Bambini trascurati, figli contesi, adolescenti che nelle manifestazioni di aggressività esprimono un disagio... Nuovi problemi del nostro tempo che richiedono un ripensamento della solidarietà. Scomparsa la ruota dei conventi, venuto meno il fenomeno degli abbandoni, per tanti minori parcheggiati davanti alla televisione possono essere «a rischio affetti, principi, valori». La sottolineatura dell'ingegner Ernesto Fasani, presidente della Congrega della carità apostolica, s'inquadra nell'impegno a promuovere una rinnovata attenzione e una rete solidale «a favore dei minori, che sono il futuro della nostra società». Dagli anni Trenta del Cinquecento la Congrega vigila sulle situazioni di difficoltà nel contesto bresciano. L'incontro di riflessione proposto ieri in Università Cattolica prelude alla formazione di un sistema che coinvolga, oltre alle Fondazioni direttamente amministrate o collegate con questo ente benefico, anche altre collaborazioni. Lo sguardo è rivolto ai bambini e agli adolescenti e, necessariamente, al contesto in cui avviene la loro crescita, come precisava il titolo dell'incontro: «Famiglie, minori e solidarietà sociale: educare nella comunità locale». All'iniziativa ha contribuito il Centro studi pedagogici sulla vita matrimoniale e familiare dell'Università Cattolica, con approfondimenti in tema. Si parla di minori in difficoltà, quando si creano situazioni di disagio che possono preludere a processi di emarginazione. L'intervento nei loro confronti - ha rilevato il direttore del Centro Luigi Pati - in Italia ha oscillato tra assistenza e terapia. L'accento invece va posto sulla dimensione pedagogico-educativa. La casistica sta ad indicare una stretta correlazione tra il disagio e la carenza educativa: fondamentale è la figura dell'adulto che aiuta ad acquisire uno stile corretto di comportamento. In famiglia si acquisiscono i primi strumenti di relazione; un'errata rete di rapporti comporta una fragilità morale: il padre padrone trasmette un modello di coercizione e di violenza. Il disagio si previene proponendo valori. Il recupero richiede l'inserimento in una rete di relazioni che aiuti l'adolescente a riconsiderare i propri schemi di comportamento. La comunità è tenuta a farsi carico della relazione d'aiuto e la legislazione attribuisce, in tal senso, un nuovo ruolo agli enti locali. La prima svolta si è avuta con il dpr 616 del 1977, che decentra le responsabilità. La legge 285 del '97 favorisce i collegamenti tra enti diversi su progetti d'intervento. La 328 del 2000 rimarca il ruolo della famiglia. L'ente locale ha il compito di pianificare; la politica educativa del territorio chiama in causa le famiglie e la partecipazione dei cittadini, nella difesa dei valori comuni. Rispetto a un secolo fa, oggi si dedica una maggiore attenzione ai bisogni dei minori, ma il nostro tempo non li mette al riparo da rischi e situazioni problematiche. Nella società consumistica e competitiva, osserva il professor Domenico Simeone, a loro si chiede di crescere in fretta. Ancora esiste la povertà e l'immigrazione comporta difficoltà nuove; si riscontrano situazioni di trascuratezza, tensioni nelle famiglie che si dividono. Sono cambiati i modelli educativi, non è sempre agevole il processo di costruzione dell'identità personale. Abbiamo adolescenti più fragili, che però sono portatori di risorse e di competenza: per loro è importante trovare spazi d'espressione. Dalla famiglia normativa si è passati alla famiglia affettiva e i genitori, tenuti a ridisegnare il proprio ruolo, possono vivere una situazione di disorientamento. Il processo di crescita è condizionato dalla capacità della famiglia di sorreggere il cammino: la famiglia va sostenuta, perchè possa trovare in sè le forze necessarie. Il professor Simeone usa il termine «empowerment», per rimarcare l'importanza di sviluppare le potenzialità del nucleo familiare, di corresponsabilizzarlo stabilendo un rapporto di collaborazione. La solidarietà richiede capacità di ascolto e ha le sue radici in una «comunità che educa», con progettualità e fiducia. Elisabetta Nicoli
Il Giornale di Brescia, 12 dicembre 2004