Pamela Schirru
In Iraq aumentano i casi di bambini nati con malformazioni e anomalie genetiche. Lo conferma un recente studio condotto da ricercatori iracheni e iraniani del dipartimento di ostetricia e ginecologia di Al Basrah, dal dipartimento di protesi dentaria di Isfahan e dalla facoltà di medicina di Tabriz, finanziato dalla School of Public Health del Michigan e divulgato online il 16 settembre 2012. La ricerca dal titolo "Metal Contamination and the Epidemic of Congenital Birth Defects in Iraqi Cities", apparsa sul Bulletin of Environmental Contamination and Toxicology, è considerata a tutti gli effetti una prova schiacciante all'ipotesi, sostenuta dai medici iracheni da circa un decennio, che ci sia un legame tra armi americane impiegate nel conflitto del 2003 e gli innumerevoli casi di malformazioni riscontrate su individui provenienti da determinate zone dell'Iraq.
La ricerca prende in esame i casi più gravi di anomalie neonatali riscontrate in alcune città irachene colpite da pesanti bombardamenti dell'artiglieria americana e inglese. Al centro dello studio due città devastate dal conflitto: Falluja (2004) e Bassora (2003). Qui si sono registrati i casi più eclatanti. A Falluja il livello di piombo nei neonati malformati è risultato cinque volte superiore rispetto ai bambini sani. A Bassora il livello di piombo riscontrato nel sangue, nei capelli, nei denti dei bambini malformati era tre volte superiore rispetto ai bambini che vivevano in zone non colpite dall'artiglieria dei marines.
I registri conservati presso il reparto maternità dell'ospedale di Al Basrah mostrano che il numero totale di nati con difetti alla nascita è raddoppiato in sei anni (2003-2009). I ricercatori concordano nel ritenere l'uranio impoverito uno dei fattori preponderanti nell'aumento di difetti alla nascita. Su un campione di 56 famiglie residenti nella zona martoriata di Falluja (Iraq del nord) è risultato che più della metà dei bambini sono nati con anomalie al cervello, al cuore e agli arti.
Prima della guerra i neonati malformati sfioravano a malapena il 10%. Allo stesso modo, il 45% delle gravidanze analizzate nel lungo lasso di tempo (2005-2009) sono terminate con aborti spontanei. Le possibilità di nascere affetti da anomalie, deficit cerebrali e disfunzioni degli arti è aumentata in queste zone di ben 17 volte in dieci anni. Il picco è stato raggiunto negli ultimi sette anni, con il 60% dei bambini nati malformati. La causa principale è l'elevata esposizione delle madri e dei bambini a metalli pesanti, come mercurio e piombo, contenuti nelle armi occidentali e abbandonate dopo la ritirata.
A dare un contributo notevole anche la presenza sul territorio di materiale nocivo ritrovato in alcune basi militari statunitensi. Risale al 2009 l'indagine condotta dal Times in cinque province irachene che ha portato alla scoperta di una grande quantità di rifiuti pericolosi scaricati in loco invece di essere riportati in America. "Sono circa 5000 le tonnellate di rifiuti pericolosi - si legge nel rapporto del Pentagono - prodotte dagli americani in Iraq. Si tratta di una stima approssimativa, poiché gli scarti bellici si sono accumulati per sette anni".
L'esposizione prolungata a sostanze nocive, come mercurio e piombo presenti in grandi quantità nelle armi occidentali, ha provocato conseguenze drastiche. Neonati nati con tumori multipli, con problemi al sistema nervoso, al midollo spinale o deficit cerebrali. Nel 2009 sono iniziati a sorgere i primi dubbi tra la comunità scientifica locale, ma non vi erano ancora prove scientifiche in grado di spiegare le cause di queste malformazioni.
Un team composto da medici britannici e iracheni si è mobilitato e ha inviato un appello alle Nazioni Unite per far istituire una commissione indipendente incaricata di condurre indagini approfondite. Intanto, l'ospedale di Falluja ha cominciato ad inviare i primi risultati degli studi effettuati. Le analisi delineavano un evidente aumento di anomalie al sistema nervoso dei bambini nati in quel periodo. In sei anni i casi di bambini colpiti da malformazioni sono aumentati in maniera preoccupante. Numerosi anche i bambini di età inferiore ai due anni affetti da tumori cerebrali. Nel 2010 è stato pubblicato uno studio che ha mostrato un aumento del cancro infantile 12 volte superiore nei bambini di Falluja, rispetto ai bambini residenti in altre zone bonificate della regione.
Non si avevano però ancora tracce di un collegamento diretto con le armi impiegate dagli occidentali, e le cause di questi problemi venivano cercate altrove. Le più accreditate erano l'inquinamento atmosferico e l'uso di droghe durante la gravidanza e la malnutrizione.
A complicare lo sforzo di medici e specialisti ci si è messo anche il profondo scetticismo della comunità scientifica internazionale, più volte chiamata ad intervenire. Solo di recente (novembre 2012), l'Organizzazione mondiale della sanità ha elaborato un rapporto che confermava l'ipotesi iniziale. Una svolta parziale è avvenuta nel settembre 2011, con la pubblicazione di una serie di dati raccolti attraverso l'analisi dei campioni di capelli, di terreno contaminato e acqua. Dagli esami sono emerse presenze massicce di mercurio, uranio, bismuto e altre sostanze nocive.
Nello stesso periodo, un team medico composto dalla dott.ssa Samira Alani, pediatra specialista al Falluja General Hospital, e dal dott. Christopher Busby, uno scienziato britannico, ha osservato e registrato un'escalation di anomalie congenite che si sono moltiplicate con la scia di assedi in Iraq, dal 2003 in poi. "La maggior parte di questi bambini a Falluja muoiono entro i 20/30 minuti dopo la nascita". Per non parlare dei soggetti affetti da tumori registrati soprattutto nella provincia di Babil, nel sud dell'Iraq, o per quelli esposti agli effetti del fosforo bianco, come denuncia l'organizzazione non governativa Human Right Watch.
Il dipartimento della difesa americano fino ad oggi ha declinato ogni responsabilità, limitandosi a riferire di non essere a conoscenza di eventuali rapporti ufficiali che confermino questo legame tra difetti congeniti e metalli contenuti nelle munizioni impiegate nel conflitto dalla coalizione. Ma i "figli dell'uranio impoverito" continuano a moltiplicarsi.