Dopo gli avvertimenti dell'Unesco che, in assenza di azioni concrete, potrebbe inserire la barriera corallina tra i patrimoni "in pericolo", le autorità australiane hanno lanciato un piano di contromisure...
Le Nazioni Unite avevano già avvisato l'Australia, ponendo come limite il 1° febbraio per constatare se venissero fatti progressi nella protezione della Grande Barriera Corallina. In caso contrario questo Patrimonio dell'Umanità (dal 1991) sarebbe stato indicato come "in pericolo", abbassando lo status del livello di conservazione della più grande struttura vivente del Pianeta, oggi minacciata dai cambiamenti climatici e spogliata progressivamente dalla proliferazione delle stelle marine, che della barriera fanno preda.
Il governo australiano, attraverso le parole del ministro federale dell'ambiente Tony Burke pubblicate dal quotidiano britannico The Guardian, ha perciò promesso di fermare il trasporto di carbone e di limitare i percorsi di navigazione commerciale intensa che potrebbero causare danni alla Grande Barriera Corallina, rispondendo così all'avviso di un possibile declassamento di quello che, per il Paese, è una vera icona del proprio patrimonio ambientale. Una delle sette meraviglie naturali del mondo, coi suoi 2 mila chilometri di estensione, la Grande Barriera Corallina è l'habitat naturale di 400 tipi di coralli, 240 specie di uccelli e 1.500 specie di pesci. Ma soprattutto vale circa 6 miliardi di dollari l'anno per l'economia locale basata sul turismo.
Un recente studio ha però constatato che il ritmo di perdita di corallo della barriera è aumentato dal 2006 e, se la tendenza continuasse, i banchi di corallo si potrebbero dimezzare entro il 2022, soprattutto nelle aree centrali e meridionali della struttura. Il governo australiano ha già investito 200 milioni di dollari nel suo programma di salvataggio (Reef Rescue) ma ha annunciato che avrebbe dedicato altri 800 mila dollari per attivare una nuova imbarcazione dedicata a rimuovere le stelle marine, che si sono moltiplicate in pochi anni. Ma tra le minacce più pericolose per la Grande Barriera Corallina oggi c'è senz'altro l'industria carbonifera: l' Australia è un grande esportatore, soprattutto a partire dal Queensland, il maggior produttore del paese, e la barriera viene messa a rischio dalla crescita del numero dei trasporti che l'espansioni del settore sta determinando.
4 Febbraio 2013
Corrado Fontana @ fontana@valori.it