" l'infezione da Hiv/AIDS ed il risultato è che, dopo 25 anni, la nostra società non è ancora pronta per fare entrare il test Hiv nella normale routine di chek-up. Le problematiche rispetto all' esito positivo del test che includono vulnerabilità, stigma e discriminazione andrebbero esplorate e supportate a loro volta con programmi mirati a diminuire questi rischi. Riteniamo che un approfondito colloquio (counselling) prima e dopo il test sia uno strumento essenziale nella prevenzione rivolta a modificare i comportamenti ma ancora lontano da essere pratica quotidiana dei nostri servizi. Inoltre crediamo fondamentale per qualunque programma che abbia come obiettivo quello di aumentare il numero di persone che si sottopongono al test Hiv, avviare ulteriori programmi paralleli di prevenzione, cura e accesso ai servizi per tutte le persone che ne necessitano. Per questo crediamo che la opzione americana dell' "Opt-out" (option out) che ribalta la volontarietà del test non sia ancora agibile. Per la Lila il test Hiv deve rimanere volontario, includere il pre e post counselling, il consenso informato, la tutela della privacy e l'anonimato HIV/AIDS e popolazioni vulnerabili La Commissione Europea ha pubblicato il 15 dicembre 2005 il documento "Commission Communication on Combating HIV/AIDS in the EU and Neighbourhood Countries, 2006-2009" In questo documento gli obiettivi della lotta contro l'Hiv/AIDS in Europa e nei Paesi vicini riflettono gli impegni presi nella dichiarazione adottata nel corso della sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sull'HIV/AIDS del 2001 e nelle successive dichiarazioni di Dublino e di Vilnius. Nonostante la differente situazione epidemiologica tra i diversi paesi dell'Europa e dei Paesi vicini, le priorità di azione comune individuate riguardano soprattutto i consumatori di sostanze illegali, persone che si prostituiscono, persone detenute, migranti, uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM), giovani e donne. Situazione carcere Ancora un altro asse di fondamentale importanza per una presa in carico totale del problema Aids è la situazione delle persone sieropositive e con Aids detenute all'interno del carcere. Ancora oggi la legge 231/99 sull'incompatibilità tra Aids e carcere non viene rispettata, così molte persone ritenute incompatibili con la detenzione vengono recluse nei centri clinici all'interno dei penitenziari senza però ricevere adeguata assistenza. Allo stesso modo le persone sieropositive in terapia non trovano all'interno del luogo di detenzione l'accesso garantito ai farmaci antiretrovirali. Questa grave situazione si protrae da anni e poco si è fatto per garantire un adeguato stanziamento di fondi alla sanità penitenziaria, ma soprattutto non si è mai concluso l'iter legislativo (d.lgs 22/6799) che prevede il trasferimento delle funzioni sanitarie svolte dall'amministrazione carceraria al Servizio sanitario nazionale. Solo poche Regioni hanno avviato il percorso sperimentale in tale direzione mentre è invece necessario un impegno continuo e attento a livello nazionale. Già nel 2003 la Consulta Nazionale Aids aveva sollevato questo problema, accolto e fatto proprio da ben 65 parlamentari con un'interpellanza al Ministro della salute e al Ministro di giustizia sulle condizioni di vita e di salute delle persone sieropositive in carcere. Le risposte concrete da parte del governo non sono mai arrivate se non operando continui tagli ai fondi per la sanità carceraria in occasione di ogni nuova finanziaria. Riduzione del danno e consumo di sostanze In questi ultimi venti anni il consumo di sostanze è stato declinato prevalentemente con i paradigmi della patologia e della devianza. Se nei decenni passati le modalità di risposta sono state soprattutto di tipo sanitario, ultimamente è maggiormente condivisa una visione del problema non legata al riduzionismo biologico. Tale visione, centrata sulla soggettività del consumatore, cerca di coniugare i principi etici dell'autonomia e dell'autodeterminazione con l'ottica dell'alleanza terapeutica. Quindi, il tema dei diritti, nella dimensione della loro concreta esigibilità, è divenuto tema centrale nelle politiche di inclusione sociale e piena cittadinanza. Se è vero che la maggior parte delle infezioni avviene oggi attraverso il contagio sessuale - smontando finalmente il preconcetto di categorie a rischio - non si può però tralasciare la preoccupante situazione delle persone con problemi di dipendenza nel quadro della legislazione vigente: la cosiddetta stralcio Giovanardi non ancora cancellata dal nuovo Governo e su cui sono state apportate piccole modifiche. Il silenzio e l'inerzia del governo, rotto solamente dai due decreti legge della Ministro Livia Turco sulla semplificazione della cannabis terapeutica e sull'innalzamento dei quantitativi di cannabis detenibili ad uso personale, è un pericolo dal punto di vista epidemiologico oltre che essere un problema politico, culturale e sociale. I consumatori e le consumatrici di droghe sono una parte attiva e consistente della popolazione italiana e quindi contenere la diffusione dell'Hiv tra questo gruppo di persone, significa, indirettamente, contenerne la diffusione in tutta la popolazione. L'obiettivo è la tutela della salute pubblica e la via da seguire è quella attuata nel resto d'Europa, basata sul riscontro dell'evidenza scientifica. 1) Lotta al traffico, 2) prevenzione, 3) cura/riabilitazione, 4) riduzione del danno: la strategia dei quattro pilastri che l'Unione Europea propone e sperimenta da anni negli stati membri come unica strada percorribile, convalidata da centinaia di progetti, sperimentazioni, servizi e relazioni attivate in questi anni anche in Italia, deve ritornare ad essere la via maestra da seguire anche nel nostro Paese quando si parla di interventi con consumatori e consumatrici di sostanze psicotrope legali e non. È necessario capire che uniformare tabelle scientifiche su sostanze psicoattive estremamente diverse tra loro, gridare alla recrudescenza dei fenomeni di consumo/abuso, incolpare i giovani e le giovani di uccidersi volontariamente ma non rispondere con fatti concreti, se non quelli di richiudersi nel proibizionismo, è un'operazione ideologica, di poca lungimiranza politica e di nessuna efficacia sanitaria. In ultimo è bene non dimenticare che ci stiamo avvicinando ad una data fondamentale per la lotta alla droga a livello mondiale poiché il meeting della Commissione Onu sulle droghe narcotiche (Cnd), previsto a Vienna nel 2008, sarà la prossima occasione per valutare la strategia antidroga perseguita in tutto il mondo negli ultimi dieci anni ed è in quella occasione si decideranno le linee politiche globali per i futuri 10 anni. È un momento basilare per difendere le strategie di riduzione del danno e di prevenzione, le uniche che abbiano dato risultati nella lotta alla droga e nella prevenzione all'Hiv, rispetto alle linee proibizionistiche fallimentari degli USA. Noi vorremmo che il nostro Paese arrivasse pronto a quell'appuntamento convocando prima di allora la 4° Conferenza Nazionale sulle tossicodipendenze e concordando con gli operatori del settore le strategie da applicare nel prossimo futuro. Frontiere chiuse per le persone sieropositive Recentemente un indagine sulle norme di restrizioni e/o totale chiusura delle frontiere nei confronti delle persone sieropositive e con AIDS, ha rilevato che in 106 paesi sui 170 che sono stati coinvolti nell'indagine, esistono norme speciali contro le persone sieropositive. Circa 90 dei 106 paesi che applicano restrizioni sul soggiorno hanno attuato un controllo HIV obbligatorio. Questi dati confermano la gravità del problema. Nel 62% dei paesi sui quali si è riusciti a raccogliere informazioni, infatti, vigono norme d'ingresso che discriminano specificamente le persone sieropositive. Le norme d'ingresso si dividono solitamente in disposizioni speciali per visti turistici, disposizioni per soggiorni di breve durata (inferiori a un mese), per soggiorni a lungo termine (superiori a un mese), e per soggiorni a tempo indeterminato (per ottenere ad esempio permessi di studio o di lavoro ed in questo caso il problema è ancora più pesante per i lavoratori migranti o stagionali) e in alcuni casi per i cittadini che fanno ritorno nel proprio paese dall'estero. Le conseguenze di queste disposizioni speciali in materia d'ingresso interessano soprattutto coloro che soggiornano nel paese per periodi uguali o superiori ai 30 giorni allo scopo di richiedere il permesso di soggiorno permanente, un permesso di studio o di lavoro. In genere non riguardano chi desidera trattenersi nel paese per periodi più brevi, come turista. È la durata del soggiorno a determinare se è necessario o meno presentare il test HIV. Un test positivo ha conseguenze preoccupanti perché alla persona sieropositiva non viene concesso l'ingresso nel paese e in certi paesi viene espulsa se ha già oltrepassato la frontiera. I paesi che applicano l'espulsione degli stranieri risultati sieropositivi sono attualmente il Brunei, la Cina, Cuba, l'Iraq, la Corea del Nord e del Sud, il Kuwait, la Libia, la Malesia, Taiwan e la Thailandia. Soltanto l'India ha abrogato le precedenti restrizioni legislative. Attualmente sono 13 i paesi che non consentono l'ingresso delle persone sieropositive in nessuna circostanza neanche per turismo: l'Armenia, il Brunei, la Cina, l'Iraq, il Qatar, la Corea del Sud, la Libia, la Moldavia, l'Oman, la Federazione Russa, l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti d'America. Il 10 dicembre 2006 in occasione del 58° anniversario della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani Lila pubblicherà sul sito www.lila.it il documento "Restrizioni relative al viaggio e al soggiorno delle persone sieropositive - discriminazione legislativa e recenti sviluppi aggiornata a dicembre 2006"

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