L' Huffington Post

Di Giulia Belardelli

Ahmed ha 17 anni, è afgano e porta sul corpo le cicatrici lasciategli dai talebani. Per scappare da quell'orrore, ha viaggiato da solo via terra fino in Grecia. Poi, da Petrasso, è salpato alla volta dell'Italia, rimanendo nascosto sotto un camion per più di 18 ore. All'arrivo l'amara sorpresa: la polizia italiana lo ha subito rispedito indietro, senza fornirgli un interprete e soprattutto violando le norme internazionali a tutela dei minori. Anche al ritorno ha viaggiato da solo, chiuso in una cella nella sala macchine della nave, senza accesso ai servizi igienici.

Di storie come la sua, nel silenzio generale, ce ne sono migliaia. Storie di disperazione e povertà estrema che attraversano le acque dell'Adriatico, in quella che è una rotta d'immigrazione meno nota rispetto al Canale di Sicilia, ma non meno drammatica. A queste storie - e a tutte le mancanze delle istituzioni italiane in materia - è dedicato un rapporto di Human Rights Watch, intitolato, appunto, "Restituiti al mittente". L'esito del rapporto è impietoso: l'Italia non solo ignora costantemente le norme internazionali, ma è in molti casi responsabile di violazioni ai danni di coloro che, almeno sulla carta, dovrebbero godere di tutele speciali - vale a dire i minori.

"Il report di HRW - ci spiega Judith Sunderland, ricercatrice della Divisione per l'Europa e l'Asia centrale dell'organizzazione - si basa su interviste a 29 persone tra migranti e richiedenti asilo che sono stati rispediti in Grecia da parte di funzionari di frontiera italiani. Il nostro obiettivo era quello di documentare i viaggi e le procedure burocratiche a cui vengono sottoposte le migliaia di migranti e richiedenti asilo, tra cui minori stranieri non accompagnati come Ahmed, che ogni anno raggiungono l'Italia nascoste sui traghetti provenienti dalla Grecia".

Viaggiatori in cerca di speranza, meno "evidenti" di quelli che sbarcano dal Nord Africa, ma non per questo meno disperati. Lungo questa tratta si muovono migranti e richiedenti asilo provenienti soprattutto dall'Afghanistan e dalla Siria, ma anche dalla Somalia, dalla Tunisia, dal Bangladesh e così via. Per loro la Grecia è la porta d'accesso all'Europa, alla speranza di una vita migliore. Peccato che la Grecia, anche a causa della situazione disastrata della sua economia, sia forse il luogo meno adatto in cui arrivare.

"In Grecia - spiegano da HRW - la situazione per i migranti e i richiedenti asilo è terribile. Le autorità limitano fortemente il numero di persone che possono chiedere asilo e abbandonano i richiedenti per le strade senza cibo né riparo". Senza contare la violenza xenofoba, un fenomeno che in Grecia sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. E il rischio, anche per i minori, di passare mesi o anni nei centri di detenzione, in condizioni che l'organizzazione internazionale definisce "inumane e degradanti".

LE RESPONSABILITA' DELL'ITALIA. Per Mohammed, 20 anni, "la Grecia è l'inferno". Ma anche l'Italia, nel rispedire indietro migranti e richiedenti asilo come fossero pacchi postali, ha le sue belle responsabilità. Innanzitutto nei confronti dei minori non accompagnati. Nella maggior parte dei casi, infatti, i minori che arrivano nei porti italiani non hanno accesso a un tutore o a un consulente legale, come invece vorrebbe la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia. Ragazzini di 10-12 anni vengono rimessi sulle navi da cui sono arrivati in condizioni spesso disumane, senza neanche iniziare le procedure di accertamento dell'età richieste dalle norme internazionali. Stesso discorso a Bari come ad Ancona, a Brindisi come a Venezia.

In base al diritto internazionale - ci spiega ancora Judith Sunderland - l'Italia ha il dovere di verificare se chi esprime il timore di una persecuzione una volta respinto abbia davvero bisogno delle protezioni internazionali accordate ai rifugiati. Rispedire al mittente un adulto che chiede asilo senza nessuna verifica sul suo conto, insomma, è già una violazione del diritto internazionale. Se si parla di minori, la violazione è addirittura doppia.

IL CASO DEI MINORI. Se un ragazzo afferma di essere un minore, dovrebbe essergli accordato automaticamente il beneficio del dubbio. Bisognerebbe attivare tutte le procedure di controllo necessarie a stabilire l'età e il controllo del minore, mettergli a disposizione un interprete e un consulente legale, fare in modo che godano dei servizi offerte dalle ong competenti. Tenendo conto che, quando si parla di minorenni non accompagnati, c'è l'obbligo di garantire loro "i migliori interessi".

Inutile dire che, nella realtà, le cose vanno molto diversamente. "Le tutele per i migranti nei porti italiani dell'Adriatico sono inadeguate", denuncia il rapporto di HRW. I ricercatori, infatti, hanno verificato che "i funzionari italiani non effettuano screening adeguati per i bambini né valutazioni adeguate della loro età, né garantiscono ai richiedenti asilo la possibilità di presentare domanda di protezione internazionale". Inoltre, le ong all'interno dei porti non hanno accesso ai migranti in arrivo e non possono dunque assisterli per garantirne i diritti.

IL VIDEO DI HRW SULLE RICONSEGNE SOMMARIE DI BAMBINI E MINORENNI DALL'ITALIA ALLA GRECIA

(http://www.youtube.com/watch?v=kapV1goPbq0&feature=player_embedded)

IL VIAGGIO. La traversata dell'Adriatico avviene in circostanze pericolosissime. Adulti e bambini si nascondono sotto i camion o in vani frigorifero, rischiando la vita e la salute. Nel giugno del 2012 a bordo di un traghetto diretto ad Ancona sono stati morti due migranti e altri tre erano in coma: il viaggio li aveva stremati. La stessa sorte poteva toccare a Mohammed, un ragazzo afgano di 16 anni intervistato da HRW.

Faceva davvero freddo. La fame e la sete ci avevano portato in una situazione difficile. E il freddo! Stavamo per addormentarci perché eravamo stanchi, ma avevamo paura che se avessimo dormito avremmo potuto morire e per questo cercavamo di non dormire?.

NUMERI INCERTI. Definire quante persone si avventurano ogni giorno lungo questa tratta è praticamente impossibile. Così come nebuloso è il quadro delle riconsegne sommarie dall'Italia alla Grecia. Il governo italiano sostiene che tutti i ritorni dai porti dell'Adriatico verso la Grecia rientrino nell'ambito di un accordo bilaterale del 1999. Tanti ritorni, però, seguono procedure informali e sommarie. Qualcosa di molto simile a un respingimento alla frontiera. Si parla di migliaia di persone delle quali, in molti casi, si perdono le tracce. Tra cui molti, moltissimi minori.

IN CERCA DI RISPOSTE. Dopo aver ottenuto risposte incomplete e a tratti incoerenti da parte dei soggetti coinvolti, nei prossimi giorni Human Rights Watch presenterà il rapporto alla Commissione Diritti Umani del Senato, al Dipartimento per le libertà civili e per l'immigrazione del Ministero degli Interni e alla Polizia di Frontiera. "Speriamo di ottenere delle risposte concrete da parte delle istituzioni italiane", conclude Sunderland. L'HuffPost racconterà l'esito di questi incontri e ne seguirà lo sviluppo.

Non avevo mangiato da due giorni. Non appena il camion è arrivato in Italia avevo molta fame, sono uscito e ho fatto pochi passi e la polizia mi ha preso. Mi hanno interrogato, ho detto che avevo 15 anni. Hanno parlato con le autorità greche e mi hanno rispedito su una barca che tornava a Igoumenitsa.

Ali M., un ragazzo afgano non accompagnato che aveva 15 anni quando è stato rispedito dall'Italia alla Grecia, nel giugno dell'anno scorso.

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