Diritto allo studio
Per l'iscrizione online alle elementari è necessario il codice fiscale: ma gli irregolari non ce l'hanno. Uno stratagemma, però, può fare uscire dall'impasse.
Un modulo online per iscrivere i propri figli alle scuole elementari: è l'ultima "rivoluzione digitale" progettata dal ministero dell'Istruzione, in attuazione di una norma prevista dalla "spending review" (legge 7 agosto 2012, n. 135).
Così, a partire dal prossimo anno scolastico, per iscrivere i propri bambini a scuola, i genitori dovranno utilizzare esclusivamente l'apposito modulo sul sito del Ministero. Ma basta dare una prima occhiata al modulo per accorgersi di un paio di inghippi: per registrarsi bisogna indicare gli estremi del documento identificativo (passaporto o carta di identità); e per procedere all'iscrizione si deve inserire il codice fiscale. Problema: i migranti irregolari non hanno un codice fiscale, e spesso nemmeno un passaporto. Così, la procedura sembrerebbe escluderli dall'accesso alla scuola.
Le polemiche
I primi ad accorgersi dell'inghippo sono quelli di Rete Studenti, che denunciano alla stampa il vero e proprio "colpo di mano" contro il diritto all'istruzione. «È inammissibile» dice al quotidiano La Repubblica Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi, «l'iscrizione deve essere possibile anche per i figli di immigrati privi di permesso di soggiorno, come ci spiega l'articolo 38 del Testo unico immigrazione; il Ministero deve provvedere a modificare i campi di iscrizione immediatamente». «Mai prima d'ora in questo paese» gli fa eco Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc-Cgil, «era stato messo in discussione il diritto di tutti ad andare a scuola».
La risposta del Ministero
Poche ore dopo, il Ministero sembra correre ai ripari. In un comunicato pubblicato sul suo sito, il dicastero precisa che non esisterebbe «nessun rischio per le iscrizioni dei figli di immigrati senza permesso di soggiorno, e quindi privi del codice fiscale».
«Contrariamente a quanto affermato dal segretario nazionale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo», dice piccato il Miur, «la procedura di iscrizione on line non incide in alcun modo, e in ogni caso non potrebbe farlo, sull'universalità del diritto all'istruzione. Proprio per garantire a tutti gli studenti il diritto-dovere di istruzione, si ribadisce che i genitori di questi studenti [cioè degli irregolari] devono recarsi presso le segreterie degli istituti scolastici che provvederanno ad acquisire le domande di iscrizione».
Insomma, stando a quanto dicono i tecnici di viale Trastevere, il genitore che non abbia il codice fiscale può andare direttamente alla scuola per effettuare l'iscrizione.
Problema risolto, dunque? Non proprio. Perché, stando alla testimonianza di molti direttori didattici, le scuole utilizzano gli stessi moduli online a disposizione dei cittadini. E dunque, quando il genitore si reca presso la scuola, la segreteria dovrà comunque inserire il codice fiscale. Che fare, dunque?
La scappatoia c'è?
Che si tratti del solito pasticcio all'italiana, non c'è alcun dubbio. Ma la via di uscita c'è, e la indica lo stesso Ministero. Facciamo un piccolo passo indietro e vediamo meglio.
Con il decreto legislativo n. 76 del 2005 era stata istituita l'"Anagrafe Nazionale Studenti", una sorta di gigantesco archivio online dei bambini iscritti nelle scuole dell'obbligo. Finora, erano le istituzioni scolastiche ad inserire i propri alunni nell'Anagrafe Nazionale, utilizzando il portale Sidi predisposto dagli uffici di viale Trastevere.
Ebbene, proprio l'utilizzo del portale Sidi aveva procurato numerosi problemi: le scuole avevano chiesto lumi al Ministero, e quest'ultimo aveva risposto fornendo chiarimenti e indicazioni puntuali. In una circolare del maggio 2011, in particolare, si spiegava che «un alunno può essere censito con un codice fiscale fittizio solo nel caso in cui si tratti di cittadino straniero in attesa di ottenere il codice fiscale italiano».
L'indicazione era chiara: la scuola si trova di fronte un genitore che non ha il codice fiscale? Basta inserirne uno falso e il gioco è fatto. I "puristi" si stupiscono, ma la faccenda è tutt'altro che inusuale: chi utilizza il modulo online per il rinnovo dei permessi di soggiorno sa che spesso è necessario inserire dati fittizi per andare avanti.
La soluzione, dunque, è a portata di mano: laddove non abbia il codice fiscale, il genitore ne inserirà uno calcolato online, ma non registrato all'Agenzia delle Entrate. In questo modo potrà comunque iscrivere il proprio bambino alla scuola. Se proprio volesse cautelarsi dall'accusa di aver inserito dati falsi, potrà sempre mandare una raccomandata alla scuola e spiegare che quel codice è stato inserito col solo scopo di iscrivere il proprio bambino.
? ma i problemi rimangono
Tutto risolto dunque? Niente affatto: perché questa procedura rischia comunque di escludere - di fatto se non di diritto - molti bambini dall'accesso alla scuola.
Non tutti i genitori, infatti, sanno che è possibile inserire un codice fittizio. Molti, di fronte al modulo, potrebbero scoraggiarsi e rinunciare. Altri potrebbero vedere in questa "schedatura online" il primo passo per l'identificazione e l'espulsione dei "clandestini". Già oggi, ad esempio, molti stranieri irregolari non vanno in ospedale per la paura - infondata, certo, ma alimentata dalle campagne allarmistiche di molta stampa - di essere consegnati alla polizia ed espulsi.
Così, forse senza volerlo esplicitamente, si è predisposto un sistema che potrebbe "filtrare" le iscrizioni, scoraggiando molti genitori. Un semplice modulo online potrebbe diventare un potente strumento di esclusione. Il diavolo, è proprio il caso di dirlo, si nasconde nei dettagli.
Sergio Bontempelli