di Monica Ricci Sargentini
Diritti umani
Il giudizio è severo. "Gli insediamenti violano i diritti umani dei Palestinesi". I tre magistrati che per quattro mesi hanno condotto un'indagine "sull'influenza delle colonie ebraiche sulla vita nei Territori" hanno presentato ieri a Ginevra, in una conferenza stampa, il rapporto che gli era stato chiesto di redigere dal Consiglio per i diritti umani per l'Onu. In trentasette pagine di resoconto i commissari non solo condannano gli insediamenti costruiti in Cisgiordania e nelle zone di Gerusalemme Est ma invitano persino la comunità internazionale a prendere in considerazione sanzioni economiche e politiche. Un boicottaggio, insomma, e chiesto per la prima volta da un organismo dell'Onu. "Anche le aziende private che operano nei o con i territori - ha detto la presidente della commissione, il magistrato francese Christine Chanet devono vagliare il rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali". Chanet ha spiegato in una conferenza stampa a Ginevra che l'indagine ha portato alla conclusione che Israele deve fermare senza precondizioni "tutte le attività negli insediamenti" e avviare il ritiro dei 500.000 coloni.
Ma Israele non ci sta. Proprio la decisione di avviare l'indagine sulle colonie aveva portato lo Stato ebraico a interrompere ogni collaborazione con l'organismo dell'Onu e a non sottoporsi all'esame periodico sul rispetto dei diritti umani come avevamo scritto il 30 gennaio in questo post. Il Consiglio, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Yilmar Palmor in una nota, "si è tristemente distinto per il suo sistematico approccio fazioso e anti-israeliano, questo rapporto ne è purtroppo la conferma". Per Israele si tratta di iniziative "controproducenti e incresciose" che ostacoleranno gli sforzi per far ripartire il processo di pace. "L'unico modo di risolvere tutte le questioni aperte con i palestinesi, compresa la questione degli insediamenti, è negoziare senza pre-condizioni. Interventi come quello dell'Onu minano gli sforzi per trovare un accordo di pace", ha aggiunto Palmor. Lo scorso marzo il premier Benjamin Netanyahu aveva dichiarato che il Consiglio è ossessionato da Israele: "Finora ha adottato 91 decisioni: 39 di esse riguardavano noi, tre la Siria e una l'Iran".
Il governo israeliano si era infuriato dopo che la commissione, di cui oltre a Chanet fanno parte la pakistana Asma Jahangir e Unity Dow del Botswana, aveva chiesto di visitare gli insediamenti ebraici. E si era rifiutato di far entrare le tre donne nel suo territorio. Così le commissarie si erano dovute accontentare di sentire i 50 testimoni in Giordania.
Di segno opposto, ovviamente, il commento palestinese: per Hanan Ashrawi il rapporto è "chiaro e coraggioso" e afferma in modo «inequivocabile» che le costruzioni nelle colonie sono illegali. A suo avviso Israele ora potrà essere chiamata a rispondere anche in base allo statuto del Tribunale penale internazionale.
Nel rapporto si denuncia che dal 1967 i governi israeliani "hanno diretto apertamente, hanno partecipato e hanno mantenuto un pieno controllo sulla pianificazione, la costruzione, lo sviluppo, il consolidamento e la promozione degli insediamenti" in territorio palestinese. Gli insediamenti - ha spiegato la francese Christine Chanet da Ginevra - contravvengono alla Quarta Convezione di Ginevra che proibisce di trasferire la propria popolazione civile in aree occupate: "Un'infrazione che può venir considerata crimine di guerra e finisce sotto la giurisdizione della Corte penale internazionale". Secondo il rapporto dal 1967 ad oggi sono state realizzate 250 colonie per un totale di 520 mila abitanti: "Un'annessione strisciante che impedisce la nascita di uno Stato palestinese e mina il diritto all'autodeterminazione di un popolo".
I risultati dell'indagine saranno presentati il 18 marzo davanti ai 47 Paesi membri del Consiglio per i diritti umani dell'Onu.