Ue

L'eurodeputato verde francese Yannick Jadot ha denunciato le continue pressioni dei grandi gruppi industriali, che si battono perché non venga congelato il prezzo dei diritti di emissione di biossido di carbonio.

L'eurodeputato verde francese Yannick Jadot ha denunciato ieri le pressioni che le lobby industriali esercitano continuamente nei confronti delle istituzioni dell'Unione europea. Pressioni che rischiano di far fallire la politica ambientale comunitaria.

Lo sfogo del parlamentare è arrivato dopo che la commissione Energia e Industria dell'organismo legislativo europeo ha rigettato una proposta della Commissione, che chiede di intervenire sul calendario delle offerte per il mercato delle cosiddette "quote di CO2". Si tratta di uno strumento adottato a partire dal 2003 dall'Ue, basato su un sistema (l'Emission Trading Scheme, ETS) con il quale si possono comprare e vendere permessi per le emissioni di biossido di carbonio (denominati EUA: EU Allowances). Il loro prezzo è definito dal mercato, sulla base dell'equilibrio tra domanda e offerta. E, oggi, risulta crollato a livelli tali da minacciare la tenuta stessa del sistema.

Il diritto ad emettere una tonnellata di CO2 costa infatti attualmente meno di 3 euro (contro i 16 euro di luglio 2011, e i quasi 30 euro dell'estate 2008). Il che rende sostanzialmente impossibile ottenere l'obiettivo fondamentale del sistema ETS, ovvero costringere le aziende europee ad abbattere le loro emissioni inquinanti, per evitare di dover pagare un conto salato.

Per questo ieri il Commissario europeo all'Ambiente, Connie Hedegaard, ha lanciato un appello agli Stati membri e all'europarlamento, chiedendo di votare a favore di un congelamento del prezzo delle quote. «Eppure - ha spiegato Jadot - devo constatare che i deputati di destra, ma anche un numero sempre maggiore di parlamentari di sinistra, faticano a resistere alle pressioni dei grandi gruppi industriali».

Il voto della commissione Energia e Industria, in ogni caso, non è vincolante: altre commissioni sono chiamate ad esprimersi prima di un voto definitivo in Aula, previsto tra marzo ed aprile. Secondo Jadot, tuttavia, si tratta di un segnale particolarmente negativo. Tanto più se si considera che la proposta è stata respinta con 32 voti contrari, 11 astenuti e solo 5 a favore.

25 Gennaio 2013

Andrea Barolini    @ barolini@valori.it

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