Dossier del sindacato: le risorse sono passate da 923 a 70 milioni. Colpiti anche fondi per la famiglia e le politiche giovanili. Carla Cantone (Spi Cgil): "Siamo all'anno zero del welfare". I tagli riguardano anche gli enti locali, e soprattutto il mezzogiorno.

ROMA - Allarme risorse per le politiche sociali. A lanciarlo è un dossier dello Spi Cgil che calcola come, negli ultimi 5 anni, il fondo per le politiche sociali abbia subito un taglio del 75% passando da una dotazione originaria di 923,3 milioni di euro a 69,95 milioni.

Il Fondo, ricorda il sindacato, costituisce la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie. Sul 'saldo' pesantemente negativo ha influito il destino del Fondo per la non autosufficienza: la sua dotazione finanziaria che nel 2010 era di 400 milioni di euro, infatti, si legge ancora nell'indagine, è stato del tutto eliminato dal governo Berlusconi e non è stato rifinanziato dal governo Monti "nonostante le reiterate promesse in tal senso". Ulteriori decurtazioni sono state poi apportate al Fondo per le politiche della famiglia che è passato da 185,3 milioni a 31,99 milioni e a quello per le politiche giovanili, sceso dagli iniziali 94,1 milioni a 8,18 milioni.
"Ormai siamo davvero all'anno zero del welfare pubblico - commenta Carla Cantone, leader Spi Cgil - con un continuo taglio di risorse che sta privando dei servizi di assistenza le fasce più deboli del paese, che in questo modo sono state letteralmente abbandonate al proprio destino". Per la dirigente sindacale "è bene che la politica si affretti a intervenire", "il welfare deve essere messo al centro della campagna elettorale e del programma di governo di tutti i candidati". Invece, conclude, "nessuno finora ha detto ancora niente in merito e non vorremmo che si perdesse ancora una volta l'occasione per risolvere una questione che tocca da vicino i bisogni delle persone".

La situazione delle risorse per le politiche sociali non migliora a livello locale: nei Comuni italiani si è infatti registrata una diminuzione della spesa per i servizi sociali in senso stretto nel 2012 del 3,6%. Del 6,8% è stata invece la diminuzione di risorse stanziate per il welfare allargato (servizi sociali, istruzione, sport e tempo libero), con punte dell'11% rilevate in diverse zone del Mezzogiorno. Più contenuta è stata la riduzione a carico delle spese per l'amministrazione generale (auto-amministrazione, costi della politica), che si è attestata al 2,9%. Le entrate tributarie, sottolinea infine lo Spi, sempre nel 2012 sono però aumentate del 9,5%.

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