SHOAH
L'elogio al nostro Paese del centro Simon Wiesenthal.
Dal nostro corrispondente ALESSANDRA FARKAS
Italia in prima linea nel perseguire i criminali nazisti, insieme a Germania e Stati Uniti. A elogiare il Bel Paese, alla vigilia del Giorno della Memoria del prossimo 27 gennaio, è il Centro Simon Wiesenthal, fondato dall'omonimo sopravvissuto alla Shoah scomparso nel 2005 dopo una vita spesa a raccogliere informazioni sui criminali nazisti e a stanarli per poterli sottoporre a processo. «Insieme a Germania e Stati Uniti, l'Italia è ai primi posti nella graduatoria dei paesi che con maggior successo hanno messo sotto inchiesta e processato crimini di guerra nazista nello scorso anno», recita il rapporto annuale dell'organizzazione che ha preso in esame un arco di tempo compreso tra primo aprile 2011 e il 31 marzo 2012. Grazie soprattutto all'Italia, nel corso dell'ultimo anno le condanne sono aumentate di ben cinque volte: da due a dieci. Nove di queste condanne sono avvenute, infatti, nel nostro paese e una, quella del boia del campo della morte di Sobibor Ivan Demjanjuk, in Germania.
CONDANNE TARDIVE - Ma in tutti i casi si tratta di condanne simboliche e purtroppo tardive. Ivan Demjanjuk è morto lo scorso marzo in una casa di cura per anziani e i tutti e nove i criminali condannati dalla giustizia italiana hanno ricevuto sentenze in contumacia. La lista include Fritz Jauss, Ernst August Arthur Pistor e Johann Robert Riss, condannati il 25 maggio 2011 dal tribunale militare di Roma per l'uccisione di 184 civili a Padule di Fucecchio, tra Firenze e Pistoia, nel 1944.
Gli altri sei sono Erich Koeppe, Alfred Luhmann, Helmut Odenwald, Ferdinand Osterhaus, Wilhelm Karl Stark, Hans Georg Karl Winkler, condannati il 6 luglio del 2011 da una corte militare di Verona per gli eccidi che nella primavera del 1944 insanguinarono l'Appennino tosco-emiliano, costando la vita ad oltre 400 persone.
NIENTE CARCERE - Ma nessuno di questi criminali - alcuni deceduti, gli altri tra gli 85 ai 93 anni - è finito in carcere in quanto le autorità tedesche non hanno mai concesso l'estradizione né permesso l'esecuzione della pena in loco. «Ciò non vuol dire che un giorno non riusciremo a vederli dietro le sbarre», spiega al Corriere.it il Dottor Efraim Zuroff, Direttore della sede di Gerusalemme del Simon Wiesenthal Center e autore del rapporto, «come è successo a Josef Scheungraber, che dopo essere stato processato in contumacia in Italia, fu condannato all'ergastolo in Germania nell'agosto 2009».
Il Centro Wiesenthal ha inoltre bocciato 11 delle 42 nazioni prese in esame, per assenza di incriminazioni o condanne. Tra queste Australia, Austria, Canada, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Ucraina. «Nel 2012 le inchieste per crimini di guerra nazisti sono state almeno 1.138 in 10 paesi», incalza Zuroff, «con il numero più alto in Germania (528), Polonia (458) e 74 negli Stati Uniti».
Alessandra Farkas